Giovani e Belle

Gli stereotipi che pesano ancora sulle donne

Giovani e Belle

Sono rimasta colpita da un tragico episodio accaduto alcuni giorni fa  Una donna di 37 anni è morta dopo essersi sottoposta a tre interventi di chirurgia estetica, tutti nella stessa giornata. Probabilmente, nonostante godesse di ottima salute, il suo fisico non ha retto, o qualcosa, durante i tre interventi, non è andato come previsto. Non mi soffermo su considerazioni di carattere medico, di cui non sono assolutamente competente. Voglio invece analizzare le motivazioni che spingono una donna alla soglia dei quarant’anni a rischiare la vita per trasformare completamente il proprio aspetto. Al di là delle variabili individuali e di quelle relative al contesto di vita, ci sono delle costanti relative a standard estetici che ci vengono propinati ogni giorno su tutti i canali di comunicazione. Leggiamo quotidianamente post e articoli di giornale che esaltano le forme di attrici e conduttrici, attenzionando non tanto le qualità artistiche della donna in questione, ma quelle relative al suo aspetto. Constato che nel XXI secolo le donne sono ancora viste come belle o brutte, affascinanti o scialbe. Raramente viene pubblicato qualcosa sull’intelligenza, la professionalità o la cultura. L’ultimo commento che ho letto si riferisce a Luisa Ranieri, che ritengo personalmente una bravissima attrice.  L’articolo cominciava con: ”In rosso infiamma gli Oscar, scollatura a cuore e spacco vertiginoso”. E così tanti altri pezzi che inneggiano all’aspetto esteriore delle donne. In pratica il messaggio che viene veicolato è che non si può prescindere dall’avere un bell’aspetto. Non importa se sei brava, sei hai talento. Se non hai un aspetto rispondente a certi canoni estetici verrai sempre criticata per questo. Ricordo che due mesi fa, al Festival di Sanremo la bravissima Emma venne contestata da un giornalista per aver osato indossare una minigonna con delle “gambe importanti”.  E’ inaccettabile questa concentrazione assoluta sull’aspetto delle donne. La considero la reiterazione di un concetto risalente all’era preistorica relativo alla procreazione per la moltiplicazione della specie umana.  Come donna rivendico il diritto di essere brutta, di invecchiare e di vestirmi come mi pare. Molti di voi obietteranno che voler essere bella, anche ricorrendo alla chirurgia, sia una scelta personale, gratificante per sé. Ma mi chiedo quanto ci sia di personale e quanto di culturalmente indotto. Riflettiamoci. Se solo ci sganciassimo dal dover piacere a tutti i costi, saremmo molto più libere. Ciò che si afferma ormai da tempo sulla libertà personale di essere se stessi sembra valere solo per gli atteggiamenti, ma non per l’esteriorità. Una donna viene sempre giudicata per il suo aspetto molto più di un uomo. E oggi purtroppo ci si accanisce anche sull’invecchiamento. Diventa un reato contro la sensibilità estetica di chi guarda,il poter presentare le fisiologiche rughe regalate dal tempo. La società è davvero un coacervo di paradossi propinati come verità assolute.  Si considera contronatura un ‘ unione omosessuale, quando è contronatura avere cinquant’ anni e mostrarne trenta. Non si può progredire nell’emancipazione femminile finchè si rimane bloccati al confine della necessità della bellezza fisica. Abbiamo superato molti pregiudizi nei confronti delle donne legati all’istruzione e alla carriera. Oggi la sudditanza delle donne nei confronti degli uomini è più subdola e riguarda il dover piacere. Si fa passare per insoddisfazione personale ciò che è invece un senso di inadeguatezza a certi standard. Lasciamo le donne libere di piacersi, grasse, magre, alte e basse. Di piacersi così come sono. 

Josepha Billardello