Il Caso Arata e “l'amicizia” con l'attuale assessore regionale Mimmo Turano

La presa di posizione dell'ex parlamentare regionale Pio Lo Giudice

Il Caso Arata e “l'amicizia” con l'attuale assessore regionale Mimmo Turano

Riceviamo e pubblichiamo integralmente.


"Leggo il resoconto dell’audizione, nel processo per corruzione a carico di Paolo Arata e del figlio Paolo, dell’assessore regionale alle attività produttive della Regione Siciliana, Mimmo Turano e finalmente, dopo tanti dubbi, trovo un perché alla sua calvizie: la frequentazione, assidua, con il famigerato “Re dell’eolico” Vito Nicastri. Con tutto quel vento in poppa gli sono volati via i capelli.
Ironia a parte, però, trovo davvero sorprendente il silenzio sui risvolti di questa audizione. A cominciare dalla rivelazione, fatta dallo stesso Turano, di essere stato socio in affari di Nicastri, successivamente condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa e per aver favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro.
E’ chiaro come le responsabilità penali siano sempre personali, ma dall’onorevole Turano, che in passato, vestendo i panni dell’improbabile moralista, ha utilizzato le vicende giudiziarie che riguardavano i suoi avversari politici, come nel mio caso,  per delegittimarli, ci si aspetterebbe non il semplice riconoscimento di avere fatto affari con Nicastri, ma una riflessione di cosa abbia rappresentato Nicastri in questa provincia. Perché se Nicastri ha potuto fare quello che ha fatto, se ha potuto, per esempio, ottenere contributi statali e europei, nonché autorizzazioni varie per i suoi lucrosi affari nell’eolico, lo ha fatto certamente potendo contare anche sulle sue relazioni politiche.
Sono certo che l’onorevole Turano potrà approfondire meglio pubblicamente questo suo rapporto, a cominciare dal perché Nicastri abbia finanziato la sua campagna elettorale".

On. Dottor Pio Lo Giudice
Già Parlamentare Regionale ARS, 2008-2012
--------------------------------------------------------

A margine della nota inviataci dall'ex parlamentare Pio Lo Giudice, giusto sottolineare che la condanna per concorso esterno in associazione mafiosa a carico dell'imprenditore trapanese Vito Nicastri, noto come "re dell'eolico" per avere accumulato una fortuna con le energie rinnovabili, è caduta a seguito della riforma della sentenza di primo grado da parte della Corte d'appello di Palermo. Nicastri, dunque, è stato assolto dal reato per cui il Tribunale gli aveva comminato nove anni ma ha avuto confermata la condanna per intestazione fittizia di beni, irrogando all'imprenditore una pena di 4 anni. Nicastri per gli inquirenti sarebbe uno dei "finanziatori" della latitanza del capomafia latitante Matteo Messina Denaro.

Il direttore 
Nicola Baldarotta