La rivoluzione energetica e l'esempio di Trapani
Una città possibile, una società ideale? Seguiamo il volo (pindarico) del nostro fenicottero impertinente
Ben ritrovati.
Stavo volando per andare ad incontrare degli amici a Palermo, quando scorgo una lunga coda di macchine nei pressi dell’uscita autostradale, proprio nei pressi della grande rotonda. Rallentai e persi quota tanto quanto basta per avvicinarmi, sfruttando le correnti ascensionali, che per noi sono come lo scivolo per i piccoli umani e ti fanno apprezzare quella inerzia piacevole che ti fa scivolare nel vento che accarezza delicatamente le ali e rinfresca il corpo.
Era l’alba e il sole iniziava a sorgere ad est. Lo scorgevo bene dall’alto ma a terra ancora non era arrivato. Scesi quel poco che mi serviva per vedere meglio e non disturbare. Vidi così le macchine ordinatamente in fila e piene di rifiuti, senza passeggeri e col solo autista. A quel punto decisi di interrompere il mio viaggio e di avvicinarmi ad una distanza ottimale.
Alla guida della macchina capofila scorsi un uomo sulla cinquantina brizzolato con le mèche nere, ingelatinato fino alle orecchie, in camicia bianca a maniche corte e canottiera a bande larghe, anch’essa bianca. Una macchina datata, una station-vagon, con il cruscotto attrezzato come un tavolino da camping, una tovaglia a quadri bianchi e rossi, una bottiglia d’acqua, il thermos del caffeè e una confezione di brioscine al cacao. Nell’abitacolo che restava libero, sparsi qua e là, diversi pacchetti di tabacco sfuso e cartine. Nel vano posteriore della macchina, una quantità immisurabile di bottiglie di plastica schiacciate erano raccolte in sacchi di plastica trasparente di grandi dimensioni. L’uomo mi seguì, attento, con la coda dell’occhio, per tutto il giro di perlustrazione che feci attorno alla macchina e appena fu vicino al suo finestrino, da cui uscivano i fumi delle sue sigarette fai-da-te, mi disse: “Chi minchia ci tali’?”
- "Scusa non volevo disturbare, sono John Flamingo".
- "Vero? Io mi chiamo Nunzio e si untinnivai ti denunzio, mi voi arrubbare?"
Feci un balzo all’indietro un po’ impaurito, era la prima volta che ricevevo una scortesia così irruenta, da quando conosco Trapani e i suoi cittadini.
Risposi d’istinto e quasi irritato: “Mi scusi, non volevo rubare nè l’ho mai fatto e soprattutto a lei, sono qui semplicemente perché incuriosito da quello che vedo".
E Nunzio: "Mi scusi pure Lei, quello che ho in macchina è prezioso, vale oro".
Nel frattempo si avvicinò un signore, vestito in tuta da lavoro e la fascia rifrangente arancione attorno al torace, che fece segno a Nunzio che poteva scorrere. Nunzio mi salutò, accese la macchina e si posizionò 50 metri più avanti, su una piattaforma di acciaio, sui cui lati vi erano degli schermi alfanumerici.
L’uomo con la fascia continuò: “Avanti, avanti si è liberato uno slot per lo scarico del materiale”.
Ecco che un’altra macchina in fila raggiunse un’altra piattaforma vicina a quelle di Nunzio.
Chiesi: “Scusi, dove stanno andando tutte queste macchine piene piene di rifiuti?" Rispose con naturalezza : “A scaricare la raccolta differenziata”.
Continuavo a non capire. Nel frattempo, un altro signore sorridente, guardandomi da un’altra macchina piena piena di alluminio, abbassò il finestrino della macchina e con l’accento dell’entroterra siciliano disse: “Oggi è una ricchezza a venire a Trapani” e sorrise.
Stavo scoppiando dalla curiosità e così mi incamminai seguendo la fila delle macchine. Seguivano un percorso ben prestabilito con indicazioni chiare. E su ogni slot il cartello indicava: ALLUMINIO 50, PLASTICA 60, RISULTA MATERIALE EDILE 70 e 80 (se presente Eternit), FERRO 40 , CARTONE 20 . MOBILI VECCHI 80, FRIGORIFICI 80, CUCINE 80. Accanto alla cifra era sottolineato cent/Kg.
Sempre più col dubbio, continuai a camminare e, dopo che passai sulle piattaforme d’acciaio, capì che erano delle grandi bilance su cui le macchine, col conducente e il materiale che trasportavano, stazionavano per il tempo necessario della pesa. Arrivai ad una galleria grande vicino alla montagna, mimetizzata da alberi grandiosi e aiuole ben disposte ai lati. Mi guardai intorno e tutto mi suggerì che era un imponente ingresso, affollato di gente operosa in silenzio.
