'Il monello' compie 100 anni: il primo capolavoro di Charlie Chaplin

'Il monello' compie 100 anni: il primo capolavoro di Charlie Chaplin

Quest’anno sono stati tanti gli anniversari a tre cifre in cadenza nel calendario, dai 700 anni dalla morte di Dante ai 100 anni dalla nascita di Leonardo Sciascia, tra questi si è celebrato l’uscita del “Il monello”: il primo capolavoro cinematografico di lunga durata di Charlie Chaplin. Infatti, questo primo lungometraggio del regista venne proiettato per la prima volta nel 1921.

Tuttavia, quest’anno oltre al 100esimo anniversario della pellicola, è stata la ricorrenza del 50esimo della colonna sonora del film, scritta dallo stesso Chaplin insieme al compositore Eric James. Infatti, Chaplin sapeva suonare il violino e un po’ il piano, ma non sapeva comporre. Tutte le sue musiche sono state canticchiate da lui e su quei suggerimenti poi James componeva le melodie ad oggi conosciute. 

Celebrazione Il monello al Parioli

Il monello è un capolavoro di successo nel cinema muto che al teatro Parioli di Roma è stato celebrato con la proiezione accompagnata dall’esecuzione dal vivo della colonna sonora, suonata dalla pianista olandese Maud Nelissen.

Il componimento, inizialmente nato e composto per orchestra, come tutte le musiche presenti nei film del grande regista, in questo caso viene eseguito al piano. La stessa Nelissen racconta l’emozione che ha provato nel comporre insieme a Eric James la versione al piano della colonna sonora.

Quella stessa emozione viene trasmessa non solo dalle sue parole, ma anche dalle immagini proiettate che come un album fotografico si susseguono prima della proiezione. Da questo ne risulta un excursus storico e biografico sulla figura eclettica di Chaplin, che amava cimentarsi in varie performance e nelle quali magicamente riusciva in tutte.

Il susseguirsi di foto e della voce narrante della pianista fanno immergere gli spettatori nel mondo e nella vita del regista. Viene delineata una ricostruzione dettagliata della figura di Chaplin: dalle foto dell’infanzia a quelle degli oggetti di scena, dalle immagini immortalate durante le riprese del film a quelle nel dietro le quinte.

Un vero e proprio tributo memoriale a Chaplin. L’incipit storico introduttivo consente di delineare perfettamente la sua immagine di grande cultore del cinema muto.

Nei suoi primi film prende le vesti di The Tramp (il vagabondo): un personaggio creato nel 1914, conosciuto anche con il nome di Charlot (Charlie), che diventerà un simbolo iconografico in cui lo stesso attore si riconosce.

Infatti, come Charlot anche Chaplin ha avuto un’infanzia difficile. Appartenendo ad un ceto sociale molto basso e abbandonato dal padre è costretto a vivere una vita di stenti. Nonostante questo, però, Charlot vuole apparire sempre al meglio, per questo motivo seppur con indumenti visibilmente rovinati, illude l’occhio visivo indossando abiti eleganti come la tipica bombetta, le scarpe eleganti, seppur bucate, e vestiti da signore tipici della Londra bene.

Possiamo considerare Il monello come una vera e propria autobiografia. Infatti, similmente alla vita vissuta dall’attore, il film racconta la storia di un bambino che viene abbandonato dalla madre e diventa orfano. Dopo una serie di peripezie finisce in un quartiere malfamato, lì per puro caso viene trovato da Charlot che inizialmente vuole liberarsene ma, tra scherni e scene comiche, trova un bigliettino tra le coperte del bambino in cui è scritto “ama questo bambino orfano”. Alla lettura di quelle parole, Charlot viene colto da un senso di vicinanza nei confronti del bambino, poiché entrambi portavano con sé lo stesso destino, per questo motivo sceglie di tenerlo e accudirlo come suo figlio.

Tra melodie e scene espressive di gesti, il cinema muto avvolge lo spettatore immergendolo totalmente nel freddo di quella casa decadente e il cibo caldo e soddisfacente di un pasto guadagnato dopo una giornata di lavoro. Come due complici Charlot e John, il bambino orfano, vivono insieme in quel quartiere malfamato e tra risi e scherni si prendono cura dell’altro, legati da un legame di puro amore e affetto reciproco.

Primato indiscusso in questo film viene dato a Jackie Coogan, oggi ricordato come lo zio Fester, poiché è stato il primo attore bambino del cinema muto statunitense. Infatti, soltanto all’età di sette anni aveva preso le vesti di John. Chaplin lo aveva visto recitare durante uno spettacolo teatrale ed era rimasto meravigliato dal suo modo così naturale di recitare e trasmettere emozioni. Per questo motivo lo ingaggiò per le vesti del bambino orfano. Durante le riprese Chaplin e Coogan diventarono grandi amici, tanto che lo stesso Jackie dirà di considerare il regista come un suo secondo padre.

Chaplin è stato per quasi tutto il suo periodo di attività cinematografica un promotore del cinema muto. Successivamente al potete delle immagini fece sposare quello della musica. Da lì il suo cinema si trasforma nel trionfo dell’iconico e del patemico. Un linguaggio non verbale che viene prediletto dal regista fino al 1940 quando per la prima volta con il suo lungometraggio Il dittatore il suo personaggio con uno spirito rivoluzionario si alza per incitare l’umanità a salvarsi dalle depravazioni e dai vizi, spingendoli in una lotta fraterna.

'Il monello' compie 100 anni: il primo capolavoro di Charlie Chaplin