Valentina Villabuona, presidente provinciale del PD di Trapani, torna a dire la sua e chiaramente

E' rimasta in silenzio troppo a lungo, in questo periodo di venti di guerra... ma ora ha deciso di esprimersi

Valentina Villabuona, presidente provinciale del PD di Trapani, torna a dire la sua e chiaramente

Una nuova segreteria provinciale, qualche vento di tempesta che, per la verità, dentro il PD non è mai una novità... ma lei, la Presidente provinciale del partito, non sembra essersi scomposta più di tanto. Ha, del resto, superato indenne gli attacchi della prima ora quando, dopo essersi candidata contro Venuti alla segreteria, venne eletta Presidente dell'assemblea provinciale di Trapani e dopo i primi freddi malumori fra lei e Venuti ha saputo correggere il tiro, il suo e quello dello stesso Venuti. Ora, con la querelle giudiziaria fra l'attuale segretario provinciale Venuti e l'eletto deputato regionale Safina, si ritrova fra due fuochi. Ma ha un ruolo e intende rispettarlo pienamente. Malgrado i venti di guerra che la riguardano anche personalmente, sempre politicamente parlando.
E' stata in silenzio per un po'. L'abbiamo corteggiata delicatamente e, finalmente, siamo riusciti a convincerla a parlare. 
Ecco cosa è emerso dall'intervista.

Valentina Villabuona, Presidente Villabuona, ritengo che il suo silenzio possa cessare. Le chiedo infatti di esprimere il suo parere su questo nuovo corso del Pd.  Quanti PD ci sono in provincia di Trapani?

Quando in troppi parlano è utile rimanere in silenzio ad ascoltare, provando anche a mediare se si ha la fortuna di trovare interlocutori di buon senso.
Negli ultimi tempi di parole ne sono state spese anche troppe, non sempre utili alla crescita del Pd, ecco perché ho preferito non commentare concentrandomi su obiettivi più concreti.
In provincia di Trapani, come del resto in tutta Italia, c'è un solo Partito Democratico, un partito plurale capace di raggiungere risultati importanti come alle regionali e di fare sintesi quando serve, come si è fatto con la nuova Segreteria provinciale e con la Commissione provinciale per il Congresso votata all'unanimità dalla direzione provinciale e composta riconoscendo pari dignità a tutte le mozioni presenti sul territorio.
Credo che il nuovo corso dobbiamo costruirlo tutte e tutti insieme, utilizzando il congresso per rilanciare il dibattito interno ed esterno ed evitando di farlo diventare una resa dei conti non dichiarata.
Il tempo che stiamo vivendo non è certamente il più favorevole al Partito Democratico e proprio i risultati elettorali ci dicono che il PD regge, anche nella sconfitta, quando è capace di mettere in gioco tutti.
Sbaglia, a mio parere, chi non contribuisce a questo percorso e fa un errore ancora più grande chi pensa di poter rappresentare il Partito rinunciando al dialogo con gli altri, perché l'autoreferenzialità alla lunga non paga e se sbagliare è umano perseverare non mi pare lo sia.
Questo non è il tempo del tatticismo ma quello della generosità, per rilanciare un Partito che ha tutte le potenzialità per essere punto di riferimento di chi non si riconosce nel sovranismo e nel populismo.

Alle porte le Amministrative. Sembrate concentrati solo sul capoluogo ma si vota in 12 Comuni. Che strategia è? Esiste solo Tranchida nei vostri pensieri?


Le amministrative della prossima primavera sono molto importanti anche per il numero di comuni in cui si vota e certamente necessitano di un impegno da parte di tutti.
Si parte, come sempre dal lavoro dei circoli territoriali che hanno ben chiaro il percorso da seguire, come abbiamo sempre fatto.
Il capoluogo è la piazza più importante ed è urgente che il circolo avvii una riflessione per decidere come affrontarle, chiaramente le dimissioni del Segretario Rallo, seppure rassegnate con eleganza, hanno frenato questo confronto anche perché tra le righe pongono questioni importanti che devono essere affrontate con estrema urgenza.
Riguardo al Sindaco Tranchida non mi pare che sia il chiodo fisso del Pd a dire il vero e credo, peraltro, che la cosa sia reciproca.

