Del perché un anonimo pescatore chiamò quel viale "Viale San Liberale"
Riflessioni sulla storia marinara dei trapanesi
Ancora una volta, a perdere è stata la città. Vista la salomonica scelta (o decisione?) che ha concluso la vicenda.
Viale delle Sirene è sopravvissuto a se stesso; alla signora Elda Pucci intitoleranno una strada.
Inutile riepilogare storie, anzi, storielle, dell’altro ieri, iniziate la scorsa settimana quando da quelle parti si è almeno sollevata una bella “resistenza”.
E’ stata davvero una inaspettata (quasi insperata) risposta della gente, la sana gente del posto e anche oltre. Più di quattrocento firme raccolte in un paio di giorni lo attestano.
Risposta insperata e inaspettata, si diceva, perché su queste latitudini avevamo perfino dimenticato l’ultima volta in cui i trapanesi ebbero a sollevare scudi per qualcosa. Ce n’eravamo davvero scordati. Ma almeno, santo cielo, se ogni male non viene per nuocere, significa che una qualche forma di vitalità sopravvive ancora all’abulico e proverbiale vivere nostrano.
Insomma, per farla breve, sabato scorso il sindaco in persona decide di recarsi sul luogo della contesa manifestando comprensione e intenzione di rivedere la scelta.
Nella circostanza si decide; si decide, ecco, di individuare nel prosieguo dello stesso Viale, esattamente dove esso si biforca, restringendosi alla volta della chiesetta di S. Liberale, la strada da dedicare alla signora Pucci. Il dato di fatto che nella toponomastica cittadina la strada manca di denominazione ufficiale, esemplifica le cose.
In verità però, tempo addietro qualcuno aveva provveduto a porvi comunque un cartello traendo da san Liberale l’ispirazione più ovvia. E qui si aprirebbe quella che a prima vista sembrerebbe la solita polemica a tutti i costi.
Allora, riepilogando.
Tanto per dissipare ogni dubbio, nulla in contrario se un’amministrazione comunale intende dedicare una strada, una piazza, un qualcosa qualsiasi a chi lo merita. Ma questo, sempre nei giorni scorsi, è stato abbondantemente detto. La bagarre non s’è dunque accesa per così poco.
Ciò che non si è voluto accettare è stata la leggerezza con la quale, un po’ come fecero i “correggitori” quando giunsero a Macondo, sarebbe stato cancellato un pezzo di storia cittadina. Tutto qua. Per non parlare della superficialità a poter liberamente e grossolanamente accantonare i magnifici e indissolubili intrecci fra la stessa storia e la mitologia, percorsi millenari destinati a edificare culture, a costruire memoria, simbiosi che fanno sognare e perfino cimentare le genti e poi magari farle disobbedire. Scusate se è poco.
Quell’estremo lembo occidentale di Trapani insomma, praticamente della Sicilia, è terra di…mare.
Il vissuto marinaro ne esprime la chiara identità attraverso un humus altamente identificativo il cui linguaggio annovera Largo delle Ninfe, via Torre di Ligny, Cristoforo Colombo, dei Pescatori, dei Piloti, piazza scalo d’Alaggio. Viuzze quali Levanzo, Favignana, Borea, delle Nasse. O la via più recente, Vittime dell’Espresso Trapani, sacrosanto e giusto in un contesto volto a ricordarci che non sempre, purtroppo, mare è sinonimo di vita. Anche il povero Liberale vi morì. Decapitato. La sua testa venne gettata in mare e dai rivoli di sangue che ne sgorgava nacque il corallo. Per questo i pescatori corallini lo vollero tra i loro santi protettori e a due passi dalle onde eressero la chiesetta.
Ecco perché, in assoluta libertà, l’anonimo cittadino chiamò Viale san Liberale la strada ora prescelta che diventerà “passeggiata” e, stavolta, con scarsissimi margini di ripensamenti. Almeno lui però, non s’era sbagliato. Nell’assoluta semplicità, scomodando semmai una logica priva dell’innaturale, mai avrebbe pensato di titolarla diversamente.
E se alla fine l’Amministrazione avesse osato ufficializzare l’abuso, sarebbe stata una gran risposta ai detrattori facili, un gran regalo alla cultura cittadina e ancor di più del posto, in perfetta armonia e omogeneità con un tessuto urbano raccontato dal Mare.
Ma le sirene hanno cantato male, sabato scorso, nei pressi proprio del loro Viale. Un baratto? Un accordo? No, per carità. Solo voglia di salvare il salvabile.
Ma anche il solito compromesso per venirsi incontro nella fretta ingiustificata dell’approssimazione che guasta sempre qualcosa a discapito di soluzioni migliori, ragionate, discusse, confrontate. Roba che, con una cecità praticamente cronica, da troppo tempo si preferisce evitare. Nella fattispecie senza tenere conto del dono d’affetto che la città tutta (no le poche persone coinvolte nella scelta) avrebbe meglio tributato alla propria concittadina.
Ma “siamo onde anche noi” per dirla alla Bufalino e restare in tema, “onde che vengono e vanno, muoiono e rinascono altrove”.
Tratto da “Tommaso e il fotografo cieco”… ; cieco, appunto.
Giovanni Cammareri