San Vito Lo Capo: cos'è cambiato dopo il lockdown

San Vito Lo Capo: cos'è cambiato dopo il lockdown

Qualcosa è cambiato, è evidente. Il 25 maggio dello scorso anno, sarebbe stata  una qualunque sabato anche per San Vito Lo Capo; ma quest’anno, no! Qualcosa è cambiato. Si vede dal volto della gente che percorre via Savoia, la strada principale di San Vito. Si percepisce dalla discrezione con cui sembra che si muovano i passanti. Vicini ma lontani. Si vede, dalle file. File in tabaccheria, file nei bar, file nelle gelaterie... Si “apre sempre il cuore” a passeggiare tra le strade, sotto il sole, a sfoggiare la tintarella. Qualcosa è cambiato, dicevamo. Si vede dai guanti che indossano i gelatai, dalla metodica cura con cui i clienti si accingono ad igienizzare le mani in appositi container, che si trovano all’ingresso, prima di varcare la soglia delle attività. Il preludio dell’estate lo rievocano il clima, il mare che si presenta, in questi giorni, nelle sua “fisionomia migliore”, la gente in pantaloncini e maglietta, le “saracinesche incerte”, per metà sollevate, per metà no. Qualcosa è cambiato, si vede dai baci mancati e sostituiti da un “gomito a gomito”. “Come sarà l’estate quest’anno?”, ce lo chiediamo tutti… “Cosa ci prospetta?” Ci pensiamo, costeggiando il litorale. Ci sono ombrelloni privati, distanti l’uno dell’altro. C‘ è la gente in costume. Pochi bagnanti. Non c’è caos, piuttosto si percepisce una comune volontà di rispettarsi e tutelarsi a vicenda. Ci sono i commenti della gente, da trapani fino a San Vito, il leitmotiv è quasi sempre lo stesso: “Che fatica star in giro o lavorare con la mascherina. Manca l’aria!” Eppure l’aria adesso c’è. Si respira. Si boccheggia fuori di casa. 

Alla mascherina, in un modo o nell’altro, ci si abitua. 
Le file, si sopportano. Tanto, prima o poi, il nostro turno arriva… 
Resettare le abitudini, adesso è questo che va fatto. 
Evitare il rischio del confronto col passato. Non soccombere all’ora dei conteggi. Rassegnarsi all’idea che “questo” è un anno a sé, diverso e fuori dall’ordinario. Al di là dei commenti e delle lamentele, realistiche e poco fantasiose, c’è una volontà comune (lo dimostrano i baristi, i ristoratori, gli artigiani, i proprietari di negozi e botteghe) di ripartire insieme, per come si deve e per come si può.

Martina Palermo