Il congresso di fine febbraio con l'elezione del nuovo segretario nazionale del partito, chiave di volta anche per la provincia di Trapani?

Il congresso nazionale è un momento fondamentale per il rilancio del Pd dopo un periodo grigio, nel quale non siamo riusciti a comunicare le nostre idee e ad avere posizioni chiare e nette su troppi temi fondamentali per il paese.
Certamente una nuova segretaria nazionale è fondamentale per sciogliere alcuni nodi sia sull'identità del Partito Democratico che per rilanciare la sua azione nei territori.
I quattro candidati sono tutti autorevoli e possono dare un contributo importante, io ritengo che il Partito Democratico abbia bisogno di essere radicale nei diritti, ma riformista nella visione della società e per questo motivo sostengo con convinzione Stefano Bonaccini, pur guardando con il massimo rispetto ed interesse agli altri candidati, del resto un congresso non è una guerra, ma un momento di confronto tra democratiche e democratici e dal giorno dopo il Segretario eletto avrà bisogno del sostengo di tutte e tutti.

Senta, VIllabuona, ma non è che è “troppo Venutiana”?

E' interessante la sua domanda e per nulla banale, perché mi permette di affrontare una questione serie relativa al ruolo delle donne in politica e alla difficoltà di emergere nonostante il lavoro che svolgono, perché c'è sempre la tentazione, non solo della stampa, di associarle ad un uomo.
Io ricordo, perché qualcuno probabilmente lo ha rimosso, che ero candidata in alternativa a Venuti alla Segreteria provinciale, poi si raggiunse un accordo unitario, inizialmente zoppicante a causa di troppe ingerenze esterne, che con il tempo è  diventato davvero un percorso plurale. 
Certamente con il Segretario provinciale c'è una buona sintonia sull'idea di partito che vogliamo costruire, su come si sta in un partito e sugli obiettivi da raggiungere, ma da qui a definirmi troppo "venutiana" ce ne vuole, non vorrei diventasse un alibi per chi non vuole riconoscere la pluralità del percorso che con fatica in tanti abbiamo portato avanti, ottenendo buoni risultati nonostante le sconfitte.
Sarebbe interessante però capire se la domanda a parti invertite pensa di porla anche a Venuti, potrebbe contribuire a far venir meno certi stereotipi ancora troppo presenti in politica.
Tuttavia, io non credo che chi segue il PD sia interessato a queste classificazioni, ma anzi ci chiede di essere "troppo democratici", lasciandoci alle spalle non tanto le aree che rimangono importanti, ma l'utilizzo strumentale che se ne è fatto nel tempo.

Torniamo alle prossime elezioni. Simbolo o no? Ed eventualmente dappertutto?

Il Partito Democratico in questi mesi si è spesso interrogato sulla sua identità ed io credo che quando parliamo di identità parliamo di temi, ma anche della nostra riconoscibilità ed in questo senso non si può sottovalutare il simbolo, anche in considerazione dei voti di lista ottenuti alle regionali.
È evidente che dove si vota con il maggioritario la questione diventa più complessa, per quanto mi pare anche banale sottolineare che non ci possono essere coalizioni con esponenti della Lega o Fratelli d'Italia.
Negli altri comuni, secondo me bisognerebbe applicare il "modello Erice", con il simbolo del Partito Democratico, i moderati se ci sono le condizioni e le liste civiche.
Un modello vincente che sarebbe un errore non replicare visti i risultati ottenuti, ma soprattutto un modello che garantisce poi continuità con la costituzione del gruppo consiliare e con una rappresentanza politica in giunta.