La morte dell'ex pentito Armando Palmeri: lunedì prossimo avrebbe dovuto testimoniare a Caltanissetta

La Procura di Palermo ha disposto l'autopsia

La morte dell'ex pentito Armando Palmeri: lunedì prossimo avrebbe dovuto testimoniare a Caltanissetta

Avrebbe dovuto testimoniare il prossimo venti marzo a Caltanissetta, nell’ambito del processo sulle stragi del ‘92. In programma un confronto con l’ex chirurgo alcamese Baldassare Lauria. Armando Palmeri, ex collaboratore di giustizia e braccio destro del boss Vincenzo Milazzo in quell’aula però non metterà mai piede. Il suo corpo è stato rinvenuto ieri, dai sanitari del 118, in seguito ad una telefonata, all’interno della sua abitazione in contrada Falconeria, tra Alcamo e Partinico.

Tutto fa pensare ad una morte naturale, forse un infarto, come rilevato da una prima ispezione cadaverica eseguita dal medico legale giunto sul posto.

La procura di Palermo però vuole vederci chiaro ed ha disposto l’autopsia. Nei giorni scorsi Palmeri avrebbe confidato ad alcune persone a lui vicine e al suo avvocato di temere per la sua incolumità, chiedendo di non presenziare in aula a Caltanisetta ma di essere sentito in videoconferenza, continuando a tenere celata la propria identità. Armando Palmeri, di sessantadue anni, storico braccio destro del boss alcamese Vincenzo Milazzo ucciso nel luglio del 1992, aveva deciso poi di pentirsi. Alcuni anni fa era uscito fuori dai programmi di protezione ma aveva continuato ugualmente a testimoniare in diversi processi per mafia.

Fu proprio lui a fornire agli investigatori una diversa chiave di lettura sull’uccisione del boss Milazzo e della fidanzata, Antonella Bonomo, all’epoca ventenne e incinta. Secondo Palmeri Milazzo venne ucciso perchè si oppose al disegno stragista di Cosa Nostra. Ascoltato nel 2018 nell’ambito del processo ‘Ndragheta stragista, l’ex collaboratore di giustizia ricostruì i suoi anni trascorsi accanto al capomafia alcamese.

Al procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, rivelò la presenza di uomini dei servizi segreti in ben tre incontri che si tennero ad Alcamo nella primavera del ‘92 con esponenti di spicco di Cosa Nostra: uno in contrada Conza a Castellammare del Golfo, nella casa dell’imprenditore De Simone, il secondo nella villa dell’imprenditore palermitano Manlio Vesco, qualche tempo dopo vittima di uno strano suicidio, l’ultimo a casa del senatore Corrao: “Da quegli incontri  - dichiarò - Milazzo usciva molto turbato. Mi diceva: questi sono pazzi scatenati e che quello che volevano fare avrebbe portato alla fine di Cosa nostra e che non avrebbe portato beneficio a nessuno. Milazzo non era favorevole ma rispondeva con un ni a quel progetto. Se avesse detto no sarebbe stato un gran rifiuto e ci avrebbero ammazzato”. 

Secondo i racconti di Palmeri, agli incontri avrebbe preso parte anche l’ex chirurgo alcamese, Baldassare Lauria, che ha sempre respinto tute le accuse. Il confronto tra i due però non si terrà mai.

Giusto precisare che Palmeri soffriva di problemi cardiaci e che la sua morte è da imputare ad un infarto, ma evidentemente le dichiarazioni fornite negli anni hanno portato i magistrati palermitani a chiedere un approfondimento sulle cause del decesso.