IL PD AD ALCAMO CONTRO LA AUTONOMIA DIFFERENZIATA
un no deciso al disegno di legge Calderoli
Partecipato ed oltremodo interessante incontro, ieri ad Alcamo, organizzato dal circolo PD locale presso la Cittadella dei giovani, dal titolo “Autonomia differenziata, se la conosci puoi fermarla, no alla proposta di legge Calderoli”.
Introdotto e moderato dal segretario comunale del Partito Democratico, Vito Lanzarone, l’incontro, dopo i saluti dell’onorevole Anthony Barbagallo, segretario regionale del PD, e della vicesindaca di Alcamo, Caterina Camarda, ha acceso i riflettori sul disegno di legge voluto dal Ministro Roberto Calderoli (Lega Nord), che mira a trasferire competenze specifiche (ed allo stato in parte esclusive) dello stato, in capo alle singole regioni, in seguito alla riforma (intervenuta nel 2021) del titolo quinto della Costituzione Italiana e nello specifico dell’art. 116 della stessa, anche a fronte delle iniziative intraprese nel 2017 dalle regioni (definite le tre sorelle) Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna.
Sono 23 in tutto le competenze oggetto di trasferimento, laddove richieste dalle singole Regioni, alcune delle quali concorrenti (ossia di esclusiva competenza dello Stato), tra le quali l’istruzione.
Gli interventi che si sono susseguiti hanno avuto quale focus, le criticità del disegno di legge del padre del “porcellum”, partendo dalla inadeguatezza dello statuto della Regione Siciliana, sottolineato dall’On. Safina. Quest’ultimo ha sottolineato che lo statuto regionale, che non sarebbe in grado di resistere alla autonomia differenziata, poiché ben lontano da articolati di altre regioni ben più lungimiranti in fase di scrittura; ad esempio la mancata previsione di fiscalità residuale, o l’attribuzione del gettito proveniente dalle accise, sulla estrazione di idrocarburi (dei quali la Sicilia è primo produttore nazionale) raccontano come i padri costituenti di una delle due isole maggiori non avessero una visione di prospettiva, che oggi peserebbe negativamente ai fini degli effetti prodotti dalla introduzione delle norme sulla autonomia differenziata.
E, se l’attuale governance dell’isola, ritiene l’autonomia differenziata una sfida che si può vincere, come sottolineato dal Presidente Schifani in occasione della festa per la autonomia Siciliana, altrettanto vero è che una mancata revisione dello statuto regionale (sulla quale una commissione ad hoc sarebbe già dovuta insediarsi), ed i presupposti sui quali il disegno di legge si basa, ossia i Livelli Essenziali di Prestazione e la spesa storica, giocano tutti a sfavore della possibilità della Sicilia di far fronte alla nuova legge, subendo inevitabilmente un arretramento nel soddisfacimento dei fabbisogni standard e nel mantenimento delle prestazioni alla cittadinanza.
Concetti questi ben descritti dall’onoreole Franco Piro, che con un excursus molto lucido ha fatto comprendere come la applicazione dei principi voluti dal disegno di legge, condurrebbe inevitabilmente a 20 micro-stati nello stato: basti pensare ad esempio alla istruzione, oggi ad esclusivo appannaggio dello stato centrale, che, se di competenza delle singole regioni, produrrebbe (in ipotesi) piani di studio, accesso alle scuole ed ai titoli differenziati, con il rischio di generare differenze tra regione e regione, ad esempio per l’accesso al mondo del lavoro (basti immaginare la regione X che inibisce l’accesso ai propri concorsi ad un potenziale lavoratore della regione Y sol perché il suo percorso di studi non è esattamente identico a quello degli studenti della regione X).
A chiosare l’intervento dell’onorevole Piro, il Segretario Provinciale del PD Domenico Venuti, che pur sottolineando la vocazione alle autonomie, propria del Dna del Partito Democratico, ha, da sindaco del Comune di Salemi che giornalmente si confronta con le esigenze dei territori, posto l’accento sulla qualità dei servizi alle famiglie, e su come gli stessi con l’avvento della autonomia differenziata subirebbero un impoverimento tale da generare una regressione senza precedenti.
Rilanciando l’esigenza di ampliare la portata della discussione sulle autonomie differenziate, Venuti ha concluso evidenziando la necessità per il Partito Democratico di portare sui territori la campagna contro il disegno di legge, spiegando quanto più possibile attraverso il confronto con i cittadini, il danno che la approvazione di una norma di questo tipo produrrebbe in capo all’intero tessuto sociale ed economico.
A concludere il professore Andrea Piraino, ordinario di Diritto costituzionale presso la Università di Palermo, che si è soffermato su un errore di fondo, che origina dai nostri padri costituenti: la distribuzione territoriale o meglio geopolitica delle regioni italiane, che di fatto poco rappresentano il territorio e le sue esigenze, e ancor meno sono in grado di produrre, perché se è vero che in una regione come l’Emilia Romagna e nello specifico nella provincia di Reggio Emilia, vivono 161.000 abitanti ed insistono oltre 90 strutture a beneficio dell’infanzia, in citta come Reggio Calabria (171.000 abitanti) di strutture pro infanzia ce ne sono soltanto 9, e attesa la finanziaria 2023 che di fatto blocca la spesa per investimenti nell’anno, se la spesa corrente a Reggio Emilia favorirebbe la autonomia differenziata a fronte di livelli essenziali di prestazione in linea con quelli richiesti per le strutture quali ad esempio gli asili nido, in Calabria, non solo i livelli di prestazione sono ben al di sotto di quelli previsti, ma, non possono essere implementati in virtù di un blocco della spesa corrente che inevitabilmente opera in danno di quella storica assunta a valore base per la applicazione della autonomia differenziata a totale penalizzazione dell’intero territorio calabrese.
A conclusione dell’incontro, il Segretario comunale del circolo PD di Alcamo, Vito Lanzarone, si è dichiarato soddisfatto per il risultato ottenuto, sia per la partecipazione (attenta ed interessata), sia per la qualità degli interventi dei relatori, tutti in grado di far arrivare alla platea le motivazioni giuridiche prima e pratiche poi di un netto respingimento della proposta di legge Calderoli. “Credo sia doveroso - ha concluso Lanzarone - da parte del nostro Circolo, informare i cittadini sulle nefaste prospettive che ci propina questo disegno di legge che va respinto in toto sia dal punto di vista normativo che da quello applicativo. Con queste motivazioni stiamo presentando una mozione d'indirizzo in Consiglio Comunale affinché il massimo consesso civico alcamese e il Sindaco presentino formale richiesta di respingimento di questa proposta di legge al presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei Ministri, ai Presidenti di Camera e Senato, ai gruppi parlamentari di Camera e Senato, al Presidente della Regione, al Presidente della Assemblea Regionale Siciliana.