Le considerazioni del sindaco di Trapani sulla vicenda legata alla stabilizzazione degli ASU

"Tempo di riformare la giustizia"...

Le considerazioni del sindaco di Trapani sulla vicenda legata alla stabilizzazione degli ASU

La vicenda che ha portato, l'altro ieri, alla decisione del GUP del Tribunale di Trapani, dottoressa Roberta Nodari, di non procedere nei confronti dell'ex sindaco di Favignana, Giuseppe Pagoto, e dell'attuale sindaco di Trapani, Giacomo Tranchida, per i fatti rigurdanti la stabilizzazione di due dipendenti Asu, ha portato ad una lunga riflessione del primo cittadino di Trapani.

Giacomo Tranchida prende spunto dal collega Antonio Decaro, sindaco di Bari, che in rappresentanza dei sindaci italiani ha portato in Parlamento, simbolicamente, centinaia di fasce tricolore per sensibilizzare il Governo sulle sin troppo facili richieste di rinvio a giudizio che gravano addosso ai sindaci di tutta Italia nell'espletamento del loro incarico... 

Tranchida si sofferma sulla mediaticità della vicenda (che lo portò anche ad essere protagonista di un paginone su una testata a tiratura nazionale) e sul clamore che lo ha visto protagonista: "Come è noto, dello scorso lunedì pomeriggio la decisione del GUP del Tribunale di Trapani, Giudice Nodari, che ha emesso sentenza di non luogo a procedere scagionandomi insieme all’ex Sindaco Pagoto ed altri, dall’accusa mossami  dalla Procura della Repubblica di Trapani, circa miei particolar e personali interessi nella procedura di stabilizzazione di personale ASU in servizio presso il Comune di Favignana e proveniente dal Comune di Erice.
Rispetto ai reiterati “processi di piazza”, meglio parlare di vere e proprie “piazzate” di talune testate giornalistiche, forte della mia coscienza, ho affrontato in questi lunghi mesi e con serenità l’atteso giudizio che conferma la mia innocenza rispetto alle infamanti accuse addebitatemi".

Il sindaco Tranchida sottolinea il fatto che le accuse abbiano preso le mosse da esposti “anonimi”. Secondo lui gli autori sarebbero tutt’altro che disinteressati alle vicende isolane. Ma vi accenna soltanto, preferisce precisare altro: "Insieme ai miei avvocati Giuseppe Rando e Giuseppe Marabete, che torno a ringraziare, abbiamo dimostrato l’infondatezza giuridica e fattuale dell’accusa. Tutti i nulla osta concessi tanto da sindaco di Erice, quanto da sindaco di Valderice ed oggi di Trapani, erano e sono legittimi e dovuti. Nelle diverse decine di nulla osta concessi ai dipendenti ASU ed LSU, di gran lunga maggiori rispetto ai due che mi si contestavano in questa vicenda giudiziaria, che per molti versi ha del grottesco, non ho mai avuto alcun interesse personale. L’unico fine perseguito è stato sempre quello pubblico oltre che di rispetto dei diritti del lavoratore, anch'esso di pubblica valenza.
Come sindaco, come peraltro è stato fatto nel resto della Sicilia ed in tutta Italia, mi sono speso con determinazione, partecipando attivamente anche a manifestazioni politiche e sindacali con la fascia tricolore, per riconoscere il sacrosanto diritto spettante a decine di persone che è quello di uscire dal circuito del precariato. Tale loro diritto era ed è riconosciuto dalla legge, la stessa legge a cui ho sempre risposto. In questa specifica vicenda mi sono pertanto comportato esattamente come hanno fatto tutti gli amministratori locali e i mie colleghi sindaci siciliani (stante la peculiarità normativa di settore, non soggetta alla Legge Madia) in decine di comuni, nonostante la singolarità di essere stato dalla magistratura inquirente trapanese chiamato invece a processo. In questi anni ho tutelato i diritti anche del personale ex ASU, oggi dipendente al comune di Trapani taluni, peraltro, ancora da stabilizzare".

Un sassolino, comunque, se lo toglie. Tranchida si rivolge a quanti, anche fra i colleghi sindaci o amministratori, non hanno dimostrato coerenza: "Questa vicenda è stata l’occasione, inoltre, per farmi riflettere circa la  mia generosità in termini di supporto e collaborazione disinteressata nei confronti di altri amministratori locali, solo apparentemente dimostratisi. Sappiano tali neo funamboli che non troveranno più alcuna sponda amministrativa o politica nel sottoscritto".


Infine, la considerazione amara su come "funziona" la giustizia in Italia: "Nel tempo si è sentito parlare di gestione del potere da parte del sottoscritto, di “sistema TRANCHIDA”, di nebbie ericine, di indebite ingerenze da parte del sottoscritto e chi più ne ha più ne metta. Indagini che troppo spesso non hanno neppure avuto una consistenza tale da farle accedere alla fase dibattimentale. Indagini talvolta costruite su accuse false propalate da soggetti poco credibili, indagini fondate su anonime quanto infondate accuse, indagini fondate su errati presupposti giuridici. Tali indagini, però, hanno avuto ampia cassa di risonanza mediatica che ha portato la nostra provincia, periferica e spesso isolata, alla ribalta della cronaca nazionale, financo sbattendo il sottoscritto nelle pagine di un notissimo periodico nazionale. Non è certo una bella pubblicità per il nostro territorio. Di contro e rispetto a tanto, con spalle larghe e fronte alta, rispondiamo con il quotidiano impegno delle formiche.
Ciò su cui, invece, deve più in generale porsi l’attenzione, così come oggi hanno fatto i Sindaci d'Italia, per primi sul fronte sociale anche della pandemia Covid 19, sono il sempre delicato rapporto tra politica, magistratura ed organi di informazione.
A livello più generale, e lo abbiamo anche come Anci ribadito, registriamo, purtroppo, che parte della magistratura inquirente ha contributo con le proprie interviste ad ingenerare un clima che non giova ai rapporti con la politica. Sovente si commentano indagini o ordinanze di applicazione di misure cautelari come se ci si trovasse davanti ad una sentenza definitiva di condanna.
Di contro le sentenze di assoluzione, di proscioglimento o di archiviazione non hanno mai lo stesso clamore mediatico.
Proprio per questo a più riprese il CSM ha invitato, con linee guida, raccomandazioni etc., ad una  rigorosa comunicazione da parte degli organi inquirenti e della Polizia Giudiziaria, informazione che deve essere improntata al rispetto della persona indagata e del principio di innocenza costituzionalmente garantito. Siamo sicuri che queste indicazioni, anche nel recente passato, siano state sempre rispettate?!?
Sono maturi i tempi per una  riforma della magistratura che sta attraversando una profonda crisi, riforma che deve passare dalla revisione dei rapporti tra magistratura inquirente, polizia giudiziaria e magistratura giudicante. Tale riforma, auspicata a più riprese ed anche in maniera vibrata dal ministro Cartabia, non è più procrastinabile".