Lettera aperta dell'onorevole Camillo Oddo sul dibattito per i confini fra Trapani ed Erice
Riceviamo e pubblichiamo
Egregi Direttori, il dibattito sui nuovi confini è sicuramente interessante. Ma ha la necessità di uscire dal solito cliché, scritto e sentito in questi anni. Ed il rischio che vengano commessi errori di valutazione, già registrati in passato, è sempre più evidente. Provo, dunque, a esternare il mio pensiero per contribuire a dare una più efficace articolazione ad un confronto che rischia di trasformarsi in qualcosa di sterile e divisivo. Siamo l’unico territorio della Sicilia che, sull’onda emotiva della nuova “rivoluzione” sull’assetto del territorio trapanese influenzata da meschini calcoli elettorali dei marsalesi on. Lo Curto e on. Pellegrino, rischia di impantanarsi e polarizzare la sua attenzione su un gioco di ipotesi le cui pedine sono porzioni di Comuni o interi Comuni che è evidente, anche ai vari sostenitori, non sarebbero in grado di determinare alcuna seria svolta in termini di miglioramento socio economico.
Tra i fatti inconfutabili. Il fiorire di comitati, anche da post su facebook, che cercano, in pieno marasma mediatico, di essere più o meno legittimati dai Sindaci e dai Presidenti dei Consigli comunali. Nel contempo campeggia, sempre di più, l’atto “rivoluzionario” della “illuminata” maggioranza di centro destra che sostiene il Governo della Regione. Che da un lato è incapace di garantire la funzionalità dell’Ente di Area Vasta, così come previsto dall’art. 34 della legge regionale n.15 del 04 Agosto 2015, che attiverebbe l’Assemblea provinciale dei Sindaci per definire, fra l’altro, il Piano Territoriale di Coordinamento. Mentre dall’altro, facendo “lobby”, trova una mini maggioranza in Assemblea Regionale, per l’istituzione di un nuovo Comune, secondo una norma desueta e squilibrata che ha prodotto una nuova entità potenzialmente povera che, a sua volta, rischia di innescare elementi destabilizzanti di un intero territorio. E ribadendo che non faccio propaganda ma provo a proporre, aggiungo, per onestà intellettuale, che i “Robespierre del nulla”, Lo Curto e Pellegrino, dopo tanto strombazzare non hanno fatto altro che lasciare quasi immutate le norme che disciplinano l’istituzione di nuovi Comuni. Mentre l’esperienza costruita sul campo dice chiaramente che il sistema del doppio quorum finisce per essere iniquo, penalizzante e distorsivo, perché di difficile comprensione ma di beffarda efficacia, in quanto consente ad una minoranza organizzata di sovvertire la stessa logica dei numeri.
Ma il rischio maggiore è che il rinnovato dibattito può far perdere di vista le vere priorità in un momento complesso e delicato, soprattutto sotto il profillo socio economico, provocato dall’emergenza pandemica. Al posto di avviare un serrato confronto sui modelli di sviluppo convincenti in una logica di Area Vasta, ci si appresta a dividersi sulla rettifica dei confini, sulla grande Trapani da un lato e la grande Erice dall’altro, con un ritorno di forme vecchie e consunte di campanilismo e con posizionamenti istituzionali intrisi di doppiezza politica. L’immagine – ma è più di un immagine, perché finisce per essere sostanza – è quella di un territorio in fibrillazione. Diviso di fronte ad un appuntamento importante e irripetibile che impone di unire le forze per fare sistema esprimendo capacità di azioni strategiche nel definire un Piano Territoriale di Coordinamento in grado di permettere una concreta ripresa, sul piano economico, sociale e occupazionale, dopo i seri guasti provocati dalla pandemia. Sapendo bene che il Sud e il Meridione dovranno pensare a recuperare, anche in termini di svantaggio e mancato sviluppo, il famoso divario con il resto d’Italia non più procrastinabile.
Il 34% dei 209 miliardi che l’UE con il Recovery Found ha assegnato all’Italia saranno investimenti da destinare al Sud, a questi vanno aggiunte le risorse relative ai fondi strutturali da Bilancio UE e quelle dal Bilancio dello Stato.
Il nostro territorio, la nostra Area Vasta va resa funzionale subito. L’Assemblea Provinciale dei Sindaci dell’Ente di Area Vasta-Libero Consorzio dei Comuni, va attivata senza se e senza ma. Il Governo nazionale sta definendo il Recovery Plan puntando ad un vero e proprio piano di opere strategiche ampio, legato agli interessi di diversi territori. L’Unione Europea intensifica le misure e le opportunità per chi fa sistema – linea adottata anche prima della pandemia – premiando chi lavora per determinare unione e condivisione. Il Governo della Regione dovrà recuperare il ritardo accumulato nel chiedere e ricevere i Piani Territoriali di Coordinamento definiti dagli Enti di Area Vasta per poter definire la Pianificazione Territoriale Regionale.
