Renè De Picciotto "E' stato perso troppo tempo. Si poteva fare tutto in cinque minuti"

"Mi è stato negato un incontro privato. Adesso non posso fare più nulla"

Renè De Picciotto

Renè De Picciotto, l’ex banchiere nato al Cairo, parla chiaramente di ciò che si sarebbe potuto fare per la rinascita del calcio a Trapani. Dalle sue parole traspare un certo rammarico. Spiega senza mezzi termini che “se fossi stato ben accolto dal primo momento si sarebbe trovata la soluzione giusta. Si è perso troppo tempo. Con i trapanesi sono stato chiaro sin dal primo giorno. Ho detto che venivo ad investire in questa città. Ho fatto due progetti paralleli. C’era una proposta fattami che riguardava il Dattilo. Una trattativa non direttamente nata dalla dirigenza dattilese. Sono stato invitato a Trapani nel mese di ottobre da una persona che mi aveva trasmesso le condizioni della trattativa della società biancoverde. Quando sono arrivato, queste condizioni non c’erano più. Col Dattilo non è stato possibile far nulla perché si è parlato di cifre impossibili. Ho lasciato perdere e mi sono concentrato sul Trapani”. Recentemente si è parlato di un riavvicinamento del Dattilo nei suoi confronti. E’ vero ? “Assolutamente no”.  Riguardo al Trapani, De Picciotto indica che “prima bisognava attendere il fallimento e poi il bando. Però ne è stato fatto uno che economicamente non regge. Tutto si poteva fare in cinque minuti due mesi fa, quando non c’era più nessun altro ed ero rimasto solo io interessato a fare calcio. Non c’era assolutamente bisogno di emanare un bando. Bastava solamente una riunione molto semplice da definire ed ero disposto a farlo.- continua l’ex banchiere- “Mi è stato negato un incontro privato. Al momento in cui non ci sono stati più candidati io ho comunicato agli assistenti del sindaco che ero disposto a fare una trattativa immediatamente privata. Mi è stato risposto “o il bando o niente”. Non capisco come mai non sia intervenuto nessuno ai tempi in cui sono arrivati a Trapani quelli che hanno svuotato le casse della società portandola al fallimento. Adesso che il cavallo è fuori dalla scuderia si chiude la porta”. L’amministrazione comunale adesso ha emanato un bando che non prevede vincoli. “Non è più possibile intervenire da parte mia perché nel periodo in cui è stato preparato il bando è arrivata da parte della federazione la norma sulla multiproprietà che mi impedisce di fare qualsiasi cosa. Cosa faccio se prendo la squadra per un anno tra i Dilettanti. E se poi va in serie C cosa succede ?  Devo vendere ?”. In seguito magari si potrebbe trovare una soluzione alternativa.  “No. Questi sistemi non mi piacciono. Non è una idea. Secondo me l’idea giusta era quella di fare una trattativa ragionevole con il Dattilo e con la collaborazione della città avere il titolo sportivo e la disponibilità dello stadio. Questa era l’unica strada da percorrere, però nel mese di novembre. Se non ci fosse di mezzo la federazione direi che ci potrebbero essere margini per tornare a discutere della cosa ma con queste prospettive non se ne può parlare”. De Picciotto con disappunto riferisce che “Sono sette mesi che parliamo di niente. Per la trattativa con la Banca d’Italia è stato tutto più semplice. Il progetto l’ho portato avanti da solo con la banca che è stata molto garbata e mi ha risposto in tempi più brevi rispetto alla faccenda legata al bando del calcio”. I tifosi fanno sempre il suo nome. “Ai tifosi ho detto che adesso non posso fare niente. Sono stato sempre una persona trasparente sin dal primo giorno. Forse la tifoseria mi apprezza per questo. Chieda a loro”. E poi conclude affermando che “Sono venuto a Trapani a fare economia. Questo palazzo della Banca d’Italia costerà svariati milioni. Darà posti di lavoro e un po’ di vita a questo centro storico. Francamente far sognare la gente sul calcio mi fa piacere ma non c’è stato un progetto economico valido. Ci avrei sicuramente rimesso di tasca ma mi sarebbe piaciuto. Ora mancano le condizioni. La città si deve svegliare. Se la città si sveglia io sono pronto ad aiutarla volentieri”.