Ad un certo punto uno di loro si avvicinò e mi disse: "Benvenuto. Posso esserle utile?"
"Sì" risposi “Dove siamo?”
L’addetto orgogliosamente rispose: “Le do’ il benvenuto a Trapani Pulita-Polmone della Sicilia. Il più grande progetto mai realizzato in Sicilia. La galleria che vede da’ accesso al termovalorizzatore che è già operativo. Ha da scaricare qualche bontà energetica?"
Risposi: "No, mi dispiace, sono qui per pura curiosità".
L’addetto: "Lei non contribuisce all’economia circolare e al progetto?"
Non seppi rispondere. Delle famose 4R ( Riduzione,Riutilizzo, Riciclo, Recupero), ne avevo sentito parlare che sono alla base della circolarità dell’economia in campo ecologico. A Trapani avevano aggiunto una G, di cui francamente non ne capivo il significato.
D’improvviso mi sentì chiamare: “John Amico mio puro tu ca’. Hai visto chi miracolo hanno fatto?”
Era un mio vicino di sedia al lido e d’estate passavamo la mattina in riva al mare chiacchierando del più e del meno. Sembrava che fossimo amici di una vita.
"Carmelo ciao: Di che miracolo parli?"
Carmelo: "Non lo sai? Oggi a Trapani, grazie a questo progetto hanno realizzato il sogno di tutti".
Io: "Perché?"
"Como perché? Manco tu mi pari John! I viristi i machine, i caitelli, le cifre?"
Io: "Sì"
Carmelo: "Ti spiego: una vota c’era munnizza unnigghieè e ittavano soccoegghie’, non c’era chiù angolo di trapani dunni ittalla. Allora appiro un coippo di genio. “Facemo u Termovalorizzatore?” E Tu sai benissimo chi a Trapani manco tempo di pensalli i cose che si realizzano subito. Ed ecco il termovalorizzatore. Manco a dirlo". Io: "Sì, vero è. Basta farsi un giro" E continuai a seguirlo.
Carmelo: "Caro John, quando le cose si vogliono veramente e tutti sognano la stessa cosa il miracolo è facilissimo da fare". E mentre parlava cambiò improvvisamente tono e lingua, forse sentiva la necessità di essere più chiaro a raccontare le cose. Per me poteva continuare benissimo in siciliano. Anzi.
Carmelo: “La raccolta differenziata dei rifiuti è stata affidata ai cittadini di Trapani e grazie a ciò ora sanno dove portarla e soprattutto ne traggono guadagno economico diretto".
Io: "Ne Traggono guadagno?"
Carmelo: "Sì, perché per ogni chilo di rifiuto viene dato loro un compenso in denaro. Hanno praticamente risolto con una fava quasi tutti i problemi, in primis il problema della disoccupazione, perché più ne porti e più guadagni, e quindi più persone si occupano; poi quello dello smaltimento dei rifiuti e non ultimo, quello dell’energia che si va ad aggiungere a quella prodotta dalla famosa giostra, che restando tra noi, so ha fatto il giro del mondo per la sua genialità. A questo punto, (ritornando a parlare in siciliano) a potemo puro vinnire l’energia cu tutti i picciuli, che poi venno spaittuti cu tutti chiddri chi poittano a munnizza. In Poche parole caro John, Non abbiamo più bisogno di nuddro e semo indipendenti d tutto e senza patrona chi ni levavano a vita".
"Se se", intervenne un signore anziano li vicino che ascoltava la conversazione, "e ora cu tutti chissi che venno a Trapani a ghittare a munnizza di tutti i Comuni e di tutti i province, amo abbire come aviti a fare".
Carmelo lo guardò e mi guardò imbarazzato. Alzò le spalle e non rispose. Ancora qualcuno era resistente alla rivoluzione ecologica, probabilmente non era stato informato bene sui benefici che l’energia circolare può portare nella nostra vita. Mi distrassi dalla conversazione, mi girai e guardai verso la cima del monte e vidi una nuvola abbracciare la vetta.
Carmelo, che aveva lasciato senza rimpianti la conversazione con il suo concittadino, con il sorriso sulle labbra mi disse: “John quella che tu stai vedendo è una nuvola artificiale di vapore acqueo. Là sopra c’è la canna fumaria mimetizzata dell’industria 4R+G, che scarica ossigeno caldo".
Capii che tutto il sistema dell’industria ecologica era all’interno del monte che, adeguatamente scavato, aveva accolto il termovalorizzatore e tutto quello che era necessario rispettando la montagna stessa e l’intero paesaggio, senza alterare la pace maestosa che dona a chi lo guarda.