Di fronte a questo scenario il territorio trapanese si immerge sempre più in quella che si presenta come una battaglia di retroguardia, senza un’idea e senza una prospettiva per il futuro. Al posto di interrogarsi su un serio progetto sistemico, che punta a dare una risposta allo scenario politico-economico che si sta prefigurando. Si continua a giocare a “mosca cieca” senza pensare ad organizzarsi per essere pronti alle nuove sfide in termini di scelte di livello strategico in grado di determinare una possibile crescita complessiva. Il rischio vero è di farsi trovare impreparati e in pieno delirio per improvvisate e confuse architetture di assetto di un territorio che ha un estremo bisogno di un salto di qualità nel fare sistema, dotandosi di un Programma Territoriale adeguato per essere realmente competitivo. Un Programma di Area Vasta, che dovrà fare i conti con una economia debole, messa ulteriormente a dura prova dalla pandemia che ha aggravato la crisi sociale ed economica.
Ripeto, non faccio propaganda. E agli scettici che pensano a tatticismi per distogliere l’attenzione sul tema di indispensabili nuovi assetti territoriali dico apertamente: la priorità non può essere questa. Gli attuali parametri e l’attuale filosofia delle leggi che regolano la materia potrebbero, oggi e subito, consentire di dar voce a questo territorio. La coesione e la lungimiranza sono i necessari punti di innesco per una nuova occasione di dialogo sereno e costruttivo con quanti hanno realmente a cuore la crescita complessiva e pensano ad un territorio e ad una Sicilia che siano pronte alle sfide e al rilancio dell’economia post pandemia. Il nostro territorio deve fare sistema, programmare bene e collocarsi per qualità e visione strategica ai primi posti della Programmazione Territoriale Regionale. Ricordo ai più che nel Terzo Millennio la nostra Area Vasta ha la necessità di garantire un livello adeguato di investimenti nei servizi essenziali, come reti fognarie-depurazione e salvaguardia dell’ambiente, reti idriche e telecontrollo della distribuzione, valorizzazione delle bellezze naturali e delle emergenze archeologiche, viabilità e sicurezza della stessa. Si tratta solo di alcuni esempi, fatti in punta di piedi, per pensare ad un territorio che punti a far decollare, fra l’altro, le sue potenzialità turistiche in relazione alle sue enormi risorse naturali. Il turista francese che non può terminare di fare la doccia perché finisce l’acqua ed insaponato chiama l’affittuario della casa vacanza, è una scena, della miniserie televisiva Màkari, devastante, con tutta la compensazione dei meravigliosi paesaggi e luoghi incantevoli della nostra terra. Come i delinquenti, per restare in tema di Màkari, che si presentano all’obitorio dell’Ospedale per approfittare del dolore della famiglia del turista morto. S’impone un nuovo patto fra le forze sane per rilanciare il tema della lotta alla mafia e ai poteri criminali che, pur in presenza di importanti risultati ottenuti dalla Magistratura, dalle forze dell’ordine, dalla buona politica e
dai bravi e onesti Amministratori pubblici, rappresentano ancora oggi una pesante zavorra per lo sviluppo del Sud.
Non è una sfida utopica per prendere tempo come qualche commentatore fa sapere. Ma la volontà di leggere il possibile sviluppo di un territorio senza correre dietro a logiche elettoralistiche asfittiche e a tatticismi di chi pensa di nascondersi dietro l’assetto di un territorio pensando a tutt’altro. Siamo un’Area Vasta con un capoluogo di 60.000 abitanti e con una popolazione complessiva di 435.000 abitanti. L’Area Vasta non è una terza via tra grande Trapani e grande Erice. Tutt’altro. Deve essere un progetto di crescita, perché può realmente mettere a sistema servizi e competenze fino a parlare di ambiente in maniera sempre più progettuale, per competere rispetto all’utilizzo delle risorse, che avverrà in un clima di concorrenza sfrenata, vista la crisi che dovremo superare. L’Area Vasta consente la massima unione e condivisione in un quadro di rispetto delle autonomie territoriali e della loro identità storica e culturale che deve essere considerata come ricchezza. Il problema vero non sono i confini ma l’efficienza del sistema. E se il sistema non funziona, non sarà un tratto di matita su un confine a cambiarlo per renderlo al passo con i tempi. L’Area Vasta consentirebbe di rafforzare strumenti già in opera, penso al Distretto Turistico, all’Unione dei Comuni, che potrebbero svilupparsi in maniera ancora più organica e complessiva. Tutto ciò mi porta a dire che forse è auspicabile ridisegnare davvero i nostri confini a partire da quelli culturali e politici.
On. Camillo Oddo