Favignana, revocati i domiciliari all'ex sindaco Pagoto

Il Gip ha modificato i provvedimenti cautelativi per alcuni degli indagati nell'ambito dell'operazione Aegades

Favignana, revocati i domiciliari all'ex sindaco Pagoto

Revocati gli arresti domiciliari al sindaco di Favignana, Giuseppe Pagoto. Il GIP, Emanuele Cersosimo, ha disposto per lui l’obbligo di dimora nel comune di Trapani, Erice e Valderice. L’oramai ex sindaco è difeso dall’avvocato Michele Cavarretta.

Stesso provvedimento è stato emesso nei confronti dell’ex vicesindaco Vincenzo Bevilacqua, difeso dall’avvocato Francesco Brillante.

I due erano finiti ai domiciliari nell’ambito dell’operazione AEGADES condotta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Trapani, che al termine di una complessa indagine di polizia giudiziaria coordinata dai Pubblici Ministeri dott.ssa Rossana Penna e dott. Matteo Delpini della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trapani, hanno dato esecuzione, con l’ausilio di mezzi aerei e navali del Reparto Operativo Aeronavale di Palermo, ad un’ordinanza di applicazione di 11 misure cautelari personali (di cui otto coercitive della libertà personale e 3 interdittive) emessa dal GIP di Trapani nei confronti di altrettanti soggetti, tra cui oltre al Sindaco del Comune di Favignana anche il comandante della Polizia Municipale Oliveri.

Modificato anche il provvedimento di obbligo di dimora a Trapani per l’ex assessore Sammartano (dimessosi nei giorni scorsi assieme a Pagoto) al quale, sempre su provvedimento del GIP, è stato confermato sempre l’obbigo di dimora ma gli è stato spostato da Trapani a Favignana. Bevilacqua è difeso dall’avvocato Vito Galluffo.

Tutti sono indagati a vario titolo per reati di corruzione, peculato, falso ideologico in atti pubblici, frode in pubbliche forniture, turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, corruzione elettorale, abuso d’ufficio, smaltimento illecito di rifiuti pericolosi. Il Gip ha riqualificato, per il solo Bevilacqua, l'accusa di corruzione con quella meno grave di abuso d'ufficio.