Estasiato sospirai e mi sentii libero, una sensazione sublime che provo spesso, e da tempo ormai, a Trapani. "Vivendo in questo miracolo - pensai- nessuno ti potrà accusare, ne tanto meno i nostri figli, di lasciar loro un mondo invivibile e abitato da i soli rifiuti, prodotti dai padri". Mi ritornò in mente, una frase di un mio amico ecologista, conosciuto molti anni fa in uno dei miei viaggi.
Un’estate di molti anni fa aveva costituito una organizzazione ecologista, nata con l’intento ripulire le spiagge ogni fine estate. All’epoca non esistevano i lidi attrezzati, le spiagge erano libere. Non vi erano regole e neanche un barlume di senso ecologico. Vi lascio immaginare cosa si poteva trovare sulle spiagge. Meno male che oggi non è più cosi.
Un pomeriggio si ritrovò a festeggiare, come ogni anno del liceo, la fine della stagione delle vacanze e in quella occasione per ringraziare l’estate meravigliosa aveva avuto un idea. Convinse i suoi compagni a ripulire la spiaggia appena finita la festa, perché ciò avrebbe significato il loro grazie e il rispetto della natura che, offrendo loro un posto incantevole, tanto aveva donato ai loro incontri, alla loro speranza, all’amicizia, al loro divertimento e ai sentimenti appena nati.
La prima volta che lo fecero era il 23 settembre, giorno da cui prese ispirazione per dare il nome all’associazione. Aveva creato un rituale che adottarono come regola. Scrivere nella sabbia e per tutta la sua interezza, scavando con un grosso pezzo di legno, donato dal mare e conservato gelosamente (sembrava una grande matita perché una della sue estremità era bruciata), il motto dell’associazione: “Rispetta l’ambiente, l’ambiente sei tu”. E’ questa frase che ancora oggi mi porto nella mia memoria e non dimenticherò mai. Poi, appena finito di scrivere facevano un semplice e suggestivo movimento. Tutti i componenti del gruppo, dandosi la mano, si stringevano a cerchio, attorno alla scritta sulla sabbia e così, prima guardavano il centro e poi alzando lo sguardo il cielo sopra di loro urlavano: “GRAZIE, MADRE NATURA”.
Un messaggio lanciato verso l’alto con tutta la forza dei loro cuori nella speranza che, chi leggesse lassù, li aiutasse a realizzare il sogno di un mondo pulito.
Rientrai dal ricordo nostalgico e trovai Carmelo che guardandomi orgoglioso mi disse: “Meno male che a Trapani lo hanno capito. Ma ora, caro John, fammi tornare a lavorare, ci vediamo al solito lido, quest’estate".
Lo salutai e in quel mentre un colpo di clacson attirò la mia attenzione. Mi girai, era Nunzio. Si avvicinò con la station wagon che ora era vuota e mi disse: “Signor John ho appena scaricato, fatto la tara e incassato il denaro, ce lo andiamo a prendere un caffè?"
"Sì, risposi, volentieri".
Non avevo ancora presso il mio doppio caffè amaro. Ne avvertii la sua mancanza per tutta la mattina e ora più che mai ne avevo bisogno, dopo tutto quello che avevo visto e imparato.
Andammo in un bar, lì vicino. Chiaccherammo un po’ e alla fine mi disse: ”John ci possiamo dare del tu?"
Risposi: "Sì, Nunzio".
“Posso offrire io? Oggi me lo posso permettere. Ho guadagnato onestamente una bella cifra oggi e sinceramente appena finisco con te, vado a comprare i libri di scuola per i miei figli, perché debbono studiare. E’ l’unica cosa che mi interessa. Poi di corsa vado a fare un altro carico di materiale, da portare all’ industria, e poi mi ritiro”.
Mi diede un passaggio a casa. Arrivati lo ringraziai. Ci salutammo, con un grande sorriso amichevole.
Salito a casa, mentre facevo la doccia e l’acqua scorreva sul mio viso, pensai all’energia, all’onestà, al lavoro, alla dignità, allo studio, ai padri che non comprano macchine nuove (e Nunzio ne era l’esempio) per comprare i libri ai loro figli. E pensai alla mia Londra che sempre più si allontanava da me, come mia città ideale, ma rimaneva nel mio cuore solo solo perché vi ero nato.
Trapani è diventata la mia isola felice. E’ un isola felice. Devo chiamare, oggi stesso, i miei amici e li inviterò a trasferirsi a vivere qui. Tanto ormai con tutto quello che sanno di Trapani, non ci vorrà molto a convincerli. E poi, si troveranno bene.
Alla prossima
Il vostro John