I Re Magi e la Befana: dalle origini ai giorni nostri

Ovvero la storia di un bimbo in una grotta, tre orientali che inseguono una cometa e una vecchietta in cerca di perdono da più di 2000 anni

I Re Magi e la Befana: dalle origini ai giorni nostri

La Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte, con le toppe alla sottana: viva viva la Befana!”.

Vi siete mai chiesti quali origini abbia la protagonista di questa antica filastrocca? Nel linguaggio popolare oggi ricorre la festività della Befana, una vecchietta ricoperta di stracci che in sella alla sua scopa, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio vola di casa in casa per riempire di dolci le calze dei bimbi buoni e di carbone quelle dei monelli. Il termine Befana deriva dal greco “epifàino”, epifania vuol dire “mostrarsi”. Il 6 gennaio è infatti il giorno in cui Gesù si è mostrato per la prima volta al mondo, a 12 giorni dalla sua nascita secondo le Sacre Scritture. In realtà però tra la vecchietta cenciosa e l’apparizione al mondo del Cristo appena nato non c’è alcuna attinenza. Almeno nessuna documentata, per cui è interessante capire da dove nasce la tradizione della calza e del carbone. Partendo dai Re Magi che arrivarono a Betlemme 12 giorni dopo Natale.

Furono loro i primi a vedere il bambino nato in una capanna a Betlemme. Un lungo viaggio dall’Oriente per questi uomini non appartenenti alla religione ebraica giunti in Giudea seguendo una stella cometa per riconoscere la natura divina di Cristo. Nessuna scrittura specifica quanti fossero, da dove arrivassero esattamente, quale carica istituzionale avessero, né come si chiamassero. Fu poi la Chiesa nel Medioevo, partendo dall’unico dato documentato, ovvero i 3 doni ricevuti da Gesù, a dare indicazioni su quanti fossero i Magi e che si chiamassero Gaspare, Melchiorre e Baldassare. Nomi questi che pare furono scelti tra i più diffusi all’epoca tra i sovrani indoeuropei e la Persia (attuale Iran).

L’altra certezza è l’arrivo degli Orientali 12 giorni dopo il Natale: coincidenza? Il numero 12 ha in realtà un significato simbolico importante nella cultura ebraica: 12 erano i “figli d’Israele” che fondarono le 12 tribù del popolo ebraico. 12 dovevano essere le porte di Gerusalemme secondo le volontà di Ezechiele. 12 furono inoltre gli apostoli scelti da Cristo.

E che c’entra la Befana in tutto questo? Come nel caso del Natale, che si è sovrapposto alle feste pagane legate al solstizio d'inverno, anche l'Epifania coincide con gli antichi riti propiziatori per la rinascita dopo la stagione del raccolto. Anticamente, infatti, la 12esima notte dopo il Natale, si celebrava la morte e la rinascita della natura, attraverso la figura pagana di Madre Natura, che la notte del 6 gennaio appariva sotto le sembianze di vecchia strega: infatti, oramai secca, Madre Natura era pronta a essere bruciata come un ramo, per poi rinascere dalle sue ceneri. Prima di morire però, l'anziana signora passava a distribuire le sementi da piantare durante l’anno successivo. In molte regioni italiane, in questo periodo, si eseguono diversi riti purificatori durante i quali si scaccia il maligno dai campi grazie a pentoloni che fanno rumore o si accendono imponenti fuochi. In alcune aree, si costruiscono addirittura dei fantocci di paglia a forma di vecchia che vengono bruciati durante la notte tra il 5 e il 6 gennaio.

Esistono poi leggende che "giustificano" la visita della Befana nelle case nella stessa notte dell'Epifania. Una di queste fa immaginare la befana sulla strada dei Magi che si recano da Gesù, perciò tale versione spiegherebbe il nesso tra l’epifania e l’adorabile “vecchietta”, ma non esistono documenti certi. Alla ricerca della capanna i Magi avrebbero chiesto a un’anziana signora indicazioni. Questa, pur sapendo che andavano a trovare il bambino di Betlemme, inizialmente non si sarebbe resa utile. Poco più tardi si sarebbe pentita e avrebbe riempito una borsa di dolci per raggiungere i gentili Orientali e scusarsi della scortesia. Bussando porta per porta alla ricerca dei Magi, la Befana avrebbe lasciato a ogni bambino dolci di ogni tipo. Da allora, girerebbe il mondo ogni anno nella stessa data per farsi perdonare.

Ma perché la vecchietta è vestita di stracci? Per alcuni sarebbe la rappresentazione dell’anno vecchio ormai vissuto e consumato. A dare forza a questa tesi è anche la presenza della scopa, che spazza via il vecchio, purificando, per iniziare il nuovo anno con il giusto spirito. Ancora più credibile è l’idea che siano stati i Cristiani a trasformare la gentile vecchietta in una strega, poiché bisognava associare una brutta immagine a tutti i simboli pagani.

Secondo la leggenda che ogni anno si racconta ai bambini la vecchietta che durante l’anno abita nelle caverne, nella notte tra il 5 e il 6 gennaio, scende per i camini o giù dalle cappe per riempire le loro calze di dolciumi. Si tratta di una figura popolare tipicamente italiana, poco conosciuta nel resto del mondo. Una figura simile alla nostra Befana gira nelle zone alpine svizzere, austriache e tedesche nella notte dell’epifania, e prende il nome di Berchta. Nel mondo anglosassone invece la calza piena di dolci è appesa al camino già a Natale, mentre in Spagna sono direttamente i re Magi a portare doni ai bambini il 6 gennaio, proprio come 2022 anni fa.