Sentenza di appello: il re dell’eolico «non favorì la mafia»

Sentenza di appello: il re dell’eolico «non favorì la mafia»

È stata confermata la condanna per intestazione fittizia di beni, a quattro anni di reclusione, decisa in primo grado nei confronti dell'alcamese Vito Nicastri, ma questo reato, come altri episodi che sono stati contestati all’imprenditore leader nel settore delle energie alternative, non avrebbero avuto lo scopo di favorire Cosa nostra.

Lo ha stabilito la Corte d’Appello di Palermo, che ieri ha assolto il “re dell’eolico” e il fratello, Roberto Nicastri, dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, riformando la sentenza di condanna che era stata emessa dal Gup di Palermo al termine del rito abbreviato celebrato nel 2018.

Per l’accusa, sostenuta dalla Dda di Palermo, Vito Nicastri sarebbe stato anche un finanziatore del capomafia latitante Matteo Messina Denaro. Ma questa circostanza era stata ritenuta “non provata” già a conclusione del primo grado di giudizio.

Era stato un cugino di Messina Denaro, il collaboratore di giustizia Lorenzo Cimarosa, nel frattempo deceduto, a parlare agli inquirenti del presunto finanziamento al boss suo parente.

Il pentito, in particolare, raccontò di una borsa piena di soldi che Vito Nicastri avrebbe fatto avere al capomafia castelvetranese attraverso un altro uomo d’onore, Michele Gucciardi, ritenuto a capo della famiglia mafiosa di Salemi. Un racconto che il Gup considerò contradditorio, anche perché Cimarosa si smentì in un secondo interrogatorio; così, nelle motivazioni della sentenza di condanna per concorso esterno nei confronti dei fratelli Nicastri e di altri due imputati, il giudice ritenne provato che Nicastri avesse pagato il presunto capomafia Michele Gucciardi, ma che non fosse sicuro se il denaro arrivò effettivamente al superlatitante, né se Nicastri sapesse della destinazione di quella somma.

Per la Corte d’Appello, invece, l’imprenditore alcamese, non solo non ha finanziato la latitanza di Matteo Messina Denaro, non avrebbe nemmeno favorito l’organizzazione mafiosa.