La Cala. Impressioni personali di lettura sotto forma di recensione

In libreria la storia dei pescatori mazaresi sequestrati dai miliziani libici

La Cala. Impressioni personali di lettura sotto forma di recensione

Giuseppe Ciulla e Catia Catania hanno presentato pochi giorni fa "La Cala", edito da Bompiani all'interno della collana Munizioni diretta da Roberto Saviano. Un libro che si presta con disinvoltura a essere letto a perdifiato lasciandosi trasportare dal ritmo incalzante delle disavventure dei malcapitati ostaggi oppure con ponderazione per meglio cogliere il contesto storico e l'introspezione psicologica che animano l'intreccio. Fin dalle prime pagine si viene introdotti in un carosello variopinto composto da uomini potenti e gente umile, vicende geopolitiche e aneddoti locali, antichi ricordi e storie attuali, ricostruzioni puntigliose e voci di paese che gli autori riescono a materializzare in un'opera armonica e incisiva da consumare in breve tempo come un cocktail fresco e invitante oppure da assaporare in tempi lunghi e dilazionati come un pregiato vino da meditazione. L'ispirazione trae spunto dall'angoscioso e duraturo sequestro dei diciotto pescatori mazaresi avvenuto il 1° settembre dello scorso anno da parte di miliziani libici, giustificato con l'annoso pretesto dello sconfinamento nelle loro sedicenti acque territoriali. Non il primo, purtroppo, nella movimentata storia della nostra marineria ma verosimilmente il più travagliato.

Non ritengo opportuno approfondire gli scarni accenni alla trama per non togliere il piacere della scoperta e della sorpresa agli eventuali lettori e per non banalizzare in poche frasi di rito un testo denso, vivace e originale al punto da sfuggire alle canoniche definizioni dei generi letterari. Vi si possono cogliere passaggi carichi di mistero e di tensione, suggestioni memorialistiche, echi di letteratura engagée. Rimarchevole la capacità degli autori di essere riusciti a elaborare l'esatto dosaggio fra rigore giornalistico e ingegno letterario, calibrando con maestria ingredienti contrastanti e complementari come la rapida concitazione degli eventi tumultuosi dei pescatori prigionieri con la longue durée del milieu socio-culturale della gente di mare, impersonati da mamma Rosetta, donna semplice e grandiosa, eroica e involontaria protagonista di questo dramma a lieto fine. Una figura femminile dai connotati verghiani, forte e dignitosa nelle sue battaglie contro le avversità, che ha sempre affrontato e combattuto con le uniche armi a sua disposizione: l'amore intenso e riservato per i suoi cari e una sincera religiosità cristiana in cui la fiducia nel Padreterno convive con un atavico amor fati.

Degni di lode infine la confezione narrativa e il registro linguistico. Gli autori non adottano la consueta scansione in capitoli, bensì una sequenza di cinquantacinque tableaux di varia estensione, che attraverso uno scaltrito gioco di analessi e prolessi fondono tempi e spazi distanti quantitativamente e diversi emotivamente, evitando il rischio di cali di attenzione e di incongruenze logiche. La scrittura chiara ed espressiva, asciutta ed elegante è la scelta più efficace, nulla concedendo alle correnti mode pigramente inclini a un dialetto siciliano tanto artefatto quanto stucchevole e saggiamente rifuggendo da inutile e soverchia erudizione. Un libro che, nella confusa e diseguale sovrabbondanza di proposte del mercato editoriale, merita il giusto riconoscimento.

Francesca RUSSO