L’acqua è vita, ma quando manca è “malavita”

L’acqua è vita, ma quando manca è “malavita”

L’acqua è vita, ma quando manca è “malavita”

No, non si tratta di uno slogan di Nunzio Nasi.
Chi ha formulato il refrain sovrastante è un politico più modesto, Giacomo Tranchida, la cui amministrazione, a mio avviso, fa acqua da tutte le parti tranne che nelle case degli assetati trapanesi.

E di “malavita”, in questi ultimi mesi, la cittadinanza ne ha subita parecchia viste le continue crisi idriche che iniziano a rasentare l’offesa personale nei confronti delle migliaia di cittadini che altro non chiedono che un diritto di primaria necessità. E la prospettiva diventa perfino più fosca se pensiamo all’incedere della stagione turistica e dell’enorme danno economico che si profila sulla testa delle strutture ricettive.

Su un affitto giornaliero di 50-60 euro a notte, il costo dell’esercito di autobotti avrebbe un impatto economico devastante.

E dove non bastasse il danno economico, andrebbe aggiunto il danno di immagine con le deiezioni straniere impossibilitate a lasciare i water tra lo sgomento, lo stupore e la giustificatissima rabbia dei nostri turisti.

Che si tratti di diritti dei cittadini, ce lo ricordano quei pezzetti di carta ammonticchiati in tomi, con quella buffa numerazione sequenziale a cui i più dotti danno nome di codici legislativi.
Come ad esempio il nebuloso art. 340 del codice penale, che fa riferimento all’interruzione (DIRETTA) di un servizio di pubblica utilità con pene fino a un anno di reclusione per il reo, oppure dell’oscuro 2051 del codice civile il quale specifica che la responsabilità del danno, nella fattispecie l’interruzione idrica, delle cose in custodia (in questo caso la rete idrica), anche se cagionato da altri, ricade sul custode (il Comune).

Il 2022 è l'anno dei comitati per l’acqua?


Dunque, comunque la si giri, credo che i cittadini siano abbastanza stufi della “malavita”, qualsiasi accezione il Tranchida desse a quel virgolettato.

Stufi come lo erano nel 2013, quando con il comitato Acqua/24, un gruppo di pazzi arrivò fino alla Commissione Europea con una denuncia/esposto e riuscirono a far chiudere il vetusto e inutilizzabile dissalatore per farsi assegnare la fonte di Montescuro Ovest. Da quel momento, a parte sporadiche interruzioni, l’agroericino con esclusione di Trapani, risolse i propri problemi idrici.

O come quando, nel 2019, un altro gruppo di folli, riuscì a mantenere aperto un aeroporto ormai inserito nell’elenco nazionale dei beni in dismissione con attività di guerriglia civica pianificata, programmata e talmente chirurgica da impensierire ancora oggi alcuni politici nostrani.

Ecco, non vorrei che il 2022 debba essere ricordato come l’anno dei comitati per l’acqua.

Anche perché, sono abbastanza sicuro che a livello regionale qualche solerte Onorevole si potrebbe anche trovare per intestarsi la battaglia in quelle sedi; a livello nazionale qualche Senatore uscente, e quindi bisognoso di mostrarsi attivo sul territorio, sicuramente si intesterebbe qualche azione ispettiva sulla questione idrica trapanese.

E per i comitati e la raccolta di firme?
Suvvia, signori! Siamo all’appressarsi di ben 2 (due) elezioni comunali.
Di firme per la petizione pro-acqua (e contra-personam) se ne troverebbero a migliaia!

Oppure si vuole incaricare qualche associazione consumatori? Una di quelle che in passato è stata particolarmente attiva sui disservizi locali? Credo che anche quella si troverebbe facilmente.

Quindi la mia domanda, in conclusione a questo mio lungo commento è la seguente: che vogliamo fare?
Perché dalle tubature al momento fuoriesce acqua, ma a breve potrebbero iniziare a fuoriuscire liquami; una montagna talmente alta da arrivare fino alla Commissione Europea.

Si trovino i fondi, si contattino i tecnici ma, perdio, nel 2022 si risolva il problema della mancanza di acqua a Trapani, città d’Italia, nazione della civilissima Europa, una volta per tutte!