Il bilancio negativo dei beni confiscati alla mafia

Il bilancio negativo dei beni confiscati alla mafia

E' un quadro preoccupante quello che emege nelle 190 pagine della relazione della commissione regionale antimafia sulla gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. "Una prassi stanca e poco felice" è definita dall'organo presieduto da Claudio Fava l'applicazione della legge Rognoni-La Torre che negli ultimi anni ha subito una battuta d'arresto. I numeri sono  severi. A non decollare è la fase di restituzione dei beni alla collettività "travolta dall’improvvisazione delle istituzioni e dalla farraginosità della burocrazia". Di questo bilancio la Sicilia è la sintesi più dolente. Nell'Isola si trova circa il 35 per cento dell'intero patrimonio gestito dall'Agenzia dei Beni Confiscati: 5.677 cespiti in gestione, di cui il 68 per cento già confiscato. Per quanto riguarda le aziende gestite dall'Ente, circa il 30 per cento si trova sul suolo siciliano. Ne risultano 780, delle quali solo 39 attive, mentre su 459 destinate solo 11 non sono in liquidazione. 
La situazione in provincia di Trapani
Nell'intera provincia sono 592 immobili confiscati. Di questi 43 sono mantenuti al patrimonio indisponibile dello Stato e ad assegnati ad amministrazioni statali per fini istituzionali. 549 sono stati assegnati al patrimonio indisponibile di enti territoriali ed in particolare 543 risultano assegnati ai Comuni, 34 alle Forze dell’ordine, 7 a varie amministrazioni statali, 6 alla Regione. 

Quali sono le percentuali di inutilizzo di questi beni?

Come spiegato dal prefetto di Trapani, Tommaso Ricciardi è consistente il numero di beni che restano inutilizzati. La criticità  - secondo il rappresentante del Governo - è riconducibile al fatto che spesso e volentieri questi beni necessitano di ingenti interventi di manutenzione o di adeguamento e questo comporta che la proposizione dei bandi vada deserta. Inoltre spesso i comuni non dispongono di adeguate risorse finanziarie da destinare al ripristino e alla valorizzazione di questi beni confiscati. Le parole di Ricciardi trovano conferma nel bilancio poco produttivo del "Consorzio trapanese per la legalità e lo sviluppo". Nato nel 2005, conta undici comuni aderenti (Castelvetrano, Alcamo, Castellammare del Golfo, Marsala, Campobello di Mazara, Mazara del Vallo, Calatafimi Segesta, Paceco, Salemi, Vita, Partanna) ed un solo bene assegnato, ovvero la sede del consorzio a Castelvetrano. Il resto dei beni, secondo l'ex direttore del consorzio Antonella Marascia, sono affidati ai comuni che non hanno ritenuto di conferire la gestione al consorzio. Tra questi spicca il comune di Castelvetrano che conta il maggior numero di beni confiscati in provincia. La fallimentare opera del Consorzio, secondo il Prefetto Ricciardi è da attribuire all’inattività sia da parte dei Comuni che da parte del Consorzio che al momento è di fatto un contenitore vuoto.