A San Martino ogni mosto diventa vino!

La leggenda e la tradizione dietro abitudini che si tramandano da secoli

A San Martino ogni mosto diventa vino!

Stamattina il mio orologio biologico mi ha svegliato puntualmente all’alba, giusto in tempo per scrivere questo post prima di immergermi nella calda acqua della vasca e godere di un po’ di buona musica di Rosa Balistreri sollecitato dal bel pomeriggio trascorso in settimana alla tenuta del Cav. Mandina nella borgata di Costiera, “A San Martino…ogni mosto diventa vino”, dove abbiamo festeggiato il giorno dedicato al Vescovo di Tours in questo bellissimo baglio dove tutto è rimasto come cent’anni fa con la struttura, gli attrezzi ed i luoghi incontaminati di un tempo, immergendoci nella cultura contadina e gustando i sapori della terra: le mufulette appena sfornate con l’olio nuovo, la ricotta, il pecorino, le olive condite, la salsiccia arrostita, per poi brindare con il vino novello ed i biscotti di San Martino, prima di concludere con le caldarroste e le immancabili sfinci.

Allietati dalla voce di Gloriana e dalla sua chitarra, accompagnata da un soave clarinetto che ci ha riportato dentro la musica popolare di un tempo.

L’11 novembre è infatti il giorno di San Martino, la leggenda vuole che questo giorno sia anche chiamato L’estate di San Martino, perché si dice che sia il giorno più tiepido e più soleggiato dopo le prime gelate autunnali, e la grande quantità di pioggia della notte scorsa, che ha fatto temere il peggio mettendo in allarme la città ed i tanti amici e familiari lontani.

Il famoso poeta Giosuè Carducci ricorda San Martino nella poesia a lui dedicata che descrive proprio questo periodo dell’anno in cui la fanno da padrone le sagre di paese, in un clima freddo, nebbioso ma che nonostante tutto riscalda i cuori….

«La nebbia a gl’irti colli

Piovigginando sale,

E sotto il maestrale

Urla e biancheggia il mar;

Ma per le vie del borgo

Dal ribollir de’ tini

Va l’aspro odor de i vini

L’anime a rallegrar.

Gira su’ ceppi accesi

Lo spiedo scoppiettando:

Sta il cacciator fischiando

Su l’uscio a rimirar

Tra le rossastre nubi

Stormi d’uccelli neri,

Com’esuli pensieri,

Nel vespero migrar».

Infatti è proprio in questo periodo che si si aprono le botti per il assaggiare il vino nuovo (da qui anche il nome di festa del vino novello) e vengono arrostite le prime castagne, il tutto sempre in un clima di festa, anche nell’attesa del prossimo Natale, in Germania infatti è proprio questa data che apre le festività natalizie con fiaccolate di bimbi per le città. Perché è proprio in questo periodo che le vie iniziano ad illuminarsi, i profumi delle feste riempiono l’aria e i colori accesi dell’autunno incorniciano le città.

Ma Perché proprio San Martino? Quest’uomo è nato nel 316-317 in Pannonia (oggi Ungheria) ed è un simbolo di carità, lui era un soldato che durante una notte particolarmente fredda, incontrò un mendicante con pochi stracci indosso che tremava dal freddo. San Martino si racconta che tagliò il suo pesante mantello militare di lana e donò la metà al povero. Immediatamente il sole si mise a scaldare come in estate (per questo viene chiamata anche l’estate di San Martino).

Da notare è che lui era un militare romano non cristiano e che quella notte sognò che Gesù raccontava agli angeli che lui lo aveva coperto col suo mantello… Al suo risveglio Martino trovò il suo mantello integro. La leggenda narra che dopo questa “avventura” decise di farsi battezzare e che nel tempo divenne Vescovo di Tours, morì l’8 novembre e l’11 vi furono i suoi funerali.

I giorni precedenti a questa festa si costruiscono lanterne di carta e l’11 novembre si percorre verso sera un tragitto con la propria lanterna illuminata cantando canti in onore di San Martino che ha donato la luce e che invita tutti noi a cercarla e ad offrirla al mondo. In questi giorni l’oscurità si diffonde sempre più, le foglie cadono, la natura va in letargo e anche noi siamo portati a restare sempre più dentro a noi stessi, a ritirarci dal mondo.

Ma se la luce esterna sbiadisce la luce interna deve continuare a brillare e a indicarci la via nel buio che avanza.

Francesco Sciacchitano