Report della Polizia su femminicidi e altri reati contro le donne

Quarta edizione della campagna di prevenzione “Questo non è amore”

Report della Polizia su femminicidi e altri reati contro le donne

La Polizia traccia un primo bilancio, ad un anno dall’entrata in vigore del cosiddetto “Codice Rosso”, legge del 19 luglio 2019 che ha introdotto nuovi reati e ha perfezionato i meccanismi di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere. Lo fa con una pubblicazione realizzata dalla Direzione centrale della polizia criminale, in occasione della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, con l’obiettivo di fornire un’analisi specifica dei dati disponibili provenienti da tutte le forze di polizia.

Dal 9 agosto 2019 all’8 agosto 2020, sono stati registrati 1.741 casi, sfociati spesso in condotte violente contro le vittime, per violazioni del provvedimento di allontanamento dalla casa familiare (art. 282-bis cpp) o del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa (282-ter cpp) o della misura precautelare dell’allontanamento d’urgenza dalla casa familiare (ar. 384-bis cpp); tutte norme di nuova introduzione, che sono state violate soprattutto in Sicilia, nel Lazio ed in Piemonte.

Sono stati invece 11, nell’arco dell’ultimo anno, i reati di “costrizione o induzione al matrimonio” (art. 558-bis cp), altra figura introdotta dalla legge 69/2019 per contrastare il fenomeno dei cosiddetti matrimoni forzati e delle spose bambine. Il 36 per cento delle vittime è risultato minorenne.

Per il reato di “deformazioni dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso”, di nuova introduzione (art. 583-quinquies cp), risultano 56 casi denunciati: il 76 per cento hanno riguardato vittime di sesso maschile e gli autori sono al 92 per cento uomini; segno che tali fattispecie – viene spiegato in una nota diffusa dalla Questura di Trapani - si riferiscono ad ipotesi di reato prima inquadrate nel delitto di lesioni personali gravissime di cui all’art. 583, comma 2, n.4 (abrogato dalla l. 69/2019) e non riconducibili alle dinamiche uomo/donna.

Ultimo reato introdotto dalla legge 69/2019 è la “diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”, cosiddetto revenge porn (art. 612-ter cp). Dei 718 reati denunciati, l’81 per cento hanno riguardato vittime di sesso femminile (per l’83 per cento maggiorenni, italiane nell’89 per cento dei casi), episodi distribuiti nell’anno con un andamento altalenante e un picco di 86 casi nello scorse mese di maggio. In questo ambito, la regione che registra più denunce è la Lombardia, seguita da Sicilia e Campania. 

La pubblicazione prosegue con un’analisi dei cosiddetti “reati spia”, cioè tutti quelli che sono indicatori di violenza di genere, come lo stalking, i maltrattamenti in famiglia e le violenze sessuali).

Se il trend è in diminuzione per gli omicidi di donne nel 2019 (111 casi) rispetto al 2018 (141), in linea con la diminuzione generale degli omicidi, una controtendenza si registra nei primi nove mesi del 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso con un aumento del 7, 3 per cento (88 donne uccise nel 2020 a fronte di 82 del 2019). Stesso trend in aumento per le vittime in ambito familiare/affettivo che passano dal 68 a 77 (con un aumento del 13,2 per cento), uccise in prevalenza da partner o ex partner (e solo per il 28 per cento nel 2020 per mano di genitori o figli).

I moventi più frequenti dei femminicidi sono la lite e i motivi passionali. Sia nei primi nove mesi del 2020, sia nello stesso periodo del 2019, gli assassini hanno fatto uso in prevalenza di armi improprie, come un coltello o un utensile da lavoro (martello, cacciavite, ecc.), seguono l’uso di un’arma da fuoco, l’asfissia/soffocamento/strangolamento, le percosse e l’avvelenamento.

Tra le uccisioni volontarie di donne, la fascia di età più colpita nei primi 9 mesi del 2019 è quella tra i 31 e 44 anni, che è la stessa più frequente anche per gli autori. Nei primi nove mesi del 2020, invece, la fascia più colpita è quella delle donne over 65 che rappresentano il 30 per cento del totale delle vittime.

La parte dedicata ai femminicidi si conclude con un breve racconto delle storie riportate dalla cronaca nera di quest’anno, perché venga conservata memoria del dolore che le morti di queste donne (e spesso dei loro figli) provocano in tutta la comunità, oltre che all’interno delle famiglie.

La pubblicazione si chiude con l’anticipazione di una app, chiamata “Scudo”, in fase di ultima sperimentazione, di cui saranno dotate tutte le forze di polizia e che consentirà di possedere tutte le informazioni utili sui precedenti interventi effettuati presso il medesimo indirizzo (presenza di minori o di soggetti  con malattie psichiatriche o dipendenti da droghe o alcol, disponibilità di armi, lesioni personali subite in passato dalla vittima) e di calibrare così nel modo migliore l’operatività.

Resta intanto attiva la app “YouPol”, ideata per contrastare il bullismo e lo spaccio di sostanze stupefacenti nelle scuole, ma adesso estesa anche alle segnalazioni di violenza domestica; caratterizzata dalla possibilità di trasmettere in tempo reale messaggi ed immagini agli operatori della Polizia. Le segnalazioni sono automaticamente geo-referenziate, ma l’utente può modificare il luogo dove sono avvenuti i fatti. Inoltre, dall’app è possibile chiamare direttamente il 113 e, per chi non vuole registrarsi fornendo i propri dati, è prevista la possibilità di segnalare in forma anonima.

In occasione della Giornata contro la violenza sulla donne, la Polizia di Stato rilancia la campagna permanente di prevenzione “Questo non è amore”


La campagna, giunta alla quarta edizione, è finalizzata a fornire informazioni alle donne in situazione di rischio. In particolare, con l’ausilio di camper dedicati al progetto, il personale della Polizia negli anni ha incontrato migliaia di persone nelle piazze di italiane fornendo informazioni, aiuto, supporto operativo.

Quest’anno le restrizioni Covid non consentono la stessa diffusione capillare sul territorio – viene precisato nella nota della Questura – ma è stata ugualmente preparata la brochure del progetto e, per facilitare la diffusione in rete degli stessi messaggi di vicinanza della Polizia di Stato, è stato realizzato un video messaggio al quale ha preso parte anche il Capo della Polizia e Direttore Generale della Pubblica Sicurezza, Prefetto Franco Gabrielli.