Oliver Stone e il suo Talk Radio

Oliver Stone e il suo Talk Radio

Ormai l’autunno è alle porte: le temperature cominciano ad abbassarsi, gli acquazzoni iniziano a essere più frequenti e le foglie ormai da tempo cadono decorando il suolo con colori caldi. Con questa stagione a subire un mutamento non è soltanto l’ambiente che ci circonda, ma sono anche i nostri stili di vita. Infatti, con le giornate che iniziano ad accorciarsi, le serate a casa aumentano e la scelta di voler stare in un luogo caldo diventa un’esigenza. Questo è stato uno dei motivi per cui nel mese di ottobre ho scelto di dedicare due articoli alle opere cinematografiche. L’altro motivo, invece, è scaturito dal fatto che nel mese di ottobre nella nostra capitale Roma, città in cui attualmente vivo, si svolge il Festival del Cinema, un evento di più giorni che anima la città di numerosi eventi culturali.

Il primo tributo che ho deciso di fare è al regista Oliver Stone, uno dei pilastri del cinema internazionale candidati per l’assegnazione del Premio del Pubblico FS del Festival. L’opera che ho scelto per questa prima sfaccettatura di cultura della categoria cinema è Talk Radio, un film che ho visto di recente perché mi è stato consigliato e che ho subito amato.

Oliver Stone

William Oliver Stone è tutt’oggi uno dei personaggi più rinomati nel settore cinematografico. Nato a New York nel 1946, all’età di vent’anni decide di arruolarsi volontariamente nell’Esercito degli Stati Uniti, dove avrà un duro addestramento in fanteria, divisione per la quale combatterà in Vietnam negli anni ‘67- ‘68.

Congedato dalla guerra, torna in patria e decide di iscriversi alla New York University Film School, dove avrà modo di confrontarsi e avere come maestri alcuni dei registri più prestigiosi come Martin Scorsese.

Nel 1973 farà il suo esordio il suo primo cortometraggio Last Year in VietNam, un docufilm che riscontra numerose recensioni positive. Dopo qualche insuccesso come regista con i successivi film, decide di accettare l’incarico di sceneggiatore proposto da Brian De Palma per il film Scarface, film che viene ricordato da Stone come terapia contro la sua dipendenza dalla cocaina.

Tra gli anni ’80 e gli anni ’90 sono numerosi i film per cui ottiene vari riconoscimenti. Tra questi c’è Platoon – per il quale vince ben quattro premi Oscar, per le categorie di Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Montaggio e Miglior Sonoro, e tre Golden Globe; Nato il quattro luglio – con cui viene premiano nuovamente come Miglior regista – e Fuga di mezzanotte – con il quale si attribuisce Migliore sceneggiatura non originale.

Senza dubbio a Stone si può riconoscere un grande talento. La sua versatilità e il suo eclettismo nel dilettarsi in diversi mestieri lo ha portato nel corso della sua vita ad indossare le vesti di regista, sceneggiatore, produttore cinematografico e anche di attore.

Talk Radio

Subito dopo il grande successo di Platoon, fa il suo esordio nel 1988 il lungometraggio Talk Radio.

Tuttavia inizialmente, forse perché oscurato dai precedenti successi del regista e inoltre considerato lontano dal suo stile, il film non viene accolto con grande clamore dal pubblico. Nonostante questo, presentato alla 39esima edizione del Festival Internazionale del cinema di Berlino, riesce a vincere l’Orso d’argento nel 1989.

Sin dai primi istanti lo spettatore si trova avvolto dalla voce del protagonista Barry Champlain – soprannome di Barry Golden –, un conduttore radiofonico di Dallas. Il programma che conduce si chiama Voci nella notte, nel quale si diverte a confrontarsi ed entrare in conflitto con personaggi strambi e psicologicamente instabili. Il tema centrale del programma sono i vizi e le depravazioni che tormentano la società contemporanea. Durante il format il conduttore con il suo umorismo austero e l’atteggiamento beffardo non risparmia nessuno. La sua lingua aguzza colpisce chiunque: dagli afroamericani agli ebrei, dai tossicodipendenti ai gay fino ad arrivare a persone mentalmente fragili e psicologicamente disturbate. Chi si sintonizza al suo programma e interviene in radio per sfogarsi ed essere ascoltato, in realtà viene insultato da Barry con cinismo e voracità.

Nonostante questo, però, il programma fin dai tempi del suo esordio, quando ancora era diretto da Jeff Fisher, riscontra un grande successo del pubblico proprio grazie all’atteggiamento del conduttore e al suo modo di dire le cose senza nessuno alcun scrupolo.

Tuttavia, oltre ai tanti radioascoltatori che lo rispettano e lo idolatrano, c’è chi invece non perde occasione di minacciarlo di morte con lettere minatorie e perfino finti pacchi bomba contenenti animali morti indirizzati allo studio radiofonico. Questo però non ferma Barry, che sfrutta l’odio per dar sfogo alla sua rabbia contro i radicali, i razzisti, gli antisemiti e i tutti coloro che godono incitano all’odio e alle discriminazioni. 

Nel frattempo il successo del programma diventa clamoroso: gli indici degli ascolti vanno alle stelle e le “voci della notte” si moltiplicano. Dato il grande trionfo, arriva per lo speaker l’occasione di andare in onda in diretta nazionale attraverso la syndication nazionale. Tuttavia, sarà proprio durante la sera dell’audizione che il personaggio di Barry comincia a rivelarsi in tutte le sue fragilità. Dietro quell’animo duro e poco rispettoso in realtà si nasconde un uomo sensibile e deluso dal mondo e dalla società. Nei suoi modi rudi e meschini si cela la sua volontà di scacciare tutto il male e l’odio che continuano ad essere il flagello dell’umanità.

«voi mi assalite come un branco di lupi affamati perché non sopportate la vostra realtà e il vostro modo di essere…e io sono qui a condurvi per mano nella selva delle vostre rabbie e delle vostre umiliazioni»

È importante sottolineare che il personaggio di Barry non è frutto dell’immaginazione di Stone. In realtà l’intero film è stato ispirato dalla storia di Alan Berg, un conduttore radiofonico americano degli anni ’80 ucciso da un gruppo di estremisti antisemiti. Berg è ricordato dagli americani come un conduttore irriverente e sfacciato che in più di trenta stati, in cui andava in onda, portò all’attenzione di un vasto pubblico alcune delle più grandi ipocrisie e nefandezze del popolo americano.