Per non dimenticare la tragedia dell'Espresso Trapani

Per non dimenticare la tragedia dell'Espresso Trapani

Alle ore 12,00 del 29 aprile del 1990 venne ritrovato il relitto dell'Espresso Trapani. Fu necessario l'utilizzo del battello oceanografico Poseidon per individuare la nave adagiata a oltre 100 metri di profondità a circa un miglio dallo scoglio Porcelli. Il giorno dopo la tragedia, che si consumò nel giro di 19 minuti, in un pomeriggio di primavera, mentre in città impazzavano i festeggiamenti in onore di San Francesco di Paola, il protettore dei naviganti. Trentanove i supersistiti di quella che viene ricordata come la più grave sciagura avvenuta nelle acque antistanti la città falcata. Tredici le vittime, di cui sette rimaste in fondo al mare. Trentuno anni dopo la ferita è ancora aperta nel ricordo di chi non c'è più. Una tragedia che ancora oggi presenta dei punti oscuri. Non è mai stato chiarito del tutto cosa accadde quel maledetto 28 aprile del 1990. Nessuno sa perchè quella nave è colata a picco.

La ricostruzione di quei tragici momenti

Ore 16.58:  L'espresso Trapani cerca di allinearsi per entrare nell'imboccatura del porto. La nave vira bruscamente a sinistra poi sbanda a destra, si inclina. 

Ore 17,00: Viene lanciato il may day, alle 17,02 l'ufficiale di turno alla centrale operativa della capitaneria dà l'allarme che viene immediatamente raccolto dall'aliscafo Botticelli che si trova a Favignana e che si dirige immediatamente verso l'isolotto Formica, seguito dalla nave cisterna Vetor II.

Ore 17,17: Il Botticelli raggiunge il punto della tragedia. L'equipaggio però non riesce ad avvistare la nave. L'Espresso Trapani era già stato inghiottito dal mare. 

L'unico che avrebbe potuto fornire una spiegazione è il comandante Leonardo Bertolino, che era al suo ultimo imbarco prima della pensione. E' affondato insieme alla sua nave e il suo copro non è mai stato ritrovato. Così come il mare non ha mai restituito i corpi del direttore di macchina Gaspare Conticello, Ignazio Mauro, Claudio Merlino, Giovanni Maranzano, Antonino e Salvatore Mirabile. Nella tragedia perse anche la vita la moglie del comandante Rosa Adragna, il suo corpo venne ripescato assieme ai corpi di Francesco Gianquinto, Giuseppe Fonte, Filippo Randazzo, Michele Caruso e Francesco Lombardo. 

Lo scorso anno il comune ha intitolato una strada nei pressi del porto pescherecci in memoria delle vittime di quell'assurda tragedia.