Boom, l’Unione delle Maestranze di Trapani perde i pezzi

Abbandonano altro 4 gruppi: Barbieri, falegnami, fornai e pastai

Boom, l’Unione delle Maestranze di Trapani perde i pezzi

Buone notizie: l’Unione Maestranze si assottiglia. Barbieri, Falegnami, Fornai, Pastai, abbandonano.

Salgono così a cinque i ceti per così dire dissenzienti, il che significa un quarto preciso dei partecipanti alla processione.

Nel 2019, si ricorderà, furono i rappresentanti de gruppo sacro de L’Ascesa al Calvario ad aprire la via della fuga. La decisione fu criticata da tanti, paventando chissà quali disfunzioni e anomalie in seno a una processione di per sé disastrata e offesa nella sua forma e sostanza. Già da qualche decennio, sia chiaro.

Nessuno o quasi, durante e dopo la Quaresima 2019, riuscì a cogliere il senso del gesto, verosimilmente partendo dall’ingannevole presupposto della grandiosità (oramai ampliamente presunta) della manifestazione.

La maggior parte decodificò perciò la cosa quale un gestoirresponsabile, fine a se stesso, che avrebbe potuto minare la kermesse; sì, kermesse, come altro definirla?

Chi avanzò le proprie perplessità lo fece senza rendersi conto della decadenza, figlia di un processo irreversibile avviato da tempo dall’Unione.  

Tutti coloro dimostratisi preoccupati erano tuttavia in buona fede perché, di fatto, gli acclarati parametri per stabilire la buona riuscita della processione per molti erano e rimangono fissatinell’elevato numero delle bande musicali, sulla buona qualità dei fiori, nella chilometrica lunghezza del corteo nel quale, al massimo, solo l’eccessiva distanza tra i singoli “gruppi” pare suggerisca  qualche punto di demerito.  Non ultimo, rimane il rinnovo annuale di quella specie di guiness dei primati ravvisatonell’assoluta banalità della durata della processione stabilita (da chi?) in ventiquattro ore.

Le quantità hanno quindi messo da parte la qualità: storia, tradizione, contenuti, forma. Elementi a quanto pare ritenuti marginali se non addirittura banali; anzi, anacronistici. Ecco il termine esatto di chi dall’interno intende ostinatamente trincerarsidietro al fallimento, non giustificandolo ma addirittura negandolo.E che dall’esterno non s’intende riscontrare forse per vergogna, forse per interesse, forse per disinteresse o forse ancora per i soliti margini d’ incompetenza che riconducono ancora alla buona fede.

Eppure, una città seria sarebbe dovuta intervenire già da almeno vent’anni. Lo avrebbe dovuto fare attraverso le proprie istituzioni, civili e religiose. Ma queste ultime non lo hanno fatto. Hanno preferito denigrare i detrattori (a fin di bene), plaudendo puntualmente gli organizzatori ai quali, a buon diritto, hannocontinuato a fornire gratis gli strumenti per additare i criticoni. Venne fatta salva insomma, la libertà a potere continuare a farespallucce.

Il risultato fu il seguente: crescita delle tensioni intestine, rancori, odi.

A un certo punto, paradossalmente, nelle assemblee associativemai si parlò più di processione: di come farla, di come eventualmente cercare di recuperare quanto i rompicoglioni lamentavano immaginandola più sobria e soprattutto più vera. Niente. Solo statuti da correggere, contributi da raccogliere edistribuire assieme alle agognatissime cariche, foriere di impensabili glorie.

Come se non bastasse, l’anno scorso di questi tempi e c’era pure caldo, si parlò e si scrisse, peraltro con un certo piglio, di infiltrazioni massoniche all’interno dell’U.M. . Se ne parlò aspettando l’evaporazione per poi, finalmente, ricominciare a fischiettare fino all’ ultima Quaresima il cui calendario risultò particolarmente innovativo dipanato come fu inventidue giornate.

Prove generali di futuro? Chi lo sa. Solo che l’incertezza, a prescindere da qualsiasi dinamica locale, suggerisce preoccupanti visioni e rimodulazioni festive per le quali il Covid, annessi e connessi, continuerà a essere una buona scusa per qualsiasi soluzione. Speriamo non doverci inorridire ulteriormente.

Ritornando all’Unione Maestranze e alla reiterata inerzia di chi avrebbe dovuto intervenire nel buon nome di una città che insiste col suo fiore all’occhiello del Venerdì Santo, rimaneva quindi da sperare gioco forza nell’ultima soluzione possibile, in fin dei conti la più naturale e adesso sempre più visibile all’orizzonte: l’autocombustione.

L’ azzeramento apparirebbe necessario, inevitabile, se davvero la città ha a cuore il salvabile.  

Niente illusioni però, nonostante i sorprendenti e riferiti recessi praticamente ufficializzati in queste ore. Lettere raccomandate e pec sono pervenute all’Unione.

Apprendiamo inoltre che i dovuti atti formali dei quattro ceti sono accompagnati dalla precisa intenzione nel voler fondare un nuovo sodalizio assieme a “quelli” de L’Ascesa al Calvario, quel dissenso apripista che per forza doveva scaturire da qualcosa.

Deduzione scontata visto che il tempo risponde sempre alle domande e che la cronaca odierna ha condotto perfino a definire irecentissimi fatti, buone notizie.

Oppure il caldo di questi giorni ha finito col dare alla testa a tutti.