Handball Erice, il cuore palpita... nel segno di Daniela

Il romanzo dell'ultima partita delle Arpie

Handball Erice, il cuore palpita... nel segno di Daniela

“Quando perdi non perdere la lezione” è uno fra gli aforismi più preziosi del Dalai Lama e coach Gutierrez lo sa. Sì perché ha lavorato tutta la settimana sulla lezione impartita dalle ragazze di Mestrino. Non ha tralasciato niente. Tattica, tecnica e testa. E le ragazze terribili dell’AC Lifestyle Handball Erice non l’hanno persa quella lezione. Si sono unite ancora di più (e più di così non era facile) e sono scese in campo più forti. Più affamate. Più tutto.  E infatti, quello che è successo sabato pomeriggio, è qualcosa che a pensarci mette ancora i brividi.

Pala Cardella. Sono le sei del pomeriggio. Le ragazze scendono in campo concentratissime. E si vede. Creano subito, davanti la loro porta, una ragnatela disegnata da coach Gutierrez per ingabbiare l’attacco del Brixen e ripartire in velocità. E Martina Barreiro fa male. Ma non solo, fa letteralmente venire il mal di mare alla difesa del Brixen. L’inizio della partita è un capolavoro di tattica e di tecnica. Brixen fa veramente fatica. È una partita incredibile. Veloce. Piena. Peccato. Sì, peccato. Perché succede che Martina si fa male. E ci fa spaventare. Esce dolorante e cambia un po’ la partita. Sia per le ragazze che hanno bisogno di tempo per impostare un’altra partita, sia per noi. Sì, perché quelle ragazze lì, per noi sono tutte nostre figlie. E la testa per un bel po’ è a Martina.

Mancano sette minuti e mezzo.

La partita è andata avanti, colpo su colpo fino a quando il portiere del Brixen non ha deciso di piantare delle assi con i chiodi sulla porta. È così che Brixen fa un break di quattro reti che ha tutto il sapore di un’altra sconfitta. Ma per noi. Solo per noi. Per le ragazze terribili no. “Quando perdi non perdere la lezione” non è solo una bella frase. È un modo di pensare. È un modo di vivere. È un modo di scendere un campo. E le nostre ragazze non l’hanno dimenticato.

Quattro minuti alla fine.

Valentina Bizzotto fa una rete che c’è dentro tutta la rabbia e libera la mente delle compagne.  Le accende. Poi, sale in cattedra Sladjana Perazic che decide di usare tutta la classe del mondo. E lo fa spinta da quel vento impetuoso che gira attorno a lei e che sono le sue compagne di squadra. Un meccanismo perfetto. Un martello sulle ragazze di Brixen.

Mancano due minuti alla fine. Due.

Agustina Modernell punto. Agustina ha occhi velocissimi, fissi sulla palla, fissi su ogni singolo polpastrello delle avversarie.  È così che coglie il momento del tiro. È così che para un altro tiro incredibile e ci carica a molla.

Ancora cinquantasei secondi alla fine.

Il Brixen è sopra di uno. Ana Rajic è tutta fosforo. Muove verso Sladjana Perazic che libera tutto il suo genio lasciando Antonella Coppola sola davanti all’imbattibile portiere del Brixen. E la mette Antonella. Fa una rete che è un pezzo di scuola. Pari.

Otto secondi. Time out.

Fernando Gutierrez ha il cervello di ghiaccio. Un palo di Brixen lancia la seconda fase di Erice e lui ferma tutto. A otto secondi. Vuole le ragazze intorno. Vuole guardarle negli occhi. Vuole la vittoria. E gliela disegna. Disegna quegli ultimi otto secondi. Da Sladjana a Ana. Da Ana a Daniela.

Ancora un secondo. Un secondo solo.

Daniela Natale è scappata sulla sinistra. Fa il suo ultimo passo. Un millimetro prima di entrare in area si stacca e vola. E sono tanti i pensieri che possono passare per la mente in quell’ultimo secondo: il primo giorno di palestra, la gioia del primo gol, l’amaro della prima sconfitta oppure… niente. E forse è questo che è passato nella mente di Daniela: niente. Ha sentito il battito del cuore delle sue compagne fermarsi per quel secondo e ha tirato con tutta la tecnica e la paura del mondo. Sì.

Fischio.

Ma che rete ha fatto? Ma quanta gioia è scoppiata in campo, sulle tribune, fuori dal Pala Cardella, fuori dalla Sicilia tutta? Cosa hai fatto Daniela?.. Cosa avete fatto ragazze terribili? Che viene voglia di gridare, di saltare con voi al centro del campo. Viene voglia di venire lì per abbracciarvi forte. Fortissimo. Cosa avete fatto?

Grazie di cuore. Grazie per tutto questo. E adesso è il momento. Adesso. Senza paura. Adesso perché lo dovete a chi ha creduto in voi già quando giocavate nei pulcini, lo dovete alla vostra società che è un piccolo capolavoro, lo dovete a quelli fuori dal campo con le mani che tremano e il fiato a metà. E lo dovete a voi. A voi sì, soprattutto a voi, che siete lì con tutta la fatica del mondo, ragazze terribili.