Liberate i pescatori mazaresi

Ci sono preghiere e preghiere

Liberate i pescatori mazaresi

Spesso chi legge una rubrica si aspetta di affrontare un argomento di cultura generale; magari scritto con un linguaggio semplice e leggero, oppure che tratta di questioni complesse utilizzando uno stile tra il serio ed il faceto.

Questa volta certamente non sarà così. Sento il bisogno di sfruttare questo spazio concessomi per lanciare un appello; per gridare al vento, affinchè il vento porti le mie parole alle orecchie dei potenti. Piano piano, giorno dopo giorno, lo sconforto di diciotto famiglie sta diventando un coro unanime, un urlo di disperazione che cresce sempre più. Una voce unica che chiede di liberare i pescatori mazaresi.

Per più di tre mesi la profonda preoccupazione sta attanagliando il cuore di mogli che non vedono i mariti e di figli che aspettano i padri. Mentre tutti noi, rigorosamente segregati nel proprio comune, ci prepariamo ai festeggiamenti ed i nostri figli scrivono lettere per Babbo Natale, a pochi giorni dal 25 Dicembre ci sono diciotto famiglie che pregano. Non pregano per una tredicesima cospicua, non pregano per un anno “migliore”, non pregano per essere salvati dal covid. Pregano per poter trascorrere il Natale assieme ai loro mariti ed ai loro padri. Pregano per i loro pescatori, pregano per quei figli del mare che ogni giorno affrontano le tempeste (quelle vere) pur di portare il pane a casa.

A noi, invece, resta soltanto la speranza. La speranza che qualche potente ritenga quelle famiglie meritevoli di attenzione. Non è una questione politica, ma una missione umanitaria. Rimpatriamo i calciatori libici accusati di essere scafisti, se serve. Vogliamo indietro i nostri pescatori. Non sono soltanto mazaresi, sono trapanesi, sono siciliani, ma sono soprattutto italiani.