Femminicidi, Ciminnisi (M5S): «La scuola sia il punto di partenza»
La deputata: «Servono leggi strutturali, non simboli»
«Non bastano simboli e gesti commemorativi: servono politiche concrete per prevenire la violenza di genere, non panchine rosse o iniziative spot approvate sull’onda dell’emozione». È con queste parole, affidate ad un comunicato stampa, che la deputata regionale del M5S, Cristina Ciminnisi, ha commentato «le variazioni che hanno visto anche l’istituzione di borse di studio intitolate a Sara Campanella, vittima di femminicidio». Una misura inserita nella "manovrina" finanziaria della Regione Siciliana, approvata dalla maggioranza di governo. Poco più di un gesto simbolico, secondo la deputata, che però non può essere sufficiente se non accompagnato da azioni durature. Al centro della critica, in particolare, l’assenza di interventi strutturali e immediati per contrastare i femminicidi, a partire proprio dall’educazione nelle scuole.
Ciminnisi, scrive nel comunicato: «ben venga, quindi, l’impegno del Presidente dell’ARS Galvagno a sostenere il nostro ddl sull’educazione affettiva e sessuale nelle scuole, varato all’indomani della morte di Sara e che è stato formalmente e ritualmente assegnato all’esame delle commissioni competenti. Ad oggi, però, l’iter non è ancora partito».
Per la parlamentare, il tempo delle commemorazioni non può più sostituire l’azione politica concreta: «La Sicilia non ha bisogno di buoni propositi, ma di leggi applicate subito, risorse certe e un piano strutturale contro i femminicidi. Occorre un impegno culturale che ribalti la logica della violenza di genere in tutte le sue forme. Partiamo da qui, dalla scuola, per Sara. Altrimenti, resterà tutto ennesima propaganda, mentre le donne continueranno a morire».
Critica, la deputata trapanese, anche sulla manovra correttiva regionale, approvata in Aula senza possibilità di modifiche da parte dei parlamentari. Secondo Ciminnisi una nuova occasione sprecata: «Una manovra senz’anima, arrivata in Aula blindata e senza possibilità per i Parlamentari di apportare contributi significativi».
A fronte dei circa 50 milioni di euro previsti, la deputata esprime una critica chiara alla metodologia e ai contenuti dell’intervento: «L’architettura della manovrina – afferma – conferma le criticità dell’esecutivo guidato da Renato Schifani, non a caso ultimo nella classifica dei governatori più apprezzati d’Italia: scelte calate dall’alto, assenza di confronto e priorità sbagliate. Una politica che, invece di ascoltare i cittadini, preferisce blindare le decisioni, alimentando ulteriormente il distacco tra istituzioni e territorio».