Peppe Bologna: "Vi racconto il mio carcinoma squamoso maligno"

L'ex editore televisivo ha superato indenne il male del secolo e ne parla pubblicamente con il pensiero rivolto ai tanti giovani che non hanno avuto scampo

Peppe Bologna:

"Ed ora vi parlo di me".

Peppe Bologna non ha perso nè il suo sense of humour nè il suo dissacrante gusto per le "amare verità". 
L'ex editore di Telescirocco ed ex candidato Sindaco per Trapani contro Giacomo Tranchida ha una storia da raccontare. La sua. E stavolta, molto più di tutte le altre volte, è particolarmente serio. 
Della sua tribolazione avevo saputo nei mesi scorsi e, considerato che la faccia tosta non mi manca e che per Peppe Bologna (malgrado non abbia mai lavorato con lui o per lui) nutro simpatia, gli inviai un messaggio privato stuzzicandolo. Lui, com'era prevedibile, intuì che volevo sapere come stava e, in breve e senza giri ulteriori di parole, mi disse tutto.
Lo trovai, come al solito, sarcastico e apparentemente non spaventato. Pronto a tutto. "L'erva tinta un mòre mai" gli dissi canzonandolo. La sua risposta fu: "Non sempre funziona così". Risposta che mi fece capire che, malgrado la sua corazza, Peppe Bologna aveva paura. Era umano anche lui.

Dopo un paio di mesetti mi scrisse lui stesso avvisandomi che il primo ciclo di chemio era andato bene. "Dove sei?" gli chiesi pensando di incontrarlo per un abbraccio. "A Roma", rispose lui, "si continua a lavorare".
Questa è solo una parte di una storia umana che lui stesso racconta.
Vi lascio a lui.

Nicola Baldarotta

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"Il 10 novembre dell'anno scorso son caduto dal mio cavallo mentre mi esercitavo nel campo del maneggio Pegaso. Grazie alla tempestiva assistenza dello staff del maneggio (Leo, Peppe, Daniela e Sofia) fui condotto subito presso lo studio di radiologia. Fu una brutta caduta che, in verità, sul momento non pensavo fosse così grave come poi, invece, si rivelava attraverso gli esami radiologici: quattordici costole fratturate ed una scapola frantumata.
Leggendo di primo acchito la radiografia , quello che, sin da subito, preoccupò moltissimo sia il radiologo,  dottor  Marino, che l’ ortopedico, dottor Montanti, non furono le costole fratturate ma l’evidenza di una macchiolina sulla parte alta del polmone destro. 
Entrambi i medici, testè citati, mi invitarono a ''fregarmene'' delle costole fratturate, sollecitandomi, invece, ad approfondire la natura di quella “macchia'', che appariva poco “convincente”.
In tutta sincerità ed incoscientemente ( lo ammetto!), in quel momento non mi lasciai scalfire da quella sollecitazione, che, appunto, trascurai pensando che si trattasse di una banalità . Dallo studio di radiologia fui condotto da una persona a me molto cara( e di più) in ospedale, dove assistito dal dottore Catania fui medicato, fasciato e messo nelle condizioni di poter deambulare ( si fa per dire!). Avevo deciso con me stesso di non prendere assolutamente in considerazione la “macchiolina” riscontratami sul polmone.

 

Dopo tre/quattro giorni succede qualcosa… mi viene in sogno il mio cavallo, Avendrix, che “parlandomi” sonoramente  mi dice: '' Scusami, ma secondo te perché ti ho fatto cadere?''


Peppe Bologna:

Al mio risveglio, realizzai che quel sogno poteva non essere casuale, anzi ammetto che fu un sogno che m’indusse a riflettere; così per  scrupolo iniziai  un percorso medico per approfondire la natura di questa macchia. Feci la TAC  e, successivamente, mi rivolsi al dottor Sanci, di Trapani. Questi subito manifestò la sua preoccupazione e mi ''impose'' di  attivarmi per intraprendere un rapporto con un oncologo e con un chirurgo del settore. Mi consigliò il dottore Marchese della clinica La Maddalena di Palermo, con cui  presi celermente contatti e lo incontrai. Mi fu prescritta una biopsia per capire, appunto, la natura istologica di questa cosiddetta ''macchia''. Mi ricoverai alla Maddalena per effettuare il prelievo dal tessuto e dopo giorni ebbi il responso, in verità poco sorprendente: si trattava di un carcinoma squamoso maligno, localizzato e privo di ramificazioni. A questo punto il dottor Marchese, messosi in collegamento con il dottor Zerilli del reparto di oncologia di Trapani, concordò con lo stesso l'inizio di un ciclo di chemioterapia adiuvante. Iniziai questo percorso terapeutico composto da tre cicli di chemioterapia e, successivamente, fui sottoposto ad un lungo intervento chirurgico della durata di oltre sei ore e mezzo, intervento che sortì un risultato meraviglioso: l’ equipe(tutta siciliana) aveva resecato quel pezzettino di polmone che era stato coinvolto dal carcinoma squamoso. Finita la operazione, dopo la relativa convalescenza, attesi gli accordi presi tra il dottore Marchese, il dottor Zerilli e la dottoressa Lo Giudice ( ASP TP), si  procedeva, così, alla cosiddetta ''bonifica'' con l'ultimo ciclo di  chemio. E così avrei finito! Devo ammettere a me stesso che, nonostante la mia originaria e superficiale leggerezza nell’ impatto con quella “macchiolina” palesatasi all’inizio di questa mia “avventurosa” esperienza, son fortunatamente riuscito ad affrontare il tutto con una tempestività risolutiva.  E’ stata di certo un'esperienza molto interessante, nuova, strana. Interessante perché, seppur non facile, non mi ha demoralizzato, anzi mi ha motivato, non mi ha preoccupato, insomma non mi ha emotivamente stravolto la vita. Ho continuato a vivere come prima, senza alterare il mio attivo stile di vita (viaggi, equitazione, piscina, cene, altro). E’ stata, altresì, anche un'esperienza nuova, foriera di nuove sensazioni, un’ esperienza molto avvincente per tanti motivi. Mi sono ritrovato avvolto da un calore umano, da una concreta assistenza, da una protezione, da un sostegno, tutti momenti, questi, dedicatimi da persone che, in verità, un pò  mi hanno sorpreso: il mio ragioniere,i miei cugini, i miei amici  strettissimi ed altri. Nessun sostegno, nessun aiuto, nessuna collaborazione, nessuna assistenza, guarda caso, mi è giunta dai miei figli che in nessun momento relativo a questa mia non facile esperienza si sono fatti vedere né sentire. Nel contempo le rispettive madri s’informavano del mio stato di salute, mi hanno seguito ed incoraggiato. Questa, in sintesi, la mia vicissitudine, iniziata in modo casuale ed accidentale il 10 novembre dello scorso anno e finita il 6 agosto di quest'anno. In ultimo, in questa mia semplice e stringata analisi introspettiva, non posso dire che son ritornato alla vita normale perché, a ben pensarci, da quella cosiddetta “vita normale” non mi son mai staccato…posso però affermare, senza riserve ed affrancato da qualsiasi forma patetica ( ciò non mi appartiene né per natura né per cultura!), che la scoperta del carcinoma squamoso mi ha stimolato   tanti, tanti ed ancora tanti momenti di riflessione: mi è chiaro che, se non fossi caduto dal cavallo, oggi  il “mister” carcinoma squamoso avrebbe scialacquato giocando senza sosta coi  miei polmoni. 
Non ho nascosto a nessuno  quel che stavo vivendo, come spesso si ostinano a fare tanti ( perchè?), ma, al contempo, non l’ ho pubblicizzato.
In questa mia esperienza ho visto giovani (25>40 anni) aggrediti dal tumore, giovani purtroppo privi di prospettive terapeutiche risolutive: tutto questo mi ha emotivamente segnato molto, mi ha fatto anche “arrabbiare”, inducendomi a dubitare ancor più sull’ esistenza di una entità superiore, buona . E’ in questi momenti che, inevitabilmente, il mio pensiero si è proiettato a riflettere su certe situazioni vissute da persone o inutili o  ridotte ormai ad uno stato vegetativo, costrette a vivere ed, al contempo, il mio pensiero non ha potuto non riandare , e con un dolore straziante, a quei giovani incontrati, conosciuti, condannati da un tumore che non lascia scampo.

p.s. & n.b.
Si dispensa dalle visite!

Peppe Bologna: