La devozione col plexiglass, ossia le feste patronali a Trapani nell’anno zero

La devozione col plexiglass, ossia le feste patronali a Trapani nell’anno zero

Probabilmente stiamo provando vergogna per questi anni. Basti guardare il programma riguardante le “Celebrazioni in onore di sant’Alberto da Trapani  e della Madonna di Trapani” – con tante scuse per la cacofonia ma trattasi di testuale trascrizione -  per cominciare a comprendere.   Ma necessita prima metterci nei panni di un ricercatore, uno studioso qualsiasi appartenente a un futuro lontano che, ritrovandoselo tra le mani, avrebbe le sue difficoltà per individuarne l’anno.

Infatti, 2021 manca.

Manca pure alla “73a Stagione” dell’Ente Luglio Musicale. Tuttavia, lo studioso di prima, risalendo alla prima edizione e tenendo conto di qualche default, con scarsi margini d’errore potrebbe ugualmente dedurlo.

Bene, quanto detto in questa stucchevole apertura non vada per favore interpretato quale  atteggiamento sarcastico, semmai, se nelle brochure e nei manifesti manca quel che solitamente, normalmente va indicato, diventa antipatico convincersi che l’omissione sia stata una semplice svista. Altrimenti non resterebbe che la delusione.

Meglio credere a scelte ben precise, magari dettate dalla sensibilità dell’inconscio, proprio perché di questi anni siamo tutti stanchi e perciò meglio ignorarli.

Siamo infatti alla seconda estate di convivenza pandemica e, diciamolo pure: l’anno scorso è andata un tantino meglio. L’anno scorso albergava in ciascuno l’illusione dell’inciampo occasionale, la convinzione dell’eccezionalità e le possibilità di repliche parevano improbabili.

Parlare di brutti ricordi era previsto nel cartellone estivo di quest’anno, solo che la lungimiranza ragionata è argomento da sociologi, filosofi, da pensatori in genere. Arriva così la variante Delta e, attenzione, l’alfabeto greco è lungo.

Nonostante l’imponderabile però, va constatato con piacere talune iniziative comunque previste che contribuiranno a non far passare del tutto inosservati i giorni del Mezzagosto trapanese.

Il Comune di Trapani ha intanto spesato la luminaria. Un bel segnale e un segno (della festa).  

Al Santuario dell’Annunziata, la consueta quindicina procede. Ma col plexiglass. Inelegante e con scopi poco chiari. In tanti se ne saranno sicuramente accorti essendo collocato attorno agli angeli e dietro la Madonna.

Di primo acchito, una volta imboccata la solita retrostante scaletta, molti avranno provato l’illusione a poter giungere all’agognato contatto per così dire devozionale. Invece, ovviamente, non è così e sarebbe persino comico pensare di relegare la trovata fra le misure anticovid.

I fedeli infatti non toccano un’immagine ritenuta miracolosa bensì un plexiglass al quale andrebbero per forza escluse particolari capacità taumaturgiche. Qualcosa la toccano comunque.

Meglio allora l’anno passato, quando non si poteva salire e basta. Almeno fu un semplice confine, soluzione molto più logica e coerente con la contingenza.

Ora, se a pensar male non si fa peccato, la supposizione si sposterebbe dal concetto di confine (elemento in qualche modo, alla fine superabile) a quello di barriera con tutta la sua assoluta invalicabilità. Bisogna prestare molta attenzione alle sottigliezze. Per esempio, sia il programma nostrano, sia quello degli altri, se da un lato sembrano sforzarsi nel volere far intravedere il rispetto dei soliti iter tradizionali, dall’altro convivono con certe riplasmazioni aventi le caratteristiche di volersi proiettare nel permanente di un futuro che, diciamolo chiaramente, non sembra gradire le feste religiose. Meno ancora le processioni. O almeno non vuole le une e le altre così come le abbiamo conosciute e vissute fino al 2019.

La questione è di immensa portata. Per comprenderla nella sua complessità necessiterebbe avere la consapevolezza su quanto ormai non sia più possibile affrontare una problematica territoriale con la presunzione di ritenerla avulsa da un macrocosmo più che mai globale e relativista.

Di fatto ci scontriamo con un riassetto economico-culturale propenso a qualche nuova forma di religiosità. Non è escluso che il plexiglass ne faccia parte e che le tante persone di buona fede che attendono pazienti la fine della pandemia e il ritorno alla normalità non abbiano colto.

L’alibi del Covid gioca fortemente in favore del paventato cambiamento, aiuta a imboccare la svolta epocale che nessuno potrà contestare nel nome della salute. A Trapani come altrove, sia chiaro.

Basta quindi disabituare. Disabituare per abituare. Per uno, due, tre anni. Il processo è in corso.

Basta creare poi, eventualmente, qualche surrogato avulso dalle consolidate (o almeno si credeva lo fossero) tradizioni locali e il bersaglio sarà centrato. A quel punto non mancheranno senz’altro talune forma di resistenza, ma basterà gravare chi organizza di enormi responsabilità, imporre restrizioni, misure di sicurezza, ottemperanze burocratiche così asfissianti da far passare ‘u preo.

Quindi rassegniamoci. Chi aspetta fiducioso il ritorno delle feste di Mezzagosto (ma non solo di quelle) e in modo ancora più ingenuo pensa di rivederle uguali a com’erano, sebbene in tutta la loro decadenza, è solo un illuso.

Nel 2019 lamentammo a lungo, esattamente da questa testata, il ritorno di S. Alberto al Borgo nella stessa giornata del 7 agosto e no il 9; ricordate? Bene, oggi saremmo perfino pronti a sottoscrivere la pensata.

In conclusione: piuttosto che tramandare ai posteri il nome di questi anni afflitti da preoccupazioni e vergogna, meglio esorcizzarli. A pensarci meglio, l’impostazione del programma anno zero delle feste patronali va decisamente oltre il destino delle stesse feste. E’ un programma universale, già bello e confezionato per i prossimi anni, avulso com’è dal tempo. Ecco, è un concentrato di perspicacia e lungimiranza.