Il sogno della ragione che genera mostri

Il sogno della ragione che genera mostri

Il mese di settembre sancisce per molti la fine delle vacanze estive e la ripresa della propria routine quotidiana. Con la ripresa del lavoro e l’apertura delle scuole ricominciano gli impegni e le attività che portano con sé anche molte preoccupazioni. Dunque, in questo mese – senza dubbio caratterizzato dalla nostalgica spensieratezza tipica delle ferie – la sfaccettatura di cultura che verrà trattata sarà l’arte in senso stretto e comune con il disegno dell’artista spagnolo Francisco Goya: Il sogno della ragione che genera mostri.

Francisco José de Goya y Lucientes, nato nel marzo del 1746, è stato uno dei pionieri dell’arte moderna e uno dei più grandi pittori spagnoli della fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento.

Originario di Aragona e cresciuto in una famiglia di classe media, si avvicinò alla pittura fin dalla giovane età di quattordici anni, avendo come maestro il pittore spagnolo di José Luzán y Martinez. Dopo il trasferimento nella capitale spagnola, cominciò a frequentare i salotti borghesi e altolocati delle dame e dei gentiluomini madrileni. In quegli ambienti fu allievo di importanti artisti e la sua formazione e la sua bravura attrasse l’attenzione della corte della corona spagnola, di cui nel 1786 ne diventò l’ufficiale pittore. Lì collezionò molti ritratti della famiglia reale e si dedicò alla realizzazione di numerosi prestigiosi arazzi.

Successivamente dopo essere stato colpito da una grave malattia che gli portò via l’udito, cadde in depressione diventando sempre più cupo e pessimista: uno stato d’animo che sarà ben visibile nei dipinti dell’epoca, in cui dava sfogo ad una visione desolata, nettamente in contrasto con la sua scalata sociale.

Tutto questo, però, non sarà per nulla d’intralcio alla sua fama, infatti, nel 1799 divenne il Primo Pittore di Corte: il grado più altro per un pittore della corte spagnola.

Goya negli anni sarà ricordato e conosciuto per numerosi suoi dipinti originali e pieni di significato. Un esempio è La maja desnuda – un dipinto che causò scalpore per l’audacia nella scelta del soggetto – o il 3 maggio 1808: un’opera appartenente ad una collezione di dipinti in cui venivano raccontate le atrocità della guerra peninsulare contro la Spagna.

Per quanto riguarda, invece, le altre opere più tarde i soggetti e le rappresentazioni sono molto più rappresentativi della paura covata dall’artista di incorrere in una qualche malattia mentale. In questi ultimi dipinti, infatti, vengono rappresentati soggetti come la follia, le creature fantastiche, i manicomi, le streghe o la corruzione politica e religiosa.

Il periodo più tardo, dal punto di vista artistico, culmina con le Pitture nere: un colore rappresentativo dello stato angosciato del pittore – ormai quasi in una condizione di isolamento nella sua casa di periferia a Madrid – poiché disilluso dagli sviluppi sociali e politici che viveva la Spagna. In fine nel 1824 – all’età di settantotto anni – decise di lasciare la Spagna per trasferirsi nella città francese di Bordeaux, dove poi si spegnerà all’età di ottantadue anni.

Il sogno della ragione che genera mostri

Al periodo più tardo risalgono una serie di disegni di Goya, in cui si può notare lo stato di agitazione e di ansia che viveva. Uno tra questi disegni è Il sogno della ragione che genera mostri, operata realizzata nel 1797.

Ovviamente, la scelta di questo disegno non è per nulla casuale, poiché incalza perfettamente le angosce generate dalla vita frenetica dell’essere umano che – come è stato sottolineato nella prefazione – sono rappresentative del mese di settembre.

Il sogno della ragione che genera mostri è un disegno che pullula di significati presentati da un’estetica diretta e intellegibile, che i critici considerano in grado di mettere in moto una memoria iconografica conscia e inconscia. Nel disegno viene rappresentato l’atto del dormire con un uomo – probabilmente Goya stesso – che si è lasciato prevaricare dalla stanchezza cadendo in sonno profondo.

Goya nel sonno è icona della ragione, mentre invece i mostri – come la lince, la sfinge e i vari uccelli notturni, generati nella fase onirica del sonno – simboleggiando le atrocità, le malvagità e i tormenti umani.

Data la complessità iconica di questo disegno, le interpretazioni sono molteplici: molti vedono in quest’opera come soggetto la fantasia, che addormentata dalla ragione, genera poi nel sonno mostri impossibili. Questa risulta essere la più vicina alla filosofia di Goya poiché – secondo la visione pessimistica dell’artista – la fantasia incontrollata tende a generare mostri e immagini utopiche con cui l’individuo viene assoggettato, perdendo così la concezione della realtà e dunque della ragione.

I mostri però simboleggiano anche le forme del subconscio che, con il sonno della ragione, possono finalmente palesarsi e uscire fuori, generando orribili visioni scaturite dallo stato psicofisico dell’artista.

Il sonno, dunque, in questo disegno diventa il momento di vulnerabilità dell’individuo: nel momento in cui si addormenta e abbassa le sue barriere create dalla ratio, i tormenti dell’inconscio prendono piede tra le visioni oniriche.