Trapani, la gaffe istituzionale del Comune sull'aborto

Il sindaco difende la scelta dell'Amministrazione ma in città lo sdegno è lampante

Trapani, la gaffe istituzionale del Comune sull'aborto

«L'infiorata è un omaggio alla città, anche per questo abbiamo voluto rendere pubblica l'opera sui social del comune, ed insieme il richiamare la comunità cittadina alla riflessione su temi attuali ed assolutamente laici (dalla violenza sulle donne all'impegno antimafia o per la tutela dell ambiente, etc). Vi è anche una particolare inclinazione spirituale e religiosa su alcuni temi che può non trovare d'accordo tutti così come rassegnatomi per le vie brevi, ma l’opera va comunque letta nel suo insieme e con il debito di rispetto democratico delle idee e sensibilità di tutti. L'approccio laico del comune, più in generale anche nella concessione di suolo pubblico per manifestazioni le più diverse e disparate, non può significare valutazioni discrezionali e/o di censura, bensì di rispetto per tutti. Grazie ancora a Claudio Maltese ed ai volontari dell’Associazione TraduMari&Venti». Lo dichiara il Sindaco di Trapani Giacomo Tranchida alla fine di una giornata, quella di ieri, che ha visto centinaia di cittadini trapanesi muovere critiche sulla scelta dell'Amministrazione Comunale di pubblicare sulle pagine social del Comune la foto e soprattutto la didascalia con il titolo della "infiorata" che è una palese presa di posizione contro l'aborto.

La domanda che ci poniamo è: "può un'Istituzione pubblica come un Comune, schierarsi a favore di un sentimento religioso che va nella direzione opposta di una legge dello Stato, per la precisione la 194 del 22 maggio 1978, che sancisce come legale l'interruzione volontaria della gravidanza?
Fino a che punto, inoltre ci si chiede, può un'Amministrazione Comunale decidere deliberatamente di utilizzare la pagina istituzionale di un Comune e lo stesso sito ufficiale come "spazio personale" dove pubblicare i propri ideali o sentimenti?

Il sindaco Tranchida, legittimamente, difende a spada tratta quanto avvenuto ed è compensibile. Ma in città, per fortuna, c'è chi gli fa notare lo scivolone istituzionale: a partire dalla Presidente provinciale del Partito Democratico, Valentina Villabuona, che sottolinea il fatto "che le democratiche e i democratici si sono schierati senza alcuna ambiguità sempre per la difesa dell'autodeterminazione delle donne e nel sostegno a tutte, a prescindere dalle loro scelte, evitando qualsiasi giudizio morale" e passando alla Presidente provinciale dell'UDI (Unione Italiana Donne), Valentina Colli, la quale senza mezzi termini sottolinea che "il Sindaco ci fa sapere che preferisce che si possa dare delle assassine a tutte le cittadine trapanesi che hanno scelto o subito un aborto - ricordo: autorizzato da una legge dello Stato - piuttosto che ledere la libertà di opinione di un’associazione o rischiare, sia mai!!, di non finanziare un suo progetto. Anzi, applaude pure..".  

Una voce istituzionale, una sola sinora, è quella che si è levata dai banchi del consiglio comunale. E cioè quella della consigliera Francesca Trapani: "La posizione del Comune di Trapani è inaccettabile perchè mistifica principi e risultati della Legge 194, che ha svolto e svolge un ruolo fondamentale nell'emancipazione non solo della donna ma della società italiana intera; tenta in modo strumentale di colpevolizzare la figura della donna appellandosi alla spiritualità. Ritengo tale comunicazione altamente disinformativa e lesiva della dignità della donna e della libertà di scelta. Ritengo pertanto doveroso che il sindaco e la giunta chiedano scusa a tutte le donne che hanno dovuto ricorrere all’aborto".

Ma di scuse non ne abbiamo lette. Anzi... 

Da giornalista sottolineo il fatto che quanto successo sia dovuto anche alla deriva comunicativa che ha preso il sopravvento nell'ultimo decennio: la corsa alla pubblicazione sui social che non risparmia, evidentemente, nemmeno le Istituzioni. A maggior ragione se, a gestire la comunicazione pubblica, non sono giornalisti che conoscono e rispettano le leggi sulla stampa e le norme sull'etica e la deontologia.