Ed io ci metto la faccia

Ed io ci metto la faccia

“Custos” è il custodire con umiltà, nel silenzio, con discrezione ma con una presenza costante.
È una fedeltà totale, anche quando non si comprende.
E’ il custodire il prossimo, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini e dei vecchi, di coloro che sono i più fragili e che spesso sono nella periferia del cuore in molti individui.
E’ l’aver cura vicendevole l’uno dell’altro, nei rapporti di amicizia o all’interno della famiglia.
I coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori.
E’ il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene
ed è una responsabilità che ci riguarda tutti nessuno escluso.
Quando l’uomo viene meno a questa responsabilità di Custos 
allora trova spazio la distruzione, il cuore inaridisce, la morte ha vittoria.
In ogni epoca purtroppo, continuano ad esserci degli “Erode” che tramano disegni di morte, distruggono, ammorbano e deturpano.
Ricordiamoci che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita! 
Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è proprio da lì che escono le intenzioni buone e cattive; quelle che costruiscono e quelle che distruggono!
Non abbiate paura della bontà!!!
anzi, e per ciò che mi riguarda personalmente neanche della tenerezza!
Il prendersi cura, il custodire richiede bontà, chiede di essere vissuto con grande  forza, tanto coraggio e molta fermezza.
Sia chiaro, la tenerezza non è affatto la virtù del debole, anzi al contrario denota in un “uomo”la sua fortezza d’animo e la capacità di attenzione, di compassione quando è necessario, di vera apertura verso l’altro, in una sola parola la capacità di amore. 
Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza!
Anche oggi davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo tutti bisogno di vedere la luce della speranza e di dare  a noi stessi la speranza.
Custodire è aprire l’orizzonte alla speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza!
La speranza, per me personalmente è fondata sulla roccia che è Dio e che è Padre. 
A volte il sacrificio, ed oggi ci viene chiesto in forza della vita, si rende necessario.
Necessario manifestare l’amore, come l’amato che muore per l’amata e come la madre che veglia insonne la malattia del figlio. 
È il “sacrum facere”.

Antonio Carcerano