Dall’elettricistA all’elettricistO

Quando la O rubò la scena alla A in nome delle pari opportunità

Dall’elettricistA all’elettricistO

Il primo vocabolario della lingua italiana fu realizzato e pubblicato nel lontanissimo 1612 dall’Accademia della Crusca di Firenze. Non so quante parole fossero scritte in quel vocabolario; sicuramente molte meno rispetto a quelle che si trovano nelle edizioni recenti dei moderni volumi. Ma soprattutto parole molto diverse, frutto di un’evoluzione costante della nostra lingua e della nostra società negli ultimi 400 anni. Ma, riflettendo bene, si tratta di una evoluzione o di involuzione conseguente a regressione sociale?

 Recentemente mi sono imbattuto sull’anglicismo “forwardare” che, su un famosissimo vocabolario on-line, viene definito come derivato improprio dall’inglese forward. Allora, se considerato di per sé improprio, mi viene da chiedere che utilità abbia inserirlo di diritto nella lingua italiana. 

Per non parlare di quanto possa essere considerato inquietante l’uso massiccio di scomodi termini giovanili, nati sui social o nell’uso comune della tv spazzatura, come l’impronunciabile “instagrammabile” oppure l’insignificante “unfolloware”. 

Ma non posso meravigliarmi affatto, considerate le battaglie socio-politiche per introdurre nel nostro linguaggio comune variazioni improprie quali LGBT, gender oppure Sindaca, Assessora oppure Ministra; in nome di battaglie per la conquista di pari opportunità, che in ben altri campi andrebbero combattute e vinte. E se domani qualcuno decidesse di battersi per imporre anche elettricisto oppure dentisto? E perché non “mammo”.

E se avesse ragione Orwell quando scrive che << il linguaggio politico è pensato per rendere vero il suono delle bugie e rispettabile un delitto, dando una parvenza di consistenza al puro vento >>? Del resto un linguaggio superfluo, confuso e privo di senso è utile solo a nascondere la verità.