Cento firme per modificare i sinonimi di donna: la Treccani capitola. Era ora!

C'è voluta una petizione per far cancellare le voci ingiuriose dalla definizione di genere

Cento firme per modificare i sinonimi di donna: la Treccani capitola. Era ora!

Sono servite 100 firme di professionist*, politic*, attivist*, e 70 giorni circa affinché la Treccani in queste ore eliminasse dalla sua versione online (treccani.it) i termini “cagna”, “zoccola”, “bagascia”, “puttana” che compaiono tra i sinonimi della parola donna. Nella lettera aperta inviata all'Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani fondata da Giovanni Treccani S.p.a si chiedeva cortesemente: «In prima battuta elimini i vocaboli espressamente ingiuriosi riferiti alla donna, limitandosi a lasciarli sotto la lettera iniziale di riferimento; ed inserisca espressioni che rappresentino, in modo completo e aderente alla realtà di oggi, il ruolo delle donne nella società».

Tra i nomi più noti a firmare sono state anche Imma Battaglia, attivista storica LGBTQ+, Laura Boldrini, deputata, già Presidente della Camera, Lory del Santo, attrice e personaggio televisivo, Michela Murgia, scrittrice, che unitamente a tutto il team della campagna sono consapevoli che «Ciò non porrà fine al sessismo quotidiano, ma potrebbe contribuire a una corretta descrizione e visione della donna e del suo ruolo nella società di oggi» hanno scritto e spiegato: «Con queste espressioni associate al concetto di "donna" trovano posto inoltre una miriade di esempi ed epiteti dispregiativi, sessisti, talvolta coraggiosamente definiti eufemismi: “baiadera”, “bella di notte”, “cortigiana”, “donnina allegra”, “falena”, “lucciola”, “peripatetica”, “mondana”, “passeggiatrice”, e molti altri. Simili espressioni non sono solo offensive ma, quando offerte senza uno scrupoloso contesto, rinforzano gli stereotipi negativi e misogini che oggettificano e presentano la donna come essere inferiore. Questo è pericoloso poiché il linguaggio plasma la realtà ed influenza il modo in cui le donne sono percepite e trattate […]. Inoltre l’assenza sotto la voce “uomo” di parole quali “uomo violento”, “uomo poco serio”, “orco”, “ometto”, “omaccio”, “omuccio”, “gigolò” rischia di apparire come un’incongruenza, se non addirittura una discriminazione, a fronte del “dovere di registrare” e descrivere il “patrimonio lessicale italiano” che la Treccani rivendica nel giustificare le sue scelte. I vocabolari, i dizionari dei sinonimi e contrari, le enciclopedie sono strumenti educativi di riferimento e la Treccani.it, in quanto tale, è consultata nelle scuole, nelle biblioteche e nelle case di tutti noi. Ed è anche una fonte linguistica italiana tra le più visibili».

 Il risultato italiano segue la vittoria di Maria Beatrice Giovanardi promotrice anche della petizione contro l'Oxford Dictionary, il prestigioso vocabolario di lingua inglese, affinché cambiasse la definizione della parola “woman”, fino a quel momento “Essere umano adulto femminile” anche “moglie, fidanzata, amante di un uomo”. In Italia, alle 100 firme, nell’immediato Valeria Della Valle - Direttrice del Vocabolario della lingua italiana Treccani nella sua lettera di risposta d’ufficio ha chiosato «Con la speranza, questo è il mio augurio non solo da lessicografa, che la realtà (e poi la lingua) cambi, perché le parole non siano più solo femmine, i fatti non più solo maschi». 

Al netto del traguardo raggiunto, va sottolineato che le cento firme per la maggiore sono tutte al femminile, quindi, i fatti sono ancora una volta più femminili. Per alcuni, (in)consapevoli maschilisti magari più femministe, visto la massiccia assenza di uomini a sostegno della causa. Ed invece, anche questa volta sarebbe stato necessario la presenza quantomeno parimenti maschile. Per rendere questa battaglia neutra, e quindi inattaccabile. Perché è quello che dovrebbero fare il maschile ed il femminile insieme, supportarsi reciprocamente.  Non schiacciarsi, né in un senso né nell’altro.