Che cos’è la filariosi?

Torna la nostra rubrica col nostro veterinario dottor Pietro Ingrande

Che cos’è la filariosi?

A cura del dottor Pietro ingrande

È una malattia sostenuta da un verme chiamato filaria per la sua forma sottile e allungata. Il parassita viene trasmesso dalle zanzare ed è molto diffuso nel centro nord Italia dove questa malattia è endemica. Negli ultimi tempi è segnalata anche al sud e nelle isole, coprendo quindi la quasi totalità della Nazione.

Le filarie sono dei nematodi (vermi cilindrici) non bursati e in Italia quelle presenti sono Dilofilaria Repens, Immitis e Dipetalonema. Le infestazioni da dilofilaria sono tipiche del cane, che è il principale reservoir, ma sono presenti anche in altri canidi e femidi, ed è trasmissibile accidentalmente anche all’uomo, costituendo una zoonosi, più specificatamente un’antropozoonosi a trasmissione indiretta, mediante vettore.

Esistono due tipi di filaritosi:

La folaritosi cardiopolmonare (dirofilaria immitis e dipetalonema), presente ormai a livello endemico nel cane e nel gatto, ma meno comune nell’uomo, in quanto l’ambiente umano non è adatto allo sviluppo delle larve fino allo stato adulto e l’ospite intermedio, ossia la zanzara, tende comunque a preferire, per il proprio pasto, il sangue di altri animali anziché dell’uomo;

La filariosi sottocutanea (dirofilaria repens), meno conosciuta e con meno problematiche nel cane e nel gatto, ma più comune, rispetto alla cardiopolmonare, nell’uomo, determinando lesioni nodulari di uno o due centimetri di diametro, nel punto di inoculazione.

La filaria adulta (macrofilaria) vive nella parte destra del cuore e nell’arteria polmonare degli animali colpiti e si riproduce dando vita a delle larve microscopiche, dette microfilarie, che restano in circuito nel sangue anche due anni.

Dirofilaria prende il nome dal latino dirus (cattivo) e filum (filo).

La dirofilaria immitis si localizza prevalentemente nelle arterie polmonari e ventricolo destro del cuore del cane, rendendosi responsabile della filariosi cardiopolmonare, mentre repens (dal latino improvviso) per lo più nei tessuti sottocutanei e fasce muscolari, dando la filariosi sottocutanea.

Gli artropodi che possono trasmettere la distrofilaria sono più di 60 specie di zanzare della famiglia dei culicidi, principalmente i generi culex onopheles e aedes albopictus (zanzare tigre), che non è coinvolta solo nella trasmissione nel cane ma anche nell’uomo. Quest’ultima specie di zanzara è facilmente identificabile perché si presenta con delle linee bianche sul corpo nero. Il genere più grande di zanzara è culex e inizialmente si pensava potesse essere l’unica a trasmettere dilofilaria, soprattutto la specie culex pipiens. Gli adulti di D. immitis si localizzano, quindi, nelle arterie polmonari e nel ventricolo destro del cuore, ma sono state descritte anche localizzazioni erratiche. Si trovano da un numero di 3 fino a 50, raramente anche 100. Gli adulti e le larve di D. repens, invece, si localizzano nel tessuto sottocutaneo e nelle fasce muscolari in numero esiguo di due o dieci. Sono liberi di muoversi nel sottocute per poter raggiungere i siti d’elezione che sono dorso, fianchi, arti o spazi intermuscolari.

Come si trasmette?

Quando una zanzara punge un cane infetto insieme al sangue aspira alcune microfilarie che in seguito può iniettare in un altro animale, tra cui anche un gatto, trasmettendogli la malattia.

La prepatenza (il tempo che intercorre dall’infestazione e lo sviluppo degli adulti che producono microfilarie) è lunga da 6 a 9 mesi per repens.

Quali sono i sintomi della filaria?

Nel cane i sintomi della filariosi sono riferibili all’insufficienza cardiaca, nel gatto, invece, riguardano principalmente i polmoni e si manifestano con difficoltà respiratoria e tosse (tanto che talvolta vengono scambiati per attacchi d’asma). Non mancano:

Scarso appetito

Stanchezza cronica

Ascite ed edema degli arti

Dispnea

Abbattimento

Facile affaticabilità

Embolia polmonare

Sindrome della vena cava

Un altro sintomo possibile, di cui ancora non si è capito il meccanismo, è il vomito cronico intermittente.

Inoltre, le microfilarie circolanti possono dare danni renali da glomerulonefrite da immunocomplessi. Spesso è fatale nel cane, ma ancora di più nel gatto, dove anche un solo parassita può causare grave sintomatologia e morte improvvisa.

Repens è meno patogeno, data la sua localizzazione, e spesso non viene diagnosticata, i soggetti infestati possono presentare lezioni eczematosi, ulcerazioni e noduli sottocutanei che contengono adulti e microfilarie.

Come si diagnostica?

Per la diagnostica ci si avvale principalmente di un test specifico condotto sul sangue. Gli esami radiografici ed ecografici aiutano a stabilire la gravità della condizione. La diagnosi può essere diretta mediante la ricerca delle microfilarie, o indiretta, mediante la ricerca di anticorpi.

È possibile la terapia per la filaria?

In medicina veterinaria abbiamo due approcci terapeutici e vengono effettuati soprattutto per D. immitis: terapia macrofilaricida e terapia microfilaricida.

La macrofilaricida prevede l’uso di due molecole: melarsomina e tiacetarsamide, ma presenta scarsa efficacia e alta tossicità, per cui ha scarso impiego in quanto il rischio è alto, data la localizzazione a livello cardiaco, il tromboembolismo secondario alla terapia può risultare anche fatale.

La microfilaricida prevede l’uso di lattoni macrociclici (ivermectina, moxidectina, selamectina e milbemicina) utilizzata sia per la filariosi cardiopolmonare che sottocutanea.

Come si fa la profilassi?

Previa un test diagnostico risultato negativo, la profilassi si effettua somministrando al cane, una volta al mese, un farmaco che uccide le microfilarie introdotte negli ultimi 30 giorni, prima cioè che si stabiliscono nel cuore. Alcuni prodotti ad uso topico (da mettere sul pelo) riducono il numero di punture da zanzare, riducendo ulteriormente il rischio di infestazioni.

Nelle zone in cui la filaria è diffusa è consigliabile sottoporre anche i gatti alla prevenzione, proprio perché in questa specie la malattia è molto più grave e difficile da curare.