Distopie e onirismo

Distopie e onirismo

È delle città come dei sogni: tutto linimmaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura. Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure (…) .

Delle Città Invisibili, indubbiamente una delle opere più visionarie di Italo Calvino, questo è uno dei concetti che più degli altri mi si è impresso nella mente: una città prende forma dai desideri e dalle paure dei suoi abitanti. È come un organismo vivente, atteso che si possa definire la vita, e dunque cangiante alle pervicaci fiammate di un divenire il cui comburente è quel perenne dualismo causa/effetto; quel gioco del domino che regola l'intero universo. Ma sarà vero che la topologia urbana, così come un vaso sul tornio, viene plasmata alle volubili mani dei desideri cittadini?
Facciamo un paio di esempi pratici: è vero che con l'esordio del Trapani Calcio in serie B, nel 2013, la città volle e ottenne l'adeguamento permanente dello stadio ericino? Ed è vero che, nel 1849, i cittadini vollero, finanziarono e costruirono il Teatro Garibaldi?

La città sogna. E il distillato di questo onirismo gocciola placidamente sulla sua stessa morfologia; materiale o immateriale che sia.

E dunque arriviamo all'oggi; all'orgia post-culturale che sembra pervadere questa città smemorata. Al baccanale chiassoso in cui ciascuno riscopre cultura ad ogni palazzo, ad ogni tipicità enogastronomica, ad ogni ciottolo di storia antica pagato al prezzo di un presente affetto da distopia. E dunque, Trapani, sogna! Ma sogna calvinianamente. Sogna luoghi di aggregazione culturali. Sogna spazi espositivi permanenti. Sogna la valorizzazione del capitale umano culturale. Sogna uno sviluppo civico diffuso. Sogna una differenziazione dell'offerta artistica. Sogna, in definitiva, una città costruita attorno ai tuoi desideri. Ma stai attenta a cosa desideri, Trapani. Perché forse non vincerai la medaglia di città culturale 2021, ma imparando a sognare bene potresti riuscire a bordeggiare lontano dalle nebbie anestetizzanti che, troppo a lungo, ti hanno visto arenata.