Quando Misil incontra gli...

Quando Misil incontra gli...

Non ci si sveglia all'inferno. All'inferno ci si smotta lentamente. Passo dopo passo. Scelta dopo scelta. Perché quasi tutte le progressioni, i cambiamenti, le metamorfosi sono placidi passaggi di stato. È proprio per questo motivo che la notoria rana di Chomsky non decede repentinamente ma passa in cottura, crogiolandosi al ribollir letale della propria ignoranza.

E noi non ci siamo svegliati oggi, in una Trapani territorialmente smembrata. L'acqua bolliva da anni nell'indifferenza di tutti. Perfino di chi, ieri, in campagne elettorale, scimmiottava di tutele come un novello Churchill, rivelandosi oggi una brutta copia di Ponzio Pilato. Il notorio fatalismo siciliano del “poi si vire” continua, ahinoi, a plasmare deplorevolmente questa terra, dalle magnificenze territoriali direttamente proporzionali alle deficienze politiche.

E così, spaccata dai cunei di un solipsismo d'altri tempi, entrambi i territori ribollono nel pentolone di un ridimensionamento, non soltanto territoriale, ma anche diplomatico; noi, pietre sempre più minute nel tempio delle istituzioni regionali e nazionali. Il paesone che si auto-nomina caput mundi, città più bella d'Italia, città della cultura sport vela sale musica mediterranea qualsiasi-cosa-passi-per-la-testa-del-nomenclatore-di-turno non sembra comunque avere le carte in regola per annoverarsi tra le capitali europee della lungimiranza, persa nel protagonismo di quei pochi che oggi danzano ebbri sulle macerie di una collettività (anzi due) a cui lasceranno il conto da pagare quando la sbornia collettiva sarà evaporata. E questo perché, storpiando in parafrasi il compianto Sergio Leone, quando la rana di Misil incontra il pentolone degli … dalla loro unione nasce non uno, ma due territori