Degli altri Misteri

Rubrica a cura di Nino Marino

Degli altri Misteri

Interrompo le righe sui Misteri, visto che sono state momentaneamente sospese le “scinnute”. Ma pur di misteri scrivo e di scinnute non meno.
Il C.S.M. ha nominato il Procuratore della Repubblica di Roma, una dei poteri più importanti della Magistratura. Dopo il travaglio di un anno: s’era aperto -e non s’è chiuso- un gravissimo scandalo: vi stava mettendo mani, con il Magistrato Luca Palamara, ora sospeso, Luca Lotti, braccio destro di Matteo Renzi.
Entrambi sostenevano a quella decisiva carica Marcello Viola, Procuratore generale a Firenze, la città di Lotti e di Renzi, con lo scopo dichiarato di esercitarvi un potere di parte.
Tramite, of course, che in Commissione aveva ottenuto la maggioranza delle designazioni. Scoppiato il tempestivo scandalo proprio alla viglia della nomina … <Lotti …zzata>, tutto si fermò e su Viola scese il silenzio. Cadde: la sua “scinnuta”.
Il <mistero>: anche la nomina di Marcello Viola a Procuratore generale della città di Lotti e di Renzi era stata<Lotti … zzata>? Non so e perciò non dico.
Nessuno ha spiegato se le ragioni, ovvie, -che ne hanno <sconsigliato> la nomina a Roma non siano ostative anche per non mantenerlo a Firenze.
Insomma: Viola era stato <allevato> sin da quando tenne il <potere< a Trapani? Fu un abile costruttore di se stesso: financo
“la Repubblica” gli dedicò peani. Disse che ea stato minacciato in autostrada e che ignoti avevano scassato la porta del suo Ufficio in Procura penetrandovi: per legger carte, per asportarle? Boh!. Nessuno ha mai saputo niente: ne chi fu, né perché, né -soprattutto- se fu vero. Ma una ventina di volenterosi ragazzi e ragazze la mattina presidiava l’ingresso al Palazzo Trapanese: la <scorta civica> di Marcello Viola. Il quale non faceva mistero -e vedete che ci sono dentro ai Misteri!- di avere una sua stampa, mezzi di comunicazione, ad esso <graditi>.
Capeggiò a Trapani una fazione in lotta dentro la sua Procura contro altri Magistrati consentendole indegne iniziative che il Tribunale avrebbe dichiarato completamente illegittime.
Solo in un’estate liberatoria, quando lasciò la Procura trapanese gli illegittimi inquisitori furono costretti a lasciare la presa. Non c’era più chi glielo consentiva.
Insomma: Roma stavolta se l’è cavata bene.