Libia: il calvario delle minorenni stuprate nei centri

Libia: il calvario delle minorenni stuprate nei centri

Stuprate, abusate in cambio di cibo o del permesso per andare in bagno. L'essere poco più che delle bambine non salva dagli appetiti sessuali delle guardie, le stesse pagate e addestrate dall'Unuone Europea con il solo scopo di trasformare la Libia nel  simbolo della lotta all'immigrazione. E' l'orrore all'interno del centro di detenzione di Shara al-Zawiya una prigione nella quale vengono portati i migranti catturati in mare dalla cosiddetta guardia costiera libica, in attesa del loro trasferimento in uno degli altri 28 campi di prigionia riconducibili al governo di Tripoli. La struttura fa parte di una rete di centri gestiti dal Dipartimento libico per la lotta all'immigrazione illegale, o DCIM sostenuto dall'Unione europea. Adesso sono rimaste in cinque, tutte di origini somale. Due di loro un mese fa hanno tentato il suicidio in seguito a pestaggi e tentativi di stupro secondo l'organizzazione per i diritti locali Libyan Crimes Watch e le agenzie delle Nazioni Unite.Le giovani sono state curate da un equipe di Medici Senza Frontiere che ne ha chiesto l'immediato rilascio senza alcun esito. Le due ragazze sono tornate in cella. L'associatee press è riuscita a raccogliere la storia di una di queste giovani di 17 anni. Il racconto è agghiacciante. "Anche se non è la prima volta che subisco abusi sessuali  -ha raccontato la giovane, di cui non sono state rese note le generalità per motivi di sicurezza - questo è più doloroso. Devi offrire qualcosa in cambio per andare in bagno, chiamare la famiglia o evitare di essere picchiata - ha proseguito -  è come se fossimo trattenuti dai trafficanti". Dopo essere stata salvata dai trafficanti la diciassettenne è stata portata a Shara al-Zawiya. Una notte ha chiesto ad una guardia di accompagnarla in bagno, subito dopo l'uomo - secondo il racconto della giovane - ha abusato di lei. Terrorizzata è tornata nella sua cella e ha raccontato tutto alle sue compagne, scoprendo che tutte avevano subito abusi di ogni genere. "Le armi sono silenziose, è in atto un cessate il fuoco, ma le violazioni dei diritti umani continuano senza sosta", ha affermato all'Associated Press,  Suki Nagra, rappresentante dell'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani in Libia, che sta seguendo i dossier sugli abusi a Shara al-Zawiya.