La luna di traverso

La luna di traverso

di Jo March

La Luna di traverso fu l’astro che accompagnò Carlo Corsini fin dal giorno della sua venuta al mondo.

Già le iniziali del suo nome e del suo cognome si manifestarono come un segno del fato: C-C, Luna calante all’ultimo quarto. E non fu solo quello il segno del suo destino avverso. Almeno secondo la madre che, dopo studi mal digeriti, aveva ottenuto una laurea, in astrologia comparata, presso una sedicente Accademia Delle Stelle

Nacque il 22 di settembre, giorno di passaggio dal segno della Vergine a quello della Bilancia: una cuspide, come disse sua madre sconfortata e, per di più, alle 00,00 in punto, di una notte di Luna nera in opposizione. Fare l’oroscopo a quel bimbo sarebbe stato un compito immane.

Dai complicati calcoli per individuare pianeti ascendenti e dominanti venne fuori di tutto e di più. Sembrava, dai risultati, che il piccolo Carlo Corsini fosse una specie di Frankstein dello Zodiaco, costituito da pezzi di astri in congiunzione ed opposizione, che si allineavano storti a mostrare una Luna chiaramente ostile.

Non pensò, la madre, di aver sbagliato i calcoli e si preparò ad una lotta impari per sottrarre il figlio alla nefasta influenza della Luna di traverso.

Fin dai primi anni della sua vita. lo tenne lontano dai raggi del satellite, schermando, durante la notte, le finestre della casa con pesanti tendaggi e, solo di giorno, in periodi di Luna nera, gli permetteva.

Carlo, suggestionato dai timori della madre, rientrava a casa prima che il sole tramontasse, persuaso che se la Luna si fosse mostrata, lo avrebbe incenerito con la sua luce.

Non l’aveva mai vista nel cielo notturno, ma nei libri di favole, raffigurata come una virgola, o come una palla con un volto sorridente. Certo non sorrideva a lui, o forse voleva ingannarlo; quella che la mamma gli aveva insegnato a disegnare, assomigliava a un’emoticon, con gli angoli della bocca rivolti in basso.

Quando rimase solo aveva dodici anni. Si trasferì a casa della nonna, donna di senso pratico e coi piedi piantati in terra, la quale catalogò come ‘fesserie’ tutti i tremori del povero Carlo. Prima di morire, la madre gli raccomandò di guardarsi dalla Luna ed egli si attenne al suo consiglio con straordinaria attenzione.

Ragazzo assennato e preciso, come i nati nel segno della Vergine, ebbe ottimi risultati nello studio e il senso dell’armonia e della bellezza lo distinse come un vero Bilancia. Fino ad allora la Luna di traverso non si era manifestata.

Se si faceva eccezione per alcuni episodi che gli erano occorsi e che, la nonna diceva, causati da eccessiva e malintesa cautela, si poteva affermare che non ci fosse alcun influsso negativo su di lui proveniente dal cielo.

La tosse canina lo fece soffrire per mesi, poiché il vaccino veniva somministrato di lunedì e, di lunedì, giorno della Luna, non si usciva di casa, neanche di giorno.

Il minuscolo meteorite infuocato che, fatto questo davvero sorprendente, era piombato a pochi centimetri dalle sue scarpe, incenerendone la punta, senza peraltro causargli danno.

Che la mamma avesse sbagliato i suoi calcoli?

Poiché ancora evitava di uscire di casa il lunedì, fu un martedì che nei corridoi dell’Università incontrò Selene, lunghi capelli neri e pelle d’avorio. Si innamorò subito e le chiese di che segno fosse: “ Del Cancro –rispose sorridendo-, ma non credo agli oroscopi”

“Io sì –disse allarmato- hai la Luna nel segno”

“Davvero?” lo canzonò e si allontanò d’un passo.

“Siamo proprio incompatibili; il mio nome, Selene, è il nome della Luna piena”

“Andiamo” disse prendendolo sotto braccio, “Chissà che io non possa far qualcosa per te”

Si lasciò trascinare impensierito verso il giardino e sedettero insieme su una panchina.

“Quale Luna ti è di traverso?” gli chiese paziente.

Carlo la guardò incerto: “Ma, la Luna è la Luna”

“Eh no! La Luna ha tante facce e tanti nomi. Non lo sapevi?”, precisò, con la scrupolosità che, più che al segno del Cancro, poteva essere attribuita ad un ascendente in Vergine.

“Selene è la personificazione della Luna piena, così come Artemide, della Luna crescente, Ecate è la Luna calante e, infine, Perseide, la Luna nuova. E, c’è un altro volto della Luna, che non ha nome e non si mostra mai”

“Oh mio Dio! –esalò in un fiato, il poveretto- e ce l’hanno tutte con me?”

“Non credo proprio, ma possiamo accertarcene”

“Co…co…Come?”

Piano, piano, lo convinse a esporre al raggio della Luna, una piccola parte di sé: un dito, per vedere cosa succedeva, se non accadeva nulla, poi, un po’ alla volta tutto il corpo.

“Se resti vivo, ti bacerò”, gli disse fiduciosa.

“E se no?”, chiese tremante.

Lei sbarrò gli occhi e scosse la testa: “Non accadrà!”

Lo spettacolo che, in una notte di plenilunio, si mostrò ai rari passanti fu straordinario: al centro della piazza, un ragazzo, con le braccia levate, immerso in una luce lattea che quasi lo trasfigurava, danzava, manifestando una gioia immensa, un senso di libertà infinita e, intorno a lui, vorticava una ragazza, quasi volava, coi capelli al vento e le gonne scomposte.