Roma, conosciamo alcuni trapanesi che si sono integrati nella Capitale/2

Un viaggio assieme ai figli della terra di Sicilia, seconda parte

Roma, conosciamo alcuni trapanesi che si sono integrati nella Capitale/2

Seconda puntata del nostro viaggio fra i trapanesi che hanno scelto di rimanere a Roma e si sono integrati. La prima parte la potete leggere qui.
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Sergio, un ragazzo intraprendente di appena ventidue anni, decide di lasciare Trapani dopo la maturità e sin da subito ha scelto Roma, come sede per la sua formazione, dove ha avuto la fortuna di frequentare l’ELIS: una scuola di alta formazione nel campo del Digital Engineering Program, che gli ha permesso di avere un’adeguata preparazione formativa in ambito lavorativo, ma anche di conseguire una laurea in Ingegneria informatica al politecnico di Milano. Dopo due anni di ELIS, il suo curriculum si è sempre più arricchito tra stage all’estero, certificazioni ed esperienze lavorative nel settore aziendale, rendendolo appetibile per varie aziende nel campo dell’informatica. Infatti, malgrado la giovane età, da circa due anni lavora nel settore del Data Intelligence per una multinazionale che si occupa di consulenza informatica. 
È innegabile nascondere che questo campo trova un terreno poco fertile, se non addirittura arido nella nostra città, ma questo ragazzo così giovane, ma anche tanto talentuoso è riuscito a sfruttare un momento tanto tragico come quello pandemico per mettere in atto un progetto, che senza dubbio potrà portare una svolta innovativa nel contesto della formazione professionale trapanese. Con il mutamento del lavoro in Smart Working e il suo continuo perpetuarsi, molti neolaureati e lavoratori hanno deciso di lasciare il Nord Italia ripopolando le loro città e i loro paesini di origine, fenomeno ad oggi battezzato come South Working. Questo però non ha migliorato la condizione lavorativa del Sud che comunque rimane carente, ma ha potuto svegliare e innescare un’offerta derivata da una domanda che adesso esiste. 

Questo però non ha migliorato la condizione lavorativa del Sud che comunque rimane carente, ma ha potuto svegliare e innescare un’offerta derivata da una domanda che adesso esiste. 


A cogliere questa domanda nel contesto trapanese è stato Sergio che - insieme ad altri due giovani trapanesi Gianfranco Incandela e Giuseppe Rizzo, e l'appoggio di numerosi partner - ha avviato un progetto chiamato Beehive. Con l’obiettivo di non rendere ancora più limitante dal punto di vista socializzativo lo Smart Working, Beehive ha lo scopo di creare «una community vibrante, una palestra relazionale, dove i ragazzi ancora nel pieno del loro percorso di formazione potranno condividere la quotidianità con chi è già inserito nel mondo del lavoro. Un luogo, e non uno spazio, in cui cooperazione, networking, digital, territorialità e crescita collettiva saranno le parole d'ordine». 
Malgrado la situazione di crisi che tutti stiamo vivendo, molte persone riescono ad avere speranza e fiducia nel futuro, come molti giovani trapanesi che nonostante le delusioni o le difficoltà che questa terra gli infligge, riescono a sognare di ritornare a casa. Forse una chimera per molti, ma possibile per tanti altri. Se la nostra amata terra rende impossibile seminare i frutti di cui tanto vorremo giovarci, come un terreno arido e poco fertile, che per troppo tempo è rimasto trascurato, dobbiamo adottare una terapia d’urto, che possa smuovere la terra e permetterci di concimarla. Proprio per questo è giusto porre fiducia nelle nuove generazioni e lasciare che i giovani possano contribuire in un più tangibile miglioramento.

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