Il dono del mare

Il racconto vincitore del primo premio 'Inula 2022' sezione narrativa

Il dono del mare

di Anna Genna

Ogni notte, se la luna manca, accendo un lume alla finestrella che dalle mura guarda verso il mare. Nella minuscola stanza, in cima alla torre del bastione, la debole luce alza ombre traballanti ma, di là dal davanzale, nella notte oscura, è guida, come un faro, per chi dal mare cerca un approdo. Quante notti ho trascorso ad aspettarti, lunghe ore d’attesa senza mai stancarmi.

Il tempo è scivolato come sabbia e tante volte ho girato la clessidra.      

I miei capelli si son fatti bianchi e le mie labbra hanno perso colore e morbidezza, ma quando porto il lume alla finestra, ancora vivido, sussurrano il tuo nome, piano, un sospiro nel buio; ma nel petto, si espande il suono, esplode di speranza, di nostalgia, di dolcezza. Tendo l’orecchio sporgendomi dal davanzale e attendo, che dal mare mi giunga la tua voce: “Aspettami all’alba. Tornerò”. Avevi sempre mantenuto la tua promessa e l’alba era il nostro momento.

La notte si srotolava lunga nell’attesa, tra sonni brevi ed impazienti veglie, lo sguardo appeso all’orizzonte, in cerca d’un bagliore minimo, presagio di un ritorno.

E poi giungeva l’alba illuminata dal tuo sorriso. Ti scorgevo, dall’alto, tirar la barca a secco, volgere il viso verso il bastione e chiamarmi, aprendo le braccia per accogliermi. Tumulto del cuore, la fuga lesta sui gradini per scendere alla spiaggia, con i capelli sciolti e i piedi nudi.

Gli abbracci, le carezze e il mare a far da controcanto alle tue parole. Mi parlavi di terre lontane, oltre l’orizzonte e mi stupivi narrandomi di sirene e tritoni. Io ti guardavo, le mie mani strette alle tue mani, con occhi di bimba e ci credevo. Ti credevo.

 Appoggiati con le spalle alla barca e le gambe distese sulla sabbia parlavamo di noi, del nostro amore, tu sfioravi con mano leggera il mio viso e giuravi i tuoi per sempre. Il mare alle nostre spalle, a piccole onde, gorgogliando si frangeva sulla riva: il mare rideva di noi.

Rideva di me, del mio desiderio di fermare il tempo, di obbligare il sole a non alzarsi all’orizzonte, della mia illusione che un attimo potesse fermarsi per l’eternità, che la tua bellezza non sparisse, che il mio amore restasse immutato. Rideva e sussurrando diceva: “Ogni desiderio ha un prezzo”.

E’ ingannevole il mare, con il suo morbido scivolare sulla sabbia, con il suo abbraccio carezzevole a lambire i polpacci, con il suo pudico ritrarsi, come pentito d’aver osato toccarti. Il mare è duro, implacabile. Ti cattura col suo fascino sottile, ma se ti azzardi a sfidarlo, ti mostrerà tutta la sua forza inarrestabile e crudele. Tu amavi il mare, io lo temevo. Più, delle mura spesse e solide del bastione, io lo sentivo, il mare mi separava da te. Le mura le vincevo, il mare no.

... E un giorno all’alba non tornasti più.

Le notti sono trascorse a mille, a mille e ogni notte, se la luna manca, il mio lume s’accende alla finestrella della torre che dal bastione guarda verso il mare: “ Forse - mi ripeto - tarda, forse il mare lo trattiene con le sue lusinghe …”.

All’arrivo del giorno, soffio sulla fiammella, il lume si spegne, ma la speranza è viva.

Senza vestirmi, scendo sulla spiaggia e, seduta sulla sabbia guardo il mare.

Lo interrogo muta, con gli occhi stanchi per il sonno perso: non mi risponde, non mi ha mai risposto. Il suo silenzio mi ferisce, ma io continuo a chiedere e, mi pare, a volte, che con un luccichio delle onde, si accinga a darmi il suo responso. Ma poi lo sfavillio si attenua e scompare, e il mare tace.

Allora, mi allontano dalla spiaggia con i miei pensieri, che si avvolgono, si aggrovigliano nel dubbio, si affaccia al cuore la disperazione; ma il mare è crudele, mi dico, si compiace del mio dolore, non parla per farmi soffrire, non mi dirà del suo ritorno. E la speranza rinasce forte, ostinata.

Stamattina il mare mostra un volto corrucciato, il vento lo scuote e le onde, con creste schiumose, si abbattono sulla riva. Spinta dai cavalloni, rotola ai miei piedi una conchiglia vuota, di quelle ritorte, dalla cui bocca spesso parla il mare. L’ho raccolta e portata all’orecchio e allora il mare mi ha parlato: “Non tornerà.” mi ha detto. Ma il mare è ingannevole ed io non gli ho creduto.

Allora, con voce suadente, ha continuato a parlare: “Tu non mi credi, sciocca, ma io ti ho fatto un dono, che tu non sai apprezzare. Ho esaudito il tuo desiderio. Ti ho regalato un amore che non avrà fine mai, finché tu vivi. Un amore non vissuto pienamente, un amore non sciupato dal tempo e dalle delusioni. Ti ho donato l’amore di un uomo, che nella tua mente non sarà mai sfiorato dagli anni, che non diventerà mai vecchio, debole e malato. Nei tuoi sogni, tu lo abbraccerai ogni notte vivo e vigoroso, fragrante di salsedine e di mare. Ho fermato il tempo come tu desideravi, un lampo, un fotogramma … un attimo d’infinito. Con esso hai riempito i tuoi giorni senza viverli veramente, hai pagato un prezzo altissimo per il tuo desiderio.

L’ho ascoltato il mare e l’ho capito. A testa bassa, mi avvio verso il bastione, lasciando dietro me orme profonde, che le onde si affrettano a cancellare, ma nel cuore conservo la tenerezza di un amore lasciato sospeso, non compiuto e che, ora so, non può morire.

Stanotte non accenderò il lume alla finestra, né lo farò domani o mai. Non desidero più ch’egli ritorni. Tutto è cambiato, il tempo ha continuato a scorrere e mi ha lasciata indietro, prigioniera nella mia dimensione irreale. E’ ora che io riprenda a vivere, a desiderare, consapevole che per ogni desiderio espresso ed esaudito ci sarà un prezzo da pagare e non sempre ne vale la pena.