La palestra del pensiero, la mega biblioteca di Trapani...

Un sogno lucido di John Flamingo, il nostro fenicottero impertinente

La palestra del pensiero, la mega biblioteca di Trapani...

Era una mattina di autunno quando, alle 5 di mattina, il cellulare, dopo una lunga vibrazione che fece tremare pure il pavimento, iniziò ad urlare: “ciuri ciuri, ciuri di tuttu l’anno”. Un tuono e un fulmine a ciel sereno sarebbero stati una ninna nanna in confronto. 

Tirai fuori la mano da sotto il lenzuolo velocemente e gli diedi una zampata, pardon una manata, che quasi lo distrussi, si zittì. 

Manco passò un minuto, il tempo di avere ripreso il sogno interrotto, che si rimise a cantare, facendo squillare il ritornello dell’amore siciliano.

Con tutta la pazienza del mondo, o meglio quel poco che ne ho di mattina così presto, lasciai a metà il sogno sublime che stavo vivendo, arrivo a prendere il cellulare, con notevole difficoltà e lo appoggiai all’orecchio. Ma impiegai troppo tempo a recuperarlo e nel frattempo si zittì, nuovamente.

Risultato: Mi riaddormentai.

Ma chi fu un lampo? A camurria si misi a strillare nuovamente e a momenti mi stavo ammazzando da solo se non mi fossi  reso subito conto che era appoggiato sul mio orecchio destro. La zampa, che era già proiettata come un fulmine verso l'orecchio, la fermai in tempo e cedetti alla suoneria e al suo volume che riuscirono così a svegliarmi.

Sollevai con sforzo immane la testa dal cuscino. Mi sembrò che tutta la Sicilia, compreso le isole minori, fossero cadute su di me e mi avessero schiacciato, ma nonostante tutto riusci a rispondere: "Pronto chi parla?"

Dall’altra parte, una voce fresca e pimpante: “ Buongiorno John, ci andiamo a correre?”

Era una voce femminile. Per un secondo mi sembrò che fosse la voce della stessa che stavo sognando, ma poi resomi conto che ero quasi sveglio, realizzai che era Ingrid, la mia amica svedese.

E continuo’: “John non riaddormentarti, come al tuo solito. Scendi, mettiti la tuta, le scarpe di ginnastica e andiamo a fare una corsetta. Sembra estate qui. Sbrigati”.

I risvegli traumatici non mi sono mai piaciuti, soprattutto dopo che apro gli occhi e la mente inizia piano piano a connettersi con il mondo: devo fare il mio solito rituale mattutino, che se non lo faccio nel modo e nei tempi a me congeniali  inizio in malo modo la giornata e rischio di farmela finire peggio.

Ma Ingrid meritava il sacrificio di saltarlo, pensai.

Così, in fretta e furia mi preparai. Manco il mio doppio caffè amaro presi per la prescia e, santa pazienza, scesi.

Era arrivata a Trapani il pomeriggio prima con la “Sicilian Airlines” da Stoccolma, ultima tratta giornaliera attivata a Birgi.

Laureata in scienze motorie, aveva nel sangue i principi della motorietà e del "fisico sano in mens sana".

Non perdeva una mattina, doveva correre almeno 10 chilometri al giorno. Aveva un fisico nordico, slanciato, bionda e con gli occhi azzurri. Aveva un carattere brioso positivo sempre gioioso.

L'avevo conosciuta all’università, molti anni fa a New York grazie all’Erasmus, e ci siamo sempre tenuti in contatto.

Ingrid mi dice che non vedeva l'ora di venirmi a trovare e di stare una settimana con me. Voleva vivere questa meravigliosa città di cui tutti parlano e tanto da me lodata nelle nostre lunghe conversazioni. Aveva scelto, tra i tanti, un B&B vicino a me, con vista mare.

La sera che arrivò andammo a cena e, stanca, andò subito dopo a coricarsi. Manco il tempo di una breve passeggiata al centro.

Ed eccola qua, ora non mi devo lamentare. "Cosa non si fa per le donne", pensai.

La trovai giù che mi aspettava con un sorriso che sembrava l'aurora boreale che usciva dai suoi occhi e, seduta al bar, teneva tra le mani, mostrandomelo, il caffè amaro doppio.

Abbassai gli occhi, sorrisi per coprire il mio piccolo senso di colpa per averla fatta aspettare tanto e sommessamente mi rimproverai ricordando a me stesso che le donne ne sanno sempre una in più del diavolo.

Dopo tanti anni che non ci vedevamo, ancora si ricordava della mia inseparabile abitudine e a cui non rinuncio per niente al mondo: quella del caffè amaro doppio.

La ringraziai, le diedi il buongiorno e iniziai a sorseggiare il mio caffè ancora caldo e ad un tratto, come per miracolo, la giornata prese la forma e il carattere giusto di quello che è l'inizio del mio giorno ideale.

La guardai e sorrisi.

"Andiamo?" disse Ingrid soddisfatta del nobil gesto.

"Sì, andiamo" Risposi, pronto e carico al punto giusto.

Ingrid: "John dove mi porti a correre?

Risposi: "Vivendo a Trapani non c’è che l’imbarazzo della scelta ma oggi andiamo prima sul lungomare e dopo ti porto in un posto sensazionale. Vedrai".

Ingrid: "Dove?"

Io: "Seguimi e vedrai". “Chi sù curiuse sti fimmini!!!” mi venne da pensare, in siciliano.

Il lungomare di Trapani è uno spettacolo, abbraccia due comuni: Trapani, appunto, ed Erice, due territoriche sono in continuità territoriale, senza interruzione.

La pista ciclabile? Una delle più belle del mondo. Come un cordone ombelicale li unisce, scorrendo in prossimità del mare turchese ed è ombreggiata da un palmeto sempre verde che arricchisce il demanio marino, risultando così ai frequentatori finemente curato. Il percorso è finemente incastonato da panchine scolpite del famoso marmo di Custonaci che, giustemente posizionate, tra una palma e l'altra, ti invitano a sedersi e a riposare.

Ingrid era così curiosa che allungò il suo passò e, una volta accelerato, la seguì di istinto. Superammo in un baleno la spiaggia di san Giuliano e subito dopo arrivammo ad un grande ingresso bianco, disposto ad arco, che guardava il mare.

A caratteri cubitali  la scritta "TRAPANI-PARK ALL GAMES".

Ingrid si voltò verso di me, mi guardò stupita e non aggiunse parola.

Ci avvicinammo all’ingresso e così leggemmo il cartello apposto ad uno dei suoi lati che riportava la lunga lista di tutto ciò che c’era dall’interno del park.

Autodromo, campi da tennis, open ed indoor, tennis da tavolo, piscina olimpionica, campi da calcio e calcetto. Ed ancora, campo da Golf, da bocce. social gym. Infine quella che più mi colpì: la "political training room".

Ingrid mi guarda e dice "Hai visto John?"

Non risposi, pensai che vivendo a Trapani tutto questo era normale ma capii la sua sorpresa. Entrammo.

Una schiera di giovani atleti correvano verso un grande capannone. D'istinto li seguimmo. Uno di loro aveva appena finito di fare una corsetta: vestito di bianco ed in tenuta sportiva anni 70, calzoncini, calzettoni sotto le ginocchia, scarpe da tennis,  T-shirt, col coccodrillo, banda elastica, così vestito completamente in bianco che più bianco non si può, sembrava il figlio di Dash, che faceva spiccare il suo viso roseo e candido. Si avvicinò verso di noi ed educatamente ci disse: "Avete superato il Brain Test, anche voi?"
Rispondemmo in coro: "Brain Test ???". Con un po’ di vergogna chiedemmo di che cosa si trattasse.

Il giovane che sembrava un angelo come era bello, rispose: “Dovete scaricare l'app sul vostro telefonino e lei vi indirizzerà”.

Ci guardammo con Ingrid e domandammo : “Che app dobbiamo scaricare?”

Rispose: "Trapani Life Park All Games", e continuò con il fare di uno che se la tira, lasciando prevalere quell'alone di antipatia: “il beep che avete sentito, se lo avete sentito, subito dopo aver oltrepassato l'ingresso, era l'invito ad avviare il download dell'applicazione”.

Prendemmo i telefonini e sullo schermo riscontrammo ciò che non avevamo sentito. Con un po’ di imbarazzo avviammo il download. Dopo un lampo, una voce metallica ed impersonale dal cellulare: "Ciao John, dopo aver accettato la privacy puoi iniziare il tuo Brain Test”. 
Pensai alla inutilità della privacy e maledissi il giorno in cui noi inglesi l'abbiamo pronunciata per la prima volta, mentre il giovane Dash ci salutava e tornando verso il suo gruppo di tanto in tanto si girava per guardarci, come se fossimo del fossili prestorici.

Iniziammo il  Brain Test.

App: “Benvenuto a Trapani Life Park, ti farò qualche breve domanda per meglio indirizzarti e consigliarti. Sei Pronto?” 
Risposi di sì.

App: “Ami la caccia?" Risposi subito e d'istinto No, mi sono quasi offeso. Come prima domanda poteva evitarla, gli stavo rispondendo in malo modo, poi pensai ma che rispondo ad una APP??? Mi appellai al mio self-control perchè, vi confesso, la domanda una certa agitazione me la creò.

App: "Allora ami la pesca".

In parte aveva, ragione. Passo diverso tempo con i piedi alluvionati nella salina di Trapani. Mi piace vedere sguazzare i pesciolini e di tanto in tanto mi viene voglia di afferrarne uno. Ma poi li lascio liberi e felici nuotare.

App: "Ami volare?" Risposi di sì, era ovvio. Sono o non sono un fenicottero?

App: " Vivi da solo o ami vivere in gruppo?" 
Amo vivere da solo ma di tanto in tanto il gruppo non mi dispiace. Anzi sono sempre in compagnia di tanti tanti amici.

App: " Ti piace parlare?”.
“Si tanto”.
App: " Hai fatto tante promesse?"
R: “Sì, alcune”. 
App: " Le hai mantenute?"
R: "Non sempre".

Nel frattempo Ingrid aveva finito e aspettava me. La mia iscrizione era incomprensibilmente più lunga e sinceramente non ne capivo la ragione.

App: "John, test superato, sei idoneo per tutti gli sport, puoi fare anche politica con la P grande". Tutto mi sarei aspettato ma proprio questo no, rimasi  stralunato. Mi avviai verso Ingrid che mi apettava.

Ingrid : "John sai che l'applicazione mi consiglia di fare jogging aerobico? E la tua?"

La mia??? Guardo il cell, apro la schermata e leggo:" Percorso consigliato per te: palestra per i politici, la political training room“.

Guardai Ingrid dispiaciuto perché dovevamo separarci e sperai per non molto: "Ci vediamo dopo.

L'App: "John ti devi recare alla palazzina alla tua destra". 
Una struttura bianca con grandi vetrate dal cui interno non si intravedeva alcunchè. Entrai nella hall. Una musica sobria e dalla fattura classica mi accolse e subito fui rapito dalla grandi immagini cui le pareti erano adornate. Nunzio Nasi, maestoso, seduto alla sua scrivania. Giolitti sdraiato su un sofà che lasciava intravedere un sorriso beffardo e Mazzini che preparava il caffè. Pensai che con Mazzini condividevo anche l'abitudine del caffè amaro. C'era anche Cavour tra le vigne dell'astigiano e Empedocle Restivo in via Libertà a Palermo, in un'altra parete. "Dove sono finito?" Pensai. Ma venni attratto dal rumore d'acqua provenire da una stanza attigua all'ingresso. Mi avvicina ed aprì la porta con la curiosità influenzata dalla paura.

Una sauna con la cascata d'acqua sulfurea di cui ne capì subito le caratteristiche organolettiche ed olfattive. Vuota. Non c'era nessuno. Mi sedetti.

Tra i fumi e il silenzio intravidi avvicinarsi con passo delicato un uomo anziano. Mi spaventai tant'è che ebbi un sussulto. L'uomo somigliava preciso preciso ad Aldo Moro.

Pensai ad alta voce:" un fantasma!!!"

L'uomo udì il mio pensiero: " Ma quale fantasma" e proseguì... "sugno Giacomino, il tuo personal political trainer".

Giacomino: "In questa scuola trapanese tutti i grandi politici sono venuti ad imparare a pensare. Perchè pensare sembra facile, ma non è cosi'.

E proseguì: “Un politico, quando impara a pensare, dopo anni di studio è in grado di cambiare la storia”.

E aggiunse:  “Tutti i profani pensano ad allenare i muscoli. Mentre dovrebbero pensare ad allenare il cervello. E' lì che nasce il pensiero e non in altri organi. La paidèia di Platone è il modello formativo perché, caro John, in un sistema ideale, il giovane che vuole intraprendere l’arte della Politica e non solo deve essere sottoposto a una prima istruzione da parte dello Stato, che comprende sia l’esercizio del corpo, ottenuto attraverso la ginnastica e il combattimento, sia quello dello spirito, impartito con l’ausilio della musica e la lettura dei classici e della storia, per far si che i giovani ricercano il Bello ideale e non la bellezza sensibile".

Una scuola politica? Io non l'avevo chiesta e neanche mi interessava, tuttavia Giacomino mi aveva incuriosito.

"John - proseguì Giacomino - facciamoci una camminata”.
Uscimmo dalla sauna e dopo un breve corridoio entrammo in una biblioteca immensa. Mi fece sedere e mi lasciò dicendomi: "Ti lascio in buona compagnia, tra un'ora ritorno, allenati."

Certo che Giacomino la sapeva lunga, era stato per anni a Roma nei centri nevralgici della storia politica italiana e a Palermo, per quella siciliana. Un filantro-politico.

Dopo un po' ritornò e mi chiese: "Allora, ti sei allenato? E cosa hai imparato?". 
Io ero rimasto ad ammirare quella biblioteca in silenzio. Ne percepivo l'autorovolezza e la positività di ogni suo volume e dei pensieri in esso raccolti. Non lessi neanche uno di loro per rispetto e per non interrompere quell’atmosfera irreale che percepivo e condividevo con l'ambiente che mi circondava. Lo guardai e non risposi.

Giacomino: ”John, ogni casa dovrebbe avere una libreria, perché prima o poi qualcuno di questi libri ti chiama". 

Mi chiama? I libri ti chiamano? A me non aveva chiamato nessuno di loro.

Giacomino: “ Non è vero e se sei qui sei stato attratto da tutti loro".
E proseguì: “Mio caro John, in ogni libro è contenuto un pensiero ed è lui che ti sceglie”. 
Continuò: “Ma se tu non hai neanche un libro, nessuno ti sceglie, ed  è come non avere nessun pensiero”.
Con fare paterno e con tutta la pazienza dei saggi continuò: ”L'essere umano rimane nella memoria dei libri ed è immortale. Si tramanda in tutte le generazioni dei popoli, arrivando a modificare financo la selezione naturale  e chi vuol fare politica si deve fare il bagno nei libri, proprio perché loro insegnano a scegliere il futuro per migliorare e rendere vivibile la vita delle generazioni future. A Trapani, grazie a questa palestra, la formazione è a livelli internazionali e da tutto il mondo giungono per i numerosi master di perfezionamento che vengono organizzati ogni anno”.

“Sei stato scelto dall'app e devi sentirti fortunato”, mi riprese Giacomino.

Rimasi al contempo sospeso tra cielo e terra e il mio pensiero ripercorse velocemente a ritroso tutte le opere che ho visto e raccontato fino ad ora durante questo meraviglioso viaggio, nella terra del sole e del sale, dove ora capisco che solo qui in questo angolo di terra e a Trapani specialmente, potevano essere realizzate. 

Usci dalla biblioteca e mi avvicinai ad un albero di ulivo secolare. Sotto una panchina vuota, come se mi aspettasse. Mi sedetti.

“John!!! dove eri finito???” Era Ingrid che urlava felice di avermi ritrovato come se mi cercasse da secoli, con un opuscolo in mano che sventolava comu s'avia stata  abbintata dall’api.

Ingrid: “John devi leggere questo libro che ho trovato su una sedia in piscina all'uscita”. 
"La palestra di Platone"  un libro dalla copertina bianca di poche pagine.

Candido, apro la prima pagina e trovo una dedica: " A John, che ha avuto la pazienza e la curiosità di ascoltare un vecchio che crede nell'infinito, dove tutto nasce". Con stima e fiducia Giacomo L.

Ad un certo punto sento provenire da lontano: “John, John!!!" Un urlo ripetuto accompagnato da un frastuono da seconda guerra mondiale. Bussavano alla porta con i pugni, come una salve di colpi da cannone.
L’urlo acuto, ferendo in malo modo i miei timpani, continuava: “John sei a casa? Tutto bene? Svegliati che è tardi. Non mi fare sentire male pa preoccupazione che è di aeri assira che non ti vio”. 
E continuava nell’imprecazione: “Eri così ubriaco che sei tornato a casa solo solo perché erano finiti tutti gli alcolici della provincia.”

Era la mia vicina di casa, Mariuccia, preoccupata che non mi aveva incontrato come tutte le mattine al bar a sorseggiare il mio doppio caffè amaro. Lei usciva a metà mattinata per andare a fare la spesa nel vicino mercato rionale.

Aprii gli occhi, ero tutto sudato sul letto della mia camera, dalla cui finestra un raggio di sole meridiano trafiggeva la mia fronte, impedendomi di aprire bene gli occhi ed acuendo il mio mal di testa. Riuscii ad alzarmi e nonostante la spossatezza e la scarsa visione che mi offrivano i miei occhi raggiunsi l’ingresso.

Aprii la porta e trovai Mariuccia che mi urlava in faccia: “John!!! Chi dorme non piglia pesci, guarda cosa ti stavi perdendo”, mostrandomi orgogliosa un volantino che teneva in mano:

" Prossima apertura a Trapani della Poli-Sportiva del pensiero. La scuola politica dei tuoi sogni”. 

Avevo fatto un sogno di quelli veri e reali. Avevo vissuto un desiderio vero e proprio o avevo fatto un viaggio senza materia? Sicuramente un Déjà vu. I pensieri viaggiano di notte e a Trapani sanno dove andare e chi cercare, come i libri, pensai. Mi sedetti di botto ed incredulo col foglietto in mano, sorrisi ed esclamai “Che bello dormire a Trapani non hai bisogno di faticare, fai un sogno e subito si realizza”.

Alla prossima il vostro John.