Da Trapani a Firenze: l'arte 'libera' di Giovanna Colomba
Una figlia della nostra terra che non scappa via
- Rubriche
- SOTTOCCHIO
- Rossana Campaniolo
- 2 anni fa 25 mag 2022 Tot.1597
“Trapani - Firenze, andata e ritorno” questo è il fil rouge personale ed artistico di Giovanna Colomba. Nasce a Trapani e dopo aver conseguito il diploma al liceo artistico si trasferisce in Toscana. A Firenze si laurea in scultura all’accademia di Belle Arti. Ed è proprio li, che Giovanna torna, più assiduamente nelle ultime settimane. Nella patria dei grandi artisti, dove impari che se fai arte e di quello vivi non sei una nullafacente, anzi. Li, dove si è immersi in una costante e presenza massiccia di eventi, mostre, manifestazioni ed occasioni che sono linfa per i propri interessi. Li, la città in cui scopri che l’arte non si baratta con la pubblicità. Li, come lei stessa ci ricorda, dove “lasciare qualcosa, come un’emozione che rimane immutata nel tempo e trascende la vita stessa. Questa è la magia dell’arte”. Vivida e seduttiva è la sua arte. Dotata di una spiccata attenzione per i dettagli. Votata all’estetica ed anticipatrice di tendenze.
A Trapani, il suo laboratorio d’arte “Leonardo Da Vinci” ti invoglia ad entrarci dentro. Quando varchi la soglia scopri una galleria, un posto nel mondo in cui si ha la sensazione che l’arte corre più veloce che altrove. Giovanna è una persona libera esattamente come dovrebbe esser tutto quello che ruota attorno all’arte. Lunedì scorso, a piazza della Signoria, si è esibita insieme al chitarrista Tadeusz Machalski. Una performance in grado di emozionare i presenti e non. Live sulle piattaforme digitali attraverso cui la bellezza è diventata virale.
Nella sua biografia, l’artista trapanese scrive che la pittura è una sua esigenza di vita, da cui non può stare lontano. Se vi trovate a passare da Corso Italia – Trapani, o da Via San Gallo – Firenze, lasciatevi stupire e contaminare, la sua arte aiuta a ricordare che andrà tutto bene. Qualunque cosa accade, andrà sempre tutto bene.
Noi, intanto, siamo grati a questa madre terra di aver “partorito” questa figlia capace e volitiva che non scappa via e che nonostante la consapevolezza dei limiti e potenzialità ancora inespresse della sua città natale, di cui noi concittadini abbiamo contezza, non smette di fare “andata e ritorno” nella sua dimensione autoctona.
Come non ce ne sono abbastanza.