Viaggio nella storia, fra lager e dolore
Il diario degli studenti trapanesi con “il treno della memoria”
Di tanti progetti portati avanti silenziosamente, il più caro è il Treno della Memoria.
Un percorso formativo e culturale, dedicato agli studenti, attraverso le città che raccontano le grandi ferite del ‘900: un’esperienza collettiva, un viaggio “zaino in spalle” che ogni anno coinvolge più di 6mila ragazzi da tutt’Italia. Non è una gita scolastica, ma un circuito di cittadinanza attiva. È un percorso di consapevolezza che il male che alberga nell’uomo è un fatto estremamente banale, come scriveva Hannah Arendt: un male che non si esaurisce, se una signora di 93 anni, Liliana Segre, tornata da Auschwitz, oggi deve vivere sotto scorta. È un viaggio che ci passa un testimone: che questo è stato e a noi tocca il compito che non accada più. Nel 2019, decisi – ignara delle beghe amministrative che mi sobbarcavo- di portare a Trapani questo progetto. Partirono 34 ragazzi con delle borse di studio da 9 Comuni. In pullman da Milano a Berlino e poi a Cracovia: attraversando la porta di Brandeburgo; camminando sul ciottolato di Sachsenhausen; visitando la fabbrica di Schindler ed il ghetto, attraversando i cancelli di Auschwitz a Cracovia. I 34 ragazzi hanno condiviso, successivamente, l’esperienza con 800 studenti riuniti all’Ariston, gratuitamente messo a disposizione. Ecco, in vent’anni che mi dedico alla politica e all’associazionismo, è stata la prima volta che ho pianto.. e insomma, io sono una tutta d’un pezzo. Nel 2020 riproponemmo il progetto con l’ultimo pezzo di fegato rimasto, duplicando le adesioni. Ma venne il Covid che bucó le ruote al pullman. Nel 2023 abbiamo raddoppiato di nuovo. Quest’anno pure, con i Comuni che da 9 sono rimasti in 2, Erice e Paceco, che restano fedeli come l’arma dei Carabinieri.
Ma questo progetto mi insegna sempre delle cose.
Una, che c’è chi crede nell’esigenza di formare i giovani all’impegno: oltre i due Comuni che dal Treno non sono mai scesi, c’è l’Anpi che ci sostiene non solo economicamente ma anche formativamente e culturalmente; c’è un privato, l’avv. Vincenzo Scontrino che, vedendoci in ambasce, ci ha teso tre mani. C’è la Fidapa “Terre Elimo ericine”, che si è avvicinata al progetto, coinvolgendoci nella Giornata della Memoria nelle scuole. E ci sono amministrazioni che questo progetto lo hanno sposato perché pareva brutto dire di no ed una volta basta e avanza. E poi ci sono quelle “vorrei ma non posso”, quelle ancora oggi senza bilancio. Il che, apre una riflessione. Perché essere senza bilancio significa privare la Città di opportunità, di progettualità , di possibilità.
Tra queste, con profondo dispiacere, c’è la mia Città e sono certa che dispiace anche a lei. E poi ci sono le scuole. Le scuole che vanno coccolate e persino corteggiate. Perché ci sono i DS che ti fanno un favore nel partecipare, quelli che reputano il “Treno” una perdita di tempo, quelli che ti trattano con degnazione. Ancora, ci sono quei Dirigenti che li abbracceresti: perché chattano con te sabato e domenica di Natale, si mettono le mani in tasca per far partire i propri studenti, gli insegnanti accompagnatori si pagano un viaggio che, il loro sì!, è una punizione. Da quest’anno c’è “Il Locale”, che ospiterà il “diario di viaggio” dei ragazzi, e non importa se non sarà lo stile di Elsa Morante, ma ci danno la possibilità di scrivere e raccontare un pezzo di storia. E poi ci sono loro, i ragazzi: sul “Treno” c’è Claudio, diventato educatore e che accompagnerà gli studenti di Belluno; ci sono loro, che battono a tempo “The Wall” dei Pink Floyd mentre fanno la formazione: che disegnano il logo sulle felpe, che il phon lo porti tu che io porto la videocamera, passo a prenderti per andare alla formazione, non ti preoccupare ti lascio all’aeroporto, bró ti aiuto a fare il bonifico, poggiati a dormire sulla mia spalla in pullman, dai che festeggiamo il diciottesimo, ma t’immaggini che freddo che avevano, da qui è passata Anna Frank, oddio tutti quei capelli,che silenzio che c’è. Loro, che ti stupiscono continuamente, che sono sfide sempre vinte. Io non lo so se cambieranno il mondo, questi ragazzi, magari giusto la loro classe: ma so per certo che sono l’unico motivo per cui valga la pena farsi mangiare il fegato dagli uffici, sono il vero obiettivo per cui la Politica dovrebbe battersi, dovrebbe lavorare notte e giorno, sono loro che ci salveranno. Tutti loro, sono “i ragazzi del Treno”, dal quale non scendono più e verso i quali abbiamo una responsabilità ed un debito: di aiutarli, come possiamo, a costruire una società dove valga la pena avere un posto. Visto che i posti migliori li abbiamo occupati noi ed abbiamo provveduto ad insozzarli.
Valentina Colli