Il Fu Matteo Pascal

Editoriale del 18 Gennaio 2023 pubblicato in prima pagina sul giornale

Ci ritorno, avverto la necessità di dire qualcos’altro sull’arresto di Matteo Messina Denaro. O meglio, avverto la necessità di dire qualcosa sulla latitanza di Matteo Messina Denaro. 
Sto fatto che andava in giro tranquillamente, per supermercati, macellerie,  farmacie e quant’altro mi ha fatto ricordare un romanzo, il mio preferito tra l’altro, che ho nel cuore: parlo de “Il fu Mattia Pascal” di Luigi Pirandello.
Matteo Messina Denaro ha fatto come Mattia Pascal, sarà forse per l’assonanza del nome, e dopo avere indossato (letteralmente) una nuova identità s’è divertito a vedere l’effetto che faceva ad andarsene in giro bellamente in lungo e in largo.
Nel romanzo, Mattia prende il nome di Adriano Meis, nella vita reale (che  comunque, immagino, sarà romanzata presto) Matteo prende il nome di Andrea
Bonafede. Anche Matteo Messina Denaro, secondo me, ha sofferto - così come il personaggio del Maestro Pirandello - della “lanterninosofia” cioè la “sfortuna”di avere una coscienza di ciò che è la propria vita e quindi provare ad ingannarla per non avvertire il mal de vivre. Sappiate che anche Mattia Pascal soffriva di una forma di strabismo... così come il Matteo di casa (pardon, Cosa...) nostra.
Troppe coincidenze, mi sa...vuoi vedere che sto centrando il punto focale fra romanzo e realtà?
Una cosa che non combacia fra i due, però, è il ritrovamento di preservativi e pilloline magiche che è stato fatto nella casa campobellese dove “il nostro” risiedeva ultimamente.
Ma la differenza vera, come diceva Anselmo Paleari nel romanzo ad Adriano Meis sta tutta qui: «Tutta la differenza, signor Meis, fra la tragedia antica e la moderna consiste in ciò, creda pure: in un buco nel cielo di carta».
Buco che, purtroppo, per l’Italia è grande trent’anni e più.