La metamorfosi di Kafka

La rubrica a cura di Cristina Accardi

La metamorfosi di Kafka

In redazione abbiamo il piacere di affidare alla valente Cristina Accardi, trapanese che vive a Roma da tempo (per studi e, ormai, riteniamo anche per scelta a prescindere), la nuova rubrica dedicata a personaggi che potremmo benissimo definire "uomini e donne di cultura". La rubrica avrà cadenza mensile e, di volta in volta, Cristina racconterà - come una sorta di scheda ragionata - la vita e le opere del personaggio scelto. Oggi esordisce con Kafka, le piaceva iniziare in maniera difficile e la sua scelta ci ha convinti. Parola e scrittura a Cristina Accardi, dunque.
Il direttore

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Franz Kafka è uno degli scrittori più sorprendenti del XX secolo. Nato a Praga nel 1883 – in quel tempo provincia dell’Impero austro-ungarico e soltanto nel 1918 diventerà Repubblica cecoslovacca – nei Pressi della Città Vecchia, da una famiglia ebraica, origine che per molti critici porterà un conflitto interiore d’autore visibile anche nelle sue opere. In giovane età avrà l’occasione di addentrarsi tra le nicchie di letterati ed esponenti del modernismo e del realismo magico. Cerchie che senza dubbio saranno influenti nella sua formazione e di cui nelle sue opere si potrà ritrovare traccia.

La sua formazione fu di stampo giuridico, infatti, comincia nel 1907 a lavorare per la compagnia Assicurazioni Generali di Trieste, dove lavorò per quasi un anno. Un lavoro che non l’appagava molto, soprattutto poiché non gli permetteva di dedicarsi alla sua vocazione: la scrittura. Una passione che coltivava sin da studente, infatti, durante la sua carriera universitaria fondò il circolo studentesco Lese-und Redehalle der Deutschen Studenten, grazie al quale poteva organizzare eventi letterari, letture e altre attività di questo stampo. Nella sua attività letteraria inizialmente si dedicò alle lettere, principalmente indirizzate ai suoi affetti come gli amici o familiari, dalle quali, in quelle indirizzare al padre, emerge un rapporto conflittuale con il genitore.

La conflittualità con le sue origini ebraiche e con il padre non risultano essere gli unici tormenti che turbano la psiche dell’autore. Secondo l’amico Marx Bord, Kafka era tormentato dal desiderio sessuale. Con una cugina di Bord, Felice Bauer, Kafka ebbe una relazione struggente, dalla quale può essere individuata lo sfogo della vena creativa dell’autore, tanto che proprio in quel periodo comincia a dedicarsi ai suoi maggiori racconti come Il giudizio, America e La metamorfosi.

LE METAMORFOSI

Trama

Uno dei libri più famosi di Kafka è Le metamorfosi, pubblicato nel 1915 a Lipsia.

Il protagonista è George Samsa, un commesso pendolare, che una mattina si sveglia nelle vesti di uno scarafaggio. Inizialmente, egli crede che si tratti di un’immagine onirica derivante da un brutto incubo. Dopo una breve riflessione sull’infelicità della propria vita, guarda l’orologio e si accorge di essere in ritardo per prendere il treno che lo avrebbe diretto a lavoro. George, non abita da solo ma vive con la famiglia che è composta dal padre il Signor Samsa, dalla madre la Signora Samsa, dalla sorella minore Grete.

Quella mattina anche la madre si accorge che il figlio è in ritardo e preoccupata comincia a chiamarlo per accertarsi che non fosse successo nulla. George risponde subito all’invadente richiamo e cerca di tranquillizzare la madre assicurandole che, seppur in ritardo, sarebbe riuscito a prendere il treno delle sette.

La famiglia, vedendo che George, ritarda comincia a preoccuparsi e comincia seriamente a pensare che sia malato. Una preoccupazione così esagerata è sicuramente individuabile nel personaggio di George. Un classico uomo, composto e con una vita abbastanza monotona e programmata. La sua vita gira intorno al lavoro – dal quale non si è mai assentato neppure un giorno – con il quale riesce a mantenere la famiglia.

Nel frattempo George cerca di alzarsi dal letto, ma riscontra diverse difficoltà. Nel frattempo il suo capo irrompe in casa Samsa, per accettarsi dei validi motivi dell’assenza da parte di George. Il protagonista cerca in tutti i modi di tranquillizzare tutti, presi dall’agitazione di una situazione inusuale e fuori controllo che ha rotto con un corto circuito quello stato di agiatezza e certezza nel quale tutti avevano vissuto fino a quel momento.

Oltre alle difficoltà motorie, subentrano quelle comunicative: ormai George diventa incomprensibile per chiunque. Nel momento in cui si mostrerà sarà lì che la metafora e lo stereotipo della non accettazione del diverso troverà conferma. Fino a quando George rispecchiava e perseguiva i canoni consoni imposti dalla società, dalla cultura e dalla propria educazione, allora tutto risiedeva nella quiete monotona del felice e contenti. Nel momento in cui qualcosa rompe questa serenità, come il cambiamento repentino di George – nelle fattezze e nei comportamenti – allora subentrano i turbamenti dei personaggi che confluiscono nella non accettazione del diverso fino alla sua discriminazione, finendo per generare perfino violenza.

Un personaggio senza dubbio allegorico, quello di George Samsa, che vuole rappresentare un giovane borghese in conflitto con il senso del dovere, le aspettative della famiglia e della società. Tutti pesi dell’esistenza di un individuo al quale è stato disegnato fin dalla nascita il proprio futuro. Un futuro e un modo di essere nel quale il protagonista non si rispecchia. Questa inadeguatezza viene rappresentata dalla stessa metamorfosi, infatti, durante il racconto Gregor si muove con difficoltà nel suo spazio familiare, sia in relazione agli oggetti e gli spazi sia con i suoi affetti. La sorella – nonostante il legame forte – e la madre hanno paura di lui, tanto che George deve nascondersi da loro; mentre il padre provare ribrezzo nei suoi confronti e assume un atteggiamento completamente ostile. Il rifiuto e la non accettazione del cambiamento causa in George una chiusura: cerca di eliminare tutto ciò che gli ricorda il suo “essere umano”, come ad esempio i mobili della sua stanza, per poi finire in un completo stato di isolamento chiudendo qualsiasi relazioni interpersonali. Seppur il protagonista arriva ad un’accettazione di sé, tutto diventa vano a causa della società, ma soprattutto dei suoi affetti che non sono disposti ad accettare quel cambiamento. Da lì George cade nel tunnel della solitudine che culmina con il protagonista rappresentato all’interno di uno sgabuzzino isolato dal mondo, simbolo rappresentativo dell’unico spazio, se pur angusto, in cui lui può vivere.

La metamorfosi di Kafka