Polizia penitenziaria, i sindacati: “Carceri in Sicilia al collasso, la politica intervenga”

Polizia penitenziaria, i sindacati: “Carceri in Sicilia al collasso, la politica intervenga”

“Siamo vicini ad un punto di non ritorno, e se non arriveranno segnali faremo, come già preannunciato, lo sciopero della fame”.

Lo scrivono i segretari regionali di Sappe, Osapp, UilPa Polizia Penitenziaria, Fns Cisl Sicilia, tornando a lamentare la mancanza di tutela della Polizia penitenziaria da parte del mondo politico.

La nota dei sindacati trae spunto dal ringraziamento espresso alla Polizia penitenziaria, da parte del provveditore delle carceri siciliane, Cinzia Calandrino.

“Questo ringraziamento è un segnale di vicinanza alle donne e agli uomini della Polizia Penitenziaria – commentano i segretari regionali dei sindacati di categoria – in un momento dove, grazie anche al buonismo dilagante che foraggia l’ingovernabilità attuale delle carceri, si registrano giornalmente atti di arroganza e prepotenza dei detenuti verso la Polizia Penitenziaria, mentre imperversano aggressioni, i suicidi, e con l'ausilio droni di telefonini, droga”.

“Come sindacati maggiormente apprezziamo questo atto della dottoressa Calandrino – continua la nota – che dovrebbe seguire un identico atteggiamento da parte della Ministra Cartabia e della politica tutta, considerato che in questo periodo la Polizia Penitenziaria vive una situazione drammatica, perché si trova in mezzo ad una tempesta gestionale, che sta depotenziando la sicurezza della Stato all'interno delle carceri”.

“La politica ed i politicanti – concludono i segretari regionali dei sindacati di categoria – devono capire che serve gente che non abbia l'attuale retaggio mentale nella gestione delle carceri, dove non capendo nulla del sistema invece di rafforzarlo, lo sta indebolendo, giacché le visite programmate unite alle belle parole, si scontrano con una realtà al collasso, dove un apparato di sicurezza senza uomini, mezzi, strutture, si trasforma giornalmente in un campo di battaglia, e le notizie che ogni giorno i mass media trasmettono dovrebbero far capire che siamo vicini ad un punto di non ritorno, e se non arriveranno segnali faremo come già preannunciato lo sciopero della fame”.