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Mafia, maxi confisca ad imprenditore di Cinisi, c'è anche un residence di San Vito Lo Capo
C'è anche un complesso turistico residenziale di Calamancina, a San Vito Lo Capo, tra i beni confiscati - per un totale di 150 milioni di euro - all'imprenditore di Cinisi, Andrea Impastato, di 72 anni. Il provvedimento emesso dal Tibunale di Palermo su richiesta del Procuratore è stato eseguito dalla Polizia. Le indagini patrimoniali, avviate dalla Divisione Anticrimine della questura di Palermo - Ufficio Misure di Prevenzione patrimoniali - hanno permesso di ricostruire il patrimonio illecito di cui Impastato risultava poter disporre, anche attraverso una platea di prestanome e fiduciari che gli hanno consentito di realizzare un impero economico costituito da numerose imprese attive nel settore edile, in quello dei trasporti, dell'estrazione del materiale da cava, del turismo, da numerosi beni immobili. Tra i beni confiscati, oltre al residence di San Vito Lo Capo, anche a un complesso immobiliare adibito a centro commerciale di oltre 50 mila metri quadri a Carini, a una cava tra Carini e Montelepre, a due complessi industriali per lo stoccaggio di merci e per la preparazione di inerti e conglomerati cementizi, a 40 appezzamenti di terreno a Terrasini, Cinisi, Carini, Montelepre, Monreale, San Vito Lo Capo, oltre che a rapporti bancari e finanziari. Andrea Impastato è figlio di Giacomo, detto «u sinnacheddu», esponente mafioso di spicco della famiglia di Cinisi, legato al clan di Gaetano Badalamenti. Il fratello Luigi venne ucciso a Palermo nel 1981 durante la guerra di mafia scatenata dai corleonesi di Totò Riina. L'imprenditore venne arrestato nel 2002 nell'ambito di un'operzione su Giuseppe Lipari, considerato il consulente finanziario di Bernardo Provenzano. Per gli investigatori, era proprio Impastato a gestire le ricchezze dei boss. Le successive indagini fecero emergere i rapporti dell'imprenditore di Cinisi con Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. Nel 2005 Impastato è stato condannato dalla Corte d'Appello di Palermo per associazione mafiosa a 4 di reclusione e libertà vigilata per un anno: nell 2009 scattò il sequestro dei beni che oggi ha portato alla confisca.