Se la guerra è quotidianità la tenerezza è l’unica soluzione

La rivoluzione del potere gentile

Se la guerra è quotidianità la tenerezza è l’unica soluzione

L’emozione è d’obbligo quando ti trovi davanti le immagini che arrivano dal conflitto ucraino, spirale di lutti e di violenza che mette a rischio 7,5 milioni di bambini.

Eppure la parola tenerezza rischia di trascinarci nelle sabbie mobili del sentimentalismo, di quel dolce miele che non ha il sapore di un sentimento ma solo il retrogusto di una sensazione ormai evaporata, travolti come siamo dal cinismo e dall’indifferenza. Essa invece è un sentimento molto potente che indica forza e non debolezza, una forma di amore umile ma rivoluzionario, in controtendenza con i caramellosi luoghi comuni.
È materia di persone forti, combattive, fornite di una passione che non si ferma di fronte alle tendenze del tempo. Semmai lo sfida: una rivoluzione che può rivelarsi molto più radicale e destabilizzante per noi stessi e per chi ci sta di fronte. Sfida i predatori e i prepotenti, pone domande scomode e offre nuove istruzioni. Accende piccole, miracolose luci nel buio annunciando una rivoluzione gioiosa e costruttiva, politica ed esistenziale, si insinua con delicata tenacia tra le grandi “virtù civili” e la retorica del potere. E’ ciò che manca per poter vivere e sentire un mondo finalmente comune a tutti.
La tenerezza rappresenta questa avvolgenza dell'amore, questo clima di attenzione e di effusione affettiva entro cui soltanto l'amore si può compiutamente manifestare e attuare. Quando dall'accaparrare tutto come proprio - "è mio!" - il bimbo compie la rivoluzione di dare qualcosa di suo all'altro. È l'amore che si fa vicino e concreto. È un movimento che parte dal cuore e arriva agli occhi, alle orecchie, alle mani.
La nostra rivoluzione deve passare attraverso la tenerezza, per l'allegria che si fa sempre prossimità, che si fa sempre compassione che non è mai pena: è soffrire per liberare, sostiene e rafforza. E ci porta ad includerci, per servire, nella vita degli altri di fronte alle sofferenze e alle tragedie. Nessuno si salva da solo, ci insegna Papà Francesco, soprattutto sotto il peso delle bombe.
Arriverà un momento in cui solo la Pace e il dialogo saranno considerati strumenti di convivenza tra i popoli ? Arriverà mai un momento in cui un bambino chiederà alla sua mamma: "Mamma che cos'era la guerra ?". Lo speriamo con tutto il cuore dal profondo di noi stessi.

Antonio Carcerano