Confermata in appello la confisca dei beni per l'imprenditore Calcedonio Di Giovanni

Confermata in appello la confisca dei beni per l'imprenditore Calcedonio Di Giovanni

Confermata dalla Corte d'Appello di Palermo la confisca dei beni, per un totale di 100 milioni di euro, nei confronti dell'imprenditore, originario di Monreale, Calcedonio Di Giovanni. Il provvedimento era stato disposto nel 2016 dal tribunale di Trapani su proposta del direttore della Dia. La sua ascesa nel campo dell'imprenditoria ha avuto inizio negli anni '70. Per gli investigatori era legato ai clan di Mazara del Valloper i quali riciclava denaro sporco. Negli stessi anni acquisì da Vito Roberto Pulizzi, uomo al servizio di "cosa nostra" e accusato di riciclaggio internazionale, il complesso turistico Kartibubbo Village di Campobello di Mazara. Negli anni più recenti, Di Giovanni ha avuto accesso a rilevantissimi finanziamenti pubblici nazionali e comunitari, coinvolgendo nei propri progetti anche gli interessi di soggetti di spicco della mafia di Castelvetrano. I suoi affari  - secondo alcune inchieste giornalistiche - si erano estese fino al marsalese. Le investigazioni della Dia avevano permesso di accertare l'esistenza di una palese situazione di sperequazione fra i redditi dichiarati dall'imprenditore e i beni accumulati negli anni. La confisca ha riguardato il patrimonio mobiliare, immobiliare e societario: appartamenti, terreni, conti  bancari e compendi aziendali tra cui un complesso turistico che al tempo ospitava anche ville in possesso di boss mafiosi. E' stata confermata anche la misura di prevenzione della  sorveglianza speciale di pubblica sicurezza per la durata di tre anni